2014-12-04

Mi guardo un ultima volta allo specchio: sono abbastanza soddisfatta del look che ho messo insieme, comodo e caldo; oggi per me il look conta molto perché sto andando ad intervistare un talentuoso fashion blogger. Ho scelto delle scarpe basse perché non volevo fare la finta donna in carriera sempre di corsa e sul tacco 12; leggings comodi perché quando chiacchiero e mi metto a mio agio, metto i piedi sulla sedia e punto le ginocchia contro il tavolo. Ho persino messo il mio cardigan morbido sotto il pellicciotto, così se mi fossi sentita a disagio, avrei tirato le maniche fino coprirmi le mani, e mettermi così al sicuro da situazioni di imbarazzo. Lo so non è quello che farebbe una reporter navigata, tanto meno lo scriverebbe, ma per questa intervista ho deciso di lasciare a casa gli stereotipi (di cui siamo succubi noi che lavoriamo nel mondo della moda) e di portare e cercare solo sincerità.

Era stato fin troppo facile, mi dicevo, ottenere questa intervista con uno dei più giovani e famosi fashion blogger italiani, che si preannuncia essere uno degli eredi di King Di Vaio e Queen Ferragni. Giacomo Piccini risponde subito alla mia richiesta per un’intervista e decidiamo di incontrarci nella sua città: Livorno. Ammetto che non avevo lasciato tutti i pregiudizi a casa, mi ero immaginata di trovarmi davanti un ragazzo “gasato” dal suo crescente successo e forse un po’ prima donna. Pur trovandomi davanti un bellissimo ragazzo che sembrava saltato fuori dall’ultimo catalogo di Abercrombie, ho avuto invece il piacere di andare via dall’incontro con una percezione completamente opposta.

Non so voi, ma se avessi la possibilità di intervistare dei personaggi famosi non chiederei loro cosa ne pensano dell’ultima collezione di Versace, ma chiederei invece cosa fanno nel tempo libero, da dove vengono e come hanno iniziato. Insomma mi farei gli affari loro, ed è proprio quello che ho fatto con Giacomo!

26 anni, un blog in continua crescita, 22k follower su Instagram, 800 like su Facebook dopo solo qualche settimana. L’inizio promette bene. Soddisfatto o ansioso ti triplicare questi numeri?

Sì soddisfatto, soprattutto da questa crescita continua. Ho sempre amato il mondo della moda sin da quando ero piccolo, pur venendo da un “paesone” come Livorno.

Com’è iniziata questa tua passione diventata poi lavoro?

Mi contattò un agente di un personaggio famoso suggerendomi di aprire un mio blog, ma non gli detti molto peso. Qualche mese dopo mi chiese di pubblicizzare la nuova linea di questa celebrity, io accettai e dopodiché mi ricontattò spronandomi di nuovo ad aprire un blog di moda. Accettai la “sfida” e grazie anche al suo aiuto (mi ha dato un’infarinatura sulle principali nozioni) sono riuscito a costruire un qualcosa di mio che mi sarebbe sempre piaciuto fare.

So che hai un’altra occupazione (Guida Turistica e Accompagnatore per un Tour Operator di navi da crociera) come riesci a far combaciare i tuoi impegni lavorativi?

Lavoro stagionalmente, e nei giorni liberi mi dedico totalmente al mio blog (grazie all’aiuto anche del mio amico fotografo) sacrificando così molto del mio tempo libero.

Ho visto sul tuo blog che hai avuto un’esperienza all’estero, a Londra (dove lavoravi come cameriere e facendo lavori di immagine per boutique di lusso). Come ha cambiato questo la tua persona e la tua figura di fashion blogger?

Sul piano personale mi ha cambiato moltissimo, dato che me ne sono andato di casa a 19 anni lasciando una città con mentalità chiusa per approdare in un grande città come Londra. Sul fattore moda, io da figlio unico, viziato, sono un po’ uscito dal look da figlio di papà, pur mantenendo un mood classico ma più giovanile. Prima, infatti, non sarei mai uscito di casa con una tuta, ora invece guardo anche alla comodità del look.

Quanto ti influenza l’opinione del “paesone” e delle persone che ti conoscono da sempre ed ora ti vedono nelle vesti di fashion blogger?

Zero. Le critiche negative non mi hanno mai intaccato, anche perché ho sempre stato un ragazzo attento alla moda. Non mi sono mai fatto influenzare da nessuno, proprio perché in questo campo ci vuole molta determinazione. Forse è l’unico campo in cui ho mai avuto così tanta determinazione!

La tua famiglia e i tuoi amici ti supportano in questa tua passione?

I miei genitori sono sempre stati un po’ scettici, anche se poi hanno visto che pian piano il mio blog ingranava, ma mi hanno sempre insegnato a non montarmi la testa. I miei amici invece mi hanno sempre supportato e mi hanno sempre spronato verso questa carriera.

Com’è stato l’inizio e l’apertura di questo blog?

La parte difficile è stata la creazione. Poi è andato tutto bene e dopo l’apertura sono stato subito contatto da alcuni brand per delle collaborazioni.

Parliamo di stile. Fra le tue collaborazioni ci sono nomi importanti Levi’s, Shop Art, Onitsuka Tiger, Rayban, la capsule collection da te disegnata per Viajiyu… Con quale brand sogneresti di lavorare?

Secondo me un brand che riprenderebbe molto il mio stile e con il quale sogno di lavorare è Polo Ralph Lauren.

Chi sono le tue icone di stile a cui ti ispiri?

Non ho mai avuto un’icona principale a cui ispirarmi. Soprattutto quando disegno parto dal foglio bianco senza pensare a ciò che manca o che già c’è in una collezione.

Molti fashion blogger famosi italiani hanno superato il confine nazionale per cercare nuovi orizzonti e nuovi followers a livello internazionale. Hai anche tu mire espansionistiche? Dove ti piacerebbe o pensi che il tuo blog possa avere più successo?

Ho notato tra i miei followers più affluenza italiana ma anche una buona percentuale britannica e statunitense, grazie anche alla collaborazione con il brand americano “Bachelor Shoes” (per cui Giacomo ha pubblicizzato un orologio). Penso che il mio stile potrebbe piacere molto in America perché quando entro nei negozi spesso mi scambiato per statunitense o canadese! Non mi dispiacerebbe neanche il mercato britannico…

Dimmi un capo o un accessorio al quale non potresti mai rinunciare.

L’orologio, questo Rolex di mio padre che ha anche un valore affettivo. Ed il profumo, al momento il mio preferito è “Black Orchid” di Tom Ford.

Stacco il registratore ma noi continuiamo ancora un pò chiacchierare. Non ho avuto il coraggio di dire a Giacomo che era la mia prima intervista, forse per paura che anche lui si fosse portato dietro da casa dei pregiudizi su noi reporter. Alla mia domanda “Vuoi aggiungere altro?” mi rispondere ridendo che l’ho già “spolpato abbastanza”. Scoppio a ridere anch’io, forse sono stata un po’ invadente. Ma poco importa, perché sono contenta di aver intervistato questa mosca bianca in questo mare di gioventù spesso accecata dalla ricchezza materiale e dalla facile popolarità. Me ne torno a casa felice di poter dire di aver conosciuto un ragazzo semplice, sincero e che comprende fino in fondo la fortuna che sta avendo grazie al suo blog di moda, deciso a godersela fin quando gliene verrà data la possibilità.

http://giacomopicciniblog.com/

Claudia Allori

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