2016-11-25

Disegno, scultura e fotografia dialogano attraverso la bi-personale di Davide Monaldi & Tindar

La galleria ProjectB di Milano espone dal 18 novembre 2016 al 13 gennaio 2017 due giovani artisti italiani che hanno molto da raccontare e per farlo utilizzano forme d’arte diverse che non si limitano a rappresentare ma evolvono alla trasformazione.

Davide Monaldi è un artista italiano contemporaneo. Per questa esposizione ha realizzato sculture in ceramica poetiche e dall’estetica minimale che non rappresentano semplicemente lavori d’arte ma appaiono come piccoli libri in grado di raccontare storie. Ognuna di loro parla un linguaggio intimo legato al quotidiano e soprattutto all’importanza del lavoro artigianale, imprescindibile dalle sue opere.

Anche Tindar è un artista italiano legato soprattutto di disegno. Per questa occasione ha presentato Migrazioni, una nuova serie di opere in cui l’arte si mette al servizio dell’uomo per portare un aiuto diretto ai migranti del Calais attraverso l’associazione The Trace Project.

Ad ognuno di loro è dedicata una sala della galleria di Milano. Il focus è creare un dialogo tra le opere dei due artisti.  “Sintonizzare” lo spettatore in un percorso immaginario aperto al confronto, alla contaminazione ma soprattutto trasformazione che trova nella materia artistica infinite possibilità.

L’opera di Davide Monaldi è plastica. L’artista utilizza materiali in grado di plasmare forme e creare oggetti di uso, anche quotidiano, che nella loro riproduzione al servizio dell’arte acquistano un nuovo significato. In questo caso la trasformazione è data dall’intenzione dell’artista di de-contestualizzare un oggetto e trasferirlo in un contesto inaspettato. La galleria si trasforma nel contenitore prediletto dell’opera conferendole un aspetto esteticamente impeccabile e psicologicamente perturbante. Alla mente tornano i famosi ready-made di Duchamp. Hula Hoop, palle da rugby, elastici colorati o carte da parati stracciate che, nonostante la loro banalità, si mescolano a situazioni inusuali , offrendo un punto di vista alternativo delle cose. Il concetto è alla base della loro comprensione o incomprensione. La grande manualità dell’artista, ceramista autodidatta che riversa nelle sue opere un elogio alla tecnica artigianale, sottolinea l’importanza dell’arte contemporanea nel suo volersi sporcare le mani e recuperare valori ormai quasi dimenticati. La serie Migrazioni di Tindar nasce dalla ricerca artistica precedente Tracce. Le impronte in questo caso formano l’ipotetico e doloroso percorso migratorio di una moltitudine di esseri umani. Non sono più distinguibili come singole entità ma si ripetono annullando la loro distinguibilità. La trasformazione in queste opere è data dall’evoluzione del micro verso il macro. Dalla singola forma all’insieme. Queste impronte sono state raccolte personalmente dall’artista presso i campi profughi, e i migranti sono la parte fondamentale del lavoro.

Quest’esposizione rappresenta un’ importante opportunità di dialogo tra due artisti apparentemente lontano eppure simili. Una narrazione in grado di sottolineare l’importanza dell’arte in ogni sua forma. Il disegno, la scultura e la fotografia dialogano fra loro trasformandosi in storie che raccontano la bellezza di un universo possibile.

Flavia Annechini





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