2012-05-11



Mi chiamo Domenico Di Siena, architetto ed urbanista, vivo a Madrid da ormai 8 anni.

Domani le strade delle maggiori città spagnole ritorneranno a riempirsi di manifestanti in occasione dell’anniversario del 15M, il movimento degli indignados che nessuno si aspettava e che sta creando nuovi spazi di “democrazia”.

La Spagna è in pieno fermento, Madrid fra tutte.

Proprio a partire dall’esperienza madrilena voglio offrire il mio punto di vista su come sta cambiando la scena professionale nel mondo dell’architettura qui in Spagna e su come questo rinnovamento contrasti con le notizie che arrivano dall’Italia.

Gli eventi degli ultimi giorni stanno mettendo in evidenza un cambiamento importante.

Il primo dato significativo è che uno dei più prestigiosi premi europei (European Prize for Urban Public Space) dedicato allo Spazio Pubblico crei una categoria speciale per premiare un insolito progetto: l’accampata della Puerta del Sol che fu esattamente l’avvenimento che diede inizio, un anno fa, al movimento degli indignados.

È notevole che un premio di architettura venga concesso ad una “occupazione” popolare di spazio pubblico.

Bisogna poi sottolineare che il premio non è stato dato ad un architetto ma a tutti quei cittadini che transformarono la piazza in un esempio di cittadinanza e auto-organizzazione, durante un mese di accampamento.

Mi spiego meglio. Un gruppo di cittadini organizzati in una rete ha presentato un progetto di occupazione ed autogestione di uno spazio pubblico ad un concorso di architettura; in risposta la giuria ha creato una categoria speciale ed ha conferito loro il premio per miglior spazio pubblico dell’anno.

Nessuna gloria per gli architetti, davvero nessuna.

Dove andremo a finire? Si chiederanno alcuni.

 



Altro evento fondamentale è il premio che la fondazione Arquia ha assegnato al progetto Inteligencia Colectiva. Per spiegare di cosa si tratta dovrò usare alcune parole tabù per l’ establishment dell’architettura, espressioni come “Intelligenza Collettiva” e “Saggezza Popolare”.

Vogliate perdonarmi.

Inteligencia Colectiva (www.inteligenciascolectivas.org), è una iniziativa che nasce per dare visibilità a tutte quelle soluzioni costruttive che nascono dalla Saggezza Popolare a da processi appunto di Intelligenza Collettiva. I promotori dell’iniziativa spiegano: “le soluzioni costruttive senza pianificazione architettonica generano una enorme varietà di procedimenti sui quali esiste una saggezza popolare ereditata, corretta e combinata con un alto grado di improvvisazione in quanto a materiali e tecniche completamente nuovi”.

La giuria giustifica il premio in questa maniera:

“il premio ha voluto evidenziare i nuovi “ruoli” di molti giovani architetti che stanno sviluppando il proprio lavoro professionale ricercando nuovi formati, attraverso incarichi o auto-incarichi, nuove formule di collaborazione di gruppo o di collettivi, attivismo sociale e partecipazione pubblica, urbanistica di azione, nuovi mezzi di comunicazione applicati all’architettura, oltre ad una nuova sensibilità riguardante la costruzione.”

Potrete capire bene che qui in Spagna, in poche ore queste incredibili notizie rimbalzano tra tutti i principali Social Network e Blogs del mondo dell’architettura.

E c’è dell’altro.



Lo scorso fine settimana si è svolto presso il centro culturale Intermediae di Madrid, un incontro promosso dal gruppo VIC, con l’obiettivo di catalogare le iniziative di innovazione sociale applicate allo spazio pubblico che stanno avendo luogo in tutta la Spagna.

Partecipano sociologi, architetti, cittadini auto-organizzati, funzionari dell’amministrazione pubblica, artisti…

Si parla, si discute. La questione della composizione architettonica è lontana anni luce dalla realtà di oggi. Si lavora, si condivide. Si critica l’amministrazione pubblica in un centro gestito dall’amministrazione pubblica, mentre la città è piena di cartelloni che annunciano l’incontro.

A fine evento si festeggia. Si balla tutti insieme.

I partecipanti, venuti da tutta la Spagna (a proprie spese), tornano a casa con in tasca l’allegria e il piacere di aver conosciuto persone speciali che quotidianamente trasformano e migliorano le realtá urbane locali. Hanno condiviso esperienze, hanno creato nuove relazioni, nuove amicizie. Molti luoghi cambieranno grazie a questo incontro.

All’ interno di tutto questo nessuno spettacolo.

Tornando alla situazione italiana, sui social network si parla della Biennale di Venezia e del Maxxi di Roma. E’ apprezzabile vedere che siamo tutti d’accordo nel criticare e considerare vergognosa questa situazione. Sono tutti contro. E’ tutto uno schifo, si dice. La cosa sorprendente, di contro, è che tutto si riduce a criticare nomi ed incarichi. Si parla di mostre, si parla di contenuti inadeguati. Siamo davanti ad una completa cecità, un’ incapacità di immaginare qualcosa di veramente nuovo: un sistema orizzontale, un modello senza inutili orpelli. Si criticano improbabili burlesque e poi si ripete lo stesso schema dappertutto.

Per favore basta!

Potremmo vivere anche in Italia un cambiamento epocale, come sta avvenendo in Spagna e ci riduciamo a criticare dettagli e minuzie. C’è bisogno di un cambiamento radicale!

Basta con le vetrine e gli spettacoli. Cominciamo a creare processi di apprendimento orizzontali. Le universitá stanno morendo e le istituzioni crollano sotto vergognosi sperperi economici.

Dovremmo prendere spunto da realtà più attive e innovatrici come quella spagnola appunto, per cercare di mettere in moto processi di interazione, dialogo e condivisione tra le persone e tra le diverse discipline, di creazione di reti e collaborazioni, di appropriazione e riconversione di molti spazi il cui futuro risulta incerto a partire da realtà simili al museo Maxxi. Non abbiamo bisogno dell’ennesimo spazio espositivo, non necessitiamo una nuova collezione d’arte permanente o un museo dell’architettura del XXI secolo in un paese dove non si produce nessun tipo di architettura da decenni; questa è la vetrina all’italiana.

Sarebbe auspicabile invece, oltre che più costruttivo e sostenibile “occupare” nuovi luoghi in cui sperimentare sistemi di apprendimento e condivisione di conoscenze ed esperienze che siano collettivi e partecipativi al fine di sensibilizzare le persone, partendo dal basso, dalle comunità.

Ricominciamo ad incontrarci, ricominciamo a dialogare. Che le istituzioni diventino “estituzioni” un termine di cui si comincia a parlare qui in Spagna.

Il concetto di “estituzione” è affascinante perché descrive un tipo di entità (pubblica) che non delimita uno spazio e che ha come obiettivo di base l’inclusività e la trasformazione.

Ritroviamoci. Abbandoniamo il passato e lasciamo perdere il futuro.

Riprendiamoci il presente. Smettiamo di seguire queste menti giurassiche!

Il nostro obiettivo non è la ricerca di soldi, di visibilità o di prestigio, ma semplicemente di Nuovi Spazi in cui il nostro protagonismo possa maturare partendo dal dialogo e dallo scambio; vogliamo uscire da questo sterile gioco del varietà; non perderemo più nemmeno un minuto per combatterlo. Lo ignoriamo! Lo consideriamo un inutile intrattenimento per vecchie menti assuefatte dal torpore del clientelismo!

Lo spettacolo è finito.

 

Testo di Domenico Di Siena (@urbanohumano) con la collaborazione di Ylenia Arca. Foto di Ylenia Arca (http://yleniarca.carbonmade.com/)

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