2015-01-21

‘A bad day in Paris is still better than a good day anywhere else.’

Nelle ultime 12 settimane mi ero promessa di mettere nero su bianco pensieri, esperienze di viaggio, nuove storie. È stato un periodo particolare, uno di quelli in cui ho dovuto fare i conti con il fatto che le cose più belle sono quelle inaspettate. Ho imparato che la bellezza delle cose è negli occhi di chi guarda con stupore. Ho imparato che la scrittura è in grado di stupirmi e che per questo motivo è, per me, una delle cose più belle al mondo.

In questo post vi racconterò la mia prima volta a Parigi. Vi racconterò di una meta da me tanto sognata e desiderata. Vi racconterò la mia esperienza in città ‘like a local’ in compagnia di P. (sei stato una perfetta guida turistica ♥♥♥) e di A., gli ex coinquilini di Hackney.

Parigi è diversa da come l’aspettavo. Parigi è molto di più di quello che avevo immaginato. Parigi è raggiante e luminosa al punto da aver riecheggiato nella mia mente quel primo e ostinato raggio di sole che, per un’intera vita (i primi 20 anni per l’esattezza :-) ), ha favorito i ritmi lenti del mio risveglio . Parigi è elegante nelle sue forme al punto da avere gli accessi delle stazioni della metropolitana più interessanti al mondo dal punto di vista artistico. Parigi è romantica per un motivo che a distanza di tre mesi e mezzo non riesco a spiegarmi.

Primo giorno.

Tutto ha inizio in un sabato di fine Settembre  alla stazione St Pancras International di Londra dove A. e io prendiamo il primo Eurostar diretto alla stazione Gare du Nord di Parigi. 2 ore e 15 minuti  in seconda classe …et voilà, Paris! Ad aspettarci P. in perfetto stile bohèmien e una camera a prezzo economico al St. Christopher’s Inn – Gare Du Nord.

Iniziamo la nostra esplorazione dirigendoci verso Montmartre, la zona in cui P. vive e di cui conosce ogni angolo alla perfezione. Percorriamo una scalinata, non nota ai più, che sale dolcemente verso il ♥ del quartiere, attraversiamo un piccolo parco e ci imbattiamo nella vista del retro della Basilica del Sacro Cuore. Mi colpiscono quel bianco brillante che domina il paesaggio circostante e le eccentriche scene da matrimonio in corso che conferiscono a quel luogo un carattere ironicamente sacro.

Uno sguardo a Parigi dall’alto e un avventurarsi tra stradine, vicoli e scalinate alla scoperta di odori, sapori, suoni e arte di strada (la tentazione di comprare un acquarello a Place du Tertre è stata fortissima!). Montmartre, il quartiere dei sensi.

Procediamo in direzione Place des Abbesses dove delizia per la vista sono la fontana Wallace, la stazione metropolitana in Art Nouveau e il cosiddetto Mur des je t’aime. Ad allietare il palato ci pensa, qualche metro più in là, la Boulangerie Coquelicot, un piccolo forno che serve pane e prodotti dolciari tipici della tradizione francese (io ho provato la quiche lorainne, la viennoise al cioccolato e le madeleinette…che bontà!!!). A Place des Abbesses si respira l’atmosfera sognante e tipicamente parigina (credo che per questo motivo il regista Jeaunet l’abbia scelta per molte scene de ‘Il favoloso mondo di Amélie Poulain’)…me ne innamoro perdutamente e decido che sarà il luogo in cui soggiornerò per la mia seconda volta a Parigi.

Uno sguardo veloce a Pigalle, il quartiere a luci rosse di Parigi, e ci dirigiamo verso Place de la Concorde dove P. mi suggerisce di lanciare il mio smartphone dentro la fontana per sentirmi come Andy ne ‘Il diavolo veste Prada’. Superiamo la piazza ed entriamo nel Jardin des Tuileries dove diversi addetti ai lavori della Fashion Week (in corso durante quel weekend) ci confermano che per essere alla moda spesso si rischia di apparire ridicoli :-P . Questo immenso spazio verde ci conduce al Louvre che, a malincuore, ammiriamo solo dal’esterno.

L’ora di pranzo è vicina. Decidiamo che Le Marais, il quartiere ebraico di Parigi, è il luogo perfetto per sedersi a tavola. Dopo un po’ di esitazione a causa della lunga fila scegliamo Chez Marianne, un piccolo ristorante dove servono piatti kosher e mediorientali. Ci alziamo soddisfatti e ci rimettiamo in cammino per soddisfare ogni voglia di shopping.

Kookaï e Naf Naf sono i marchi francesi a cui sono molto affezionata e che è impossibile trovare a Londra ;-) . A. e io facciamo dei buoni acquisti (P. si trasforma per l’occasione in personal stylist…avrei dovuto ascoltarti in merito a questa gonna) e ci rimettiamo in cammino alla volta del Centro nazionale d’arte e di cultura Georges Pompidou. L’edificio è intrigante per la sua maestosità, l’offerta culturale è talmente varia che non sai cosa scegliere. Qualche metro più in là una provocazione urbana, un enorme graffito di Salvador Dalì si staglia su una parete per stupire perfino il passante più distratto.

Ci concediamo una Coca-cola e andiamo ad ammirare la Cattedrale Notre Dame. Siamo senza forze ma P. insiste per una passeggiata lungo la Senna. Percorriamo il Quartier du Luxembourg e finiamo la nostra giornata in compagnia di un local con la visita del Quartier Latin, il quartiere in cui si trova l’Università Sorbona e luogo di ritrovo per studenti e intellettuali (per intenderci sembra di essere a Campo dei Fiori o alle Colonne di San Lorenzo).

Nonostante la stanchezza convinco A. per una cena in perfetto stile francese. Le Relais de l’Entrecôte a Saint German des Prés rende la fine del primo giorno a Parigi indimenticabile (ho scoperto questo ristorante a Londra nel quartiere di Marylebone e me ne sono innamorata alla follia).

Secondo giorno.

Sveglia all’alba. Colazione abbondante (della serie ‘me sfonno’ perché è tutto incluso!) e…

Qualche scatto alla Tour Eiffel perché vogliamo dimostrare di essere state a Parigi. Una corsa a Montmartre per riassaporare le sensazioni forti che il quartiere mi ha dato. Un pranzo al Mc in compagnia di P. perché i saluti sono sempre piacevoli dopo un buon pranzo in un fast-food ;-) . E per finire un salto sull’Eurostar perché in fondo Londra è un’alternativa valida a Parigi.

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