Genere: fantastico, avventura, drammatico.
Durata: 55 min. circa / episodio.
Tratto dalla serie di romanzi di George R.R. Martin “Le cronache del ghiaccio e del fuoco”, la storia è ambientata nel mondo immaginario / scenario fantastico dei “Sette regni”. Il trono di spade è il seggio di chi governa sul continente con esclusione della terra chiamata Essos, a est del Mare Stretto dove sorgono le Città Libere. Un ambientazione assai varia che abbraccia popoli diversi spesso in aperto conflitto fra loro.
Tutto precipita quando il rè Robert Baratheon muore e lascia sul trono l’erede Joffrey nato dal tormentato matrimonio con Cersei Lannister della potente e ricca casata dei Lannister. Una donna ambiziosa e spietata che ha una relazione segreta con il fratello, un abile spadaccino soprannominato “lo sterminatore di rè” per aver ucciso il predecessore di Rè Robert chiamato “Rè pazzo”.
Le vicende del trono spingono verso lo scissionismo sopratutto da parte dei popoli del nord comandati da Eddard Stark della casata Stark che, vecchio e fedele amico del defunto rè aveva accettato di diventarne il Primo Cavaliere del regno. Ruolo che lo aveva introdotto negli intrighi di palazzo e portato a sospettare che il figlio erede al trono fosse illegittimo.
Tali sospetti però gli valgono anche la pena capitale.
E’ la rottura definitiva. Il nord, guidato da Robb, erede maggiore della casata Stark raggruppa sotto di sè i vessilli delle principali famiglie e organizza un esercito che marcia contro quello dei Lannister diretto verso la capitale «Approdo del rè».
Nel mentre, un altra casata, quella dei Baratheon, risveglia le proprie ambizioni, comandati da Stannis che stringe un legame con la sacerdotessa Melisandre sostenitrice di un culto monoteista del Signore della Luce. Anch’egli decide di dare battaglia al giovanissimo rè Joffrey muovendo il proprio esercito verso la capitale.
E’ un assedio che parte dal mare. Una guerra sanguinosa vinta grazie alla strenua resistenza della capitale e allo strategico ritorno del nonno di Joffrey nonchè padre dei fratelli Tyrion, Jaime e Cersei Lannister. E’ lui, Tywin Lannister, l’uomo forte della casata. Il decisionista e comandante. Assunto il ruolo di Primo Cavaliere priva di fatto il giovanissimo ré da ogni ruolo di comando, nel mentre che il suo carattere psicolabile e sadico sembra peggiorare. A fare le spese della sua crudeltà è Sansa, la figlia del defunto Eddard Stark, prigioniera entro le mura della capitale, ma non più promessa sposa di Joffrey, giacchè tale ruolo è stato preso da Margaery giovane erede di una potente famiglia, i Tyrell, il cui esercito unito a quello dei Lannister potrebbe dare stabilità al trono.
Nel mentre, in un terra lontana e desertica, oltre il Mare Stretto, Daenerys Targaryen soprannominata “madre dei draghi” comincia la sua ascesa al potere. Da sorella al soldo dell’ambizioso fratello pazzo diventa la moglie del capo del popolo nomade e barbaro dei Dothraki per poi scoprire i suoi poteri del fuoco che le permettono di restare indenne alle fiamme e sopratutto comandare tre giovani draghi. Esseri mitici il cui ricordo si perde nel tempo in cui era la casata Targaryen a comandare sui Sette Regni. Ora è lei la predestinata. Con un gruppo di sopravvissuti del suo popolo, comincia un viaggio, che la porta nelle città oltre il deserto dove stringerà nuove alleanza e aumenterà la tempra del suo carattere, fino a conquistare un esercito di guerrieri chiamati «immortali», per poi liberare la Città degli schiavisti, garantendosi anche la fedeltà dei Predoni del deserto. Lei è un leader determinato e carismatico, ma è sopratutto una liberatrice. Non impone il suo dominio e parla al popolo come uomini liberi.
Il suo destino è forse quello di riconquistare i sette regni e sedere sul trono di spade come accadde ai suoi antenati?
Nel frattempo, nel profondo nord, oltre tutti i territori conosciuti si erge la barriera di ghiaccio. Una muraglia altissima e impenetrabile che separa il regno dalle terre selvagge, oltre la quale vive il popolo barbaro dei Bruti, ma sopratutto dove le leggende narrano di un antico male che una volta controllava la terra. Il compito di presidiare questo confine è affidato ai Guardiani della notte. Un gruppo di guerrieri votati alla causa per tutta la vita. Fra questi c’è Jon Snow, figlio illegittimo di Eddard Stark. Ma il male si è risvegliato. I segni sono inequivocabili e ben presto un esercito di non morti controllati da creature sovrannaturali comincerà la sua marcia verso la civiltà perchè l’inverno sta arrivando. Le stagioni infatti, nel regno, non seguono un andamento regolare. L’inverno è lungo, a volte lunghissimo. La memoria di chi ricorda l’ultimo è spesso invecchiata nell’attesa. Con il freddo sopraggiungerà forse l’antico male? Riuscirà a valicare i limiti della muraglia?
Nel mentre gli eserciti degli uomini proseguono le loro battaglie di potere decimandosi a vicenda, in un tributo di sangue che sembra senza fine. Odi, vendette, ambizioni e passione. Numerose sottotrame che riguardano tantissimi personaggi legati alle diverse casate, che a volte si intrecciano e spesso si inseguono. Drammi, vittorie, sconfitte. Amicizie infrante, tradimenti, sotterfugi e omicidi. La corte di “Approdo del rè”, sembra un covo di ambiziosi serpenti. Mentre la magia è una costante nascosta, ma non invisibile. E gli eredi di Stark, malgrado siano ancora bambini scoprono inaspettati quanto potenti alleati.
Seppure perduti e lontani da casa le loro improvvisate compagnie di avventurieri e guerrieri finiranno per determinare il destino di tutti.
La serie de “Il trono di spade” ha avuto un enorme successo, accolta in modo positivo da pubblico e critica. Un gran cast di attori e numerosissime sottotrame che si distribuiscono nell’arco di 50 minuti circa per episodio allo scopo di narrare storie che si intrecciano e si sviluppano fra loro in modo indissolubilmente legato. Alla base di questa lunga narrazione (la produzione ha preferito proporre serie di 10 episodi l’una) c’è l’adattamento dell’opera “Le cronache del ghiaccio e del Fuoco” di George R.R. Martin. Vero epicentro creativo e baricentro d’ispirazione ha consentito il realizzare di questa difficile trasposizione per gli sceneggiatori.
Tuttavia, non senza problemi, in quanto l’Autore ha più volte cambiato il piano dell’opera ad oggi non ancora finita essendo che nel 2011 è stato pubblicato il 5° volume (inizialmente avrebbe dovuto essere una trilogia) che è l’equivalente dei 12 volumi già pubblicati in Italia dalla Mondadori. Il piano complessivo dell’opera al momento è stimato in 7 volumi, ma va detto che nel 5° del 2011 il punto di vista dei personaggi aumenta, passando addirittura da 12 a 16. In considerazione che l’Autore ha iniziato a scrivere la saga nel 1991, cioè 22 anni fa e che questa non è ancora terminata, residuano dubbi e timori da parte dei fan circa l’effettiva conclusione.
Spesso sessualmente esplicito ed altrettanto violento, il prodotto finale è ottimo per quanto riguarda l’aspetto fantasy, ma un pò indigesto dal punto di vista drammatico. Non tutti i personaggi infatti sembrano all’altezza. Alcuni beneficiano dell’indubbia volontà di approfondire i caratteri specifici che ispirano la loro azione e che rappresentano anche l’agire. In questo troviamo uno sconfinamento nell’epica, anzitutto quella classica con palesi riferimenti al mito dell’antica Grecia Omerica come pure all’epopea carolingia. Non mancano poi riferimenti alla cultura dei popoli nordici, fra cui Vichinghi e Celti e nella letteratura ci sono riferimenti alle opere del grande Robert E. Howard (il creatore fra l’altro del celebre personaggio di Conan il Barbaro) sopratutto nelle ambientazioni, considerato il vero precursore del ciclo del genere “heroic fantasy”.
Diversamente, complice anche le ambientazioni, lo stile espositivo di altri caratteri è più adolescenziale e per effetto involuto, apparentemente di contorno, sembra che nel proseguo della trama gli sceneggiatori vogliano tributargli maggiore importanza, ma l’impostazione iniziale non lo consente, rappresentando uno scoglio che purtroppo, già dalla terza serie comincia a soffrire di ripetizioni.
Infatti, la consapevolezza critica di un climax che non procede in parallelo fra le varie trame presenti, comporta la scelta di drenare, rallentando, alcune di esse. Per effetto, i personaggi cominciano a riciclarsi, insistendo troppo sui propri dogmi o dubbi emotivi. Si svuotano. Questo è un rischio tipico di moltissime serie fantasy. Normalmente, per riequilibrare la narrazione si opta per una tragedia o meglio un evento che sconvolga le aspettative di tutti. Lo stesso accade sul finale della terza stagione con il massacro degli Stark.
Le ambientazioni più interessanti sono quelle dei territori del nord, ispirate al medioevalismo e alla cultura celtica, barbarica, vichinga e druidica. Un mix esaltante fra castelli, foreste, dimore, villaggi e una brughiera sconfinata. Il tutto immerso in un clima freddo che prelude all’inverno. La cui possanza è nell’aria, quasi come fosse una preoccupante promessa di ciò che verrà.
Interessanti, ma più simili ad un avventura grafica come “Prince of Persia” le ambientazioni del caldo sud dove l’erede dei Targaryen comincia la sua avventura / ascesa al ruolo di leader.
A mio avviso deludente invece il contesto di “Approdo del ré”, che avrebbe meritato un maggiore approfondimento. Siamo ai livelli di un granducato basato sul commercio e sui vizi capitali. Di questa città, al termine di tre stagioni, lo spettatore conosce poco o niente ed è un gran peccato in quanto avrebbe dovuto rappresentare lo splendore della civiltà, l’espressione massima di quella crescita evolutiva cui i sette regni erano andati incontro. Questo l’avrebbe messa in netta antitesi con la demonizzazione selvaggia di quel che rimane oltre la barriera.
La recitazione è quella di uno sceneggiato drammatico, con molta teatralità (anche piacevole). Non tutti gli attori presenti, che del resto sono veramente molti si dimostrano all’altezza. Certamente è bravissimo Sean Bean nel ruolo di Eddard Stark. Credibili e abili Peter Dinklage e Walter Dance rispettivamente il figlio nano (ma con grandi abilità di astuzia) e il padre condottiero della casata Lannister. Davvero bella e brava Lena Headey nel recitare la parte di Cersei Lannister che è una delle più difficili e che lei interpreta in maniera convincente.
Emilia Clarke interpreta il ruolo del condottiero di ventura che diventa una liberatrice di Popoli e una potente leader. E’ la caratterizzazione più affascinante. Sicuramente bella, dai tratti giovanili e maliziosi, con un viso che sembra dipinto a mano stante la perfezione dei tratti, la sua crescita emotiva e l’interpretazione che la porta da novizia a donna matura è molto credibile. Fascino ammaliante, dai caratteri a tratti glaciali dimostra una fanciullezza esteriore nel corpo che rende intrigante il suo ruolo di conquistatrice.
“Il trono di spade” è uno dei prodotti più interessanti attualmente in circolazione nel genere fantasy. L’ambientazione ben riuscita fa sperare per altre produzioni che possano prendere campo giacchè il materiale, dal punto di vista letterario è ampio e potrebbe rappresentare un eldorado per gli ascolti.
Le case di produzione sono avvisate e a tal proposito mi permetto di suggerire ai produttori più volenterosi e audaci la trilogia di romanzi fantasy dell’Autrice Trudi Canavan “The balck magician trilogy” ne la serie di “Kyralia” e anche l’opera dell’Autore Joe Dever “Lupo solitario” (Lone wolfe) quest’ultima nata come young-adult gamebooks già trasposta in formato romanzo.
Marco Solferini
amicideilibri.blogspot.it