2014-01-15

Da facebook a Gutenberg,un libro ci mette la faccia. Questo lo slogan della pagina BookasFace(“appena”32k mi piace),creata e pensata per incentivare i lettori ad essere “creativi”, ritraendosi in fotoleggendo con il libro preferito a mo’ di trucco dinnanzi al viso. Miliardi di foto del genere zampettano sul web, che siano di lettori realmente interessati alle righe che gli scorrono sotto agli occhi alle quali sono particolarmente legati o semplici modaioli impegnati a costruire un’immagine di se’ maggiormente interessante.

E’ proprio su questo punto che mi fermo a riflettere in fase di decollo2014: costruirsi virtualmente, modificarsi tecnologicamente, divenire droni elettronici e meccanizzati, migliori prototipi cibernetici dei veri modelli in carne e ossa.

Sempre più spesso mi diverto per quanto possa essere sbagliato ad origliare i discorsi dei passanti in giro per strada, anche perché, anche i toni delle voci delle persone sembrano voler far sapere a tutti cosa hanno fatto la sera prima o a “cosa stanno pensando”.

Ragazzine 16enni,17enni,18enni,ventenni,trentenni e oramai anche quarantenni(e verso l’infinito e oltre) non fanno che arrabbiarsi e imbarazzarsi per quella terribile foto in cui sono state taggate ritraendole in momenti poco condivisibili all’evento dello scorso sabato sera, fioccano poi commenti su aspetto/interessi/intelligenza/attitudini altrui decretati senza permesso in base al tipo di link condivisi, pagine cui si è messo mi piace, persone seguite, luoghi frequentati, tweets per minuto che sembrano quasi sostituirsi ai Bpm, che siano cardiaci o musicali, che basta il rumore dei tasti a scandire il ritmo dei nostri telepensieri.

Cellulari, Ipad, Iphone, pc, Mac, Kindle, Hobo o qualsiasi altro marchingegno elettronico sembra essere diventato un prolungamento naturale delle nostre falangi.

Ho da poco finito di vedere la microserie tv inglese “Black Mirror”, a mio avviso uno delle dimostrazioni più impetuose di quanto l’uomo sia diventato assuefatto dalla tecnologia: che siano file di ricordi, microchip emozionali alle pendici dell’Ipotalamo, Avatar programmati artificialmente per ricostituire i nostri effetti elisi, l’immagine di un viso umano ingabbiato in uno schermo nero in retinadisplayantigraffiomultitouchda326pixelperinch molto migliore della risoluzione di un occhio umano, ciò si sostituisce alla realtà di fatto, all’esteriorità che si tramuta in interno.

In tal modo finiamo per essere ingabbiati in un limbo pixelato, fatto di codici binari, firmi digitali, miscele informative più o meno utili e più o meno legittime, pubblicità che giocano a nascondino e ladri che anziché sottrarre beni ci privano del nostro stesso “essere” ,sotto forma di dati sensibili decriptati come rebus della Settimana Enigmistica. E cosa ne sarà di noi?

La nuova frontiera del pronome Noi è il riflesso delle notifiche e dei likes alle tue foto profilo, Amore.

Ai tempi degli amori di plastica, delle bambole sintetiche, dei luoghi di incontri e scambi di coppia, ai tempi dell’amore per via Facebook e per via Twitter e per via Instagram e per via Meetic e per via Tumblr(e così via dicendo)diventa più importante possedere un’immagine da vendere agli altri, fedele o infedele che sia, e che questi ultimi la “comprino” mettendo un semplice mi piace.

“Compro il tuo amore artificialmente seguendoti su twitter, così per messaggio privato ti invito ad uscire, e se visualizzi e non leggi vuol dire che fai la preziosa, la sostenuta e allora magari mettendo un po’ di mi piace alla tua musica o alle tue foto posso renderti più pacifica o linkandoti da qualche parte posso farti vedere quanto posso essere romantico. E se non dovessi rispondermi, e se continuassi a  visualizzare e non rispondere allora be’, nell’oceano blu-e-bianco facebook ci saranno molti altri pesci da attirare nella rete, probabilmente anche con molti più likes di te, e allora sì che sarebbe una conquista, non tu, con quei pochi followers che ti ritrovi, che non sei nessuno.”

Márquez di tutto questo non sarebbe molto contento.

L’emblema del tutto e subito, del fagocitare e consumare con famelicità ogni cosa, con fretta, noncuranza, quasi senza dar un peso alle cose. Ecco a cosa ci ha portati l’uso e l’abuso della libera circolazione, smaterializzazione, spersonalizzazione del web 2.0 .

Il mio non è invito al ritorno nella caverna, che sia ben chiaro, più che altro uno stimolo alla comprensione che in certi casi finiamo noi stessi per chiuderci in un mondo parallelo e tridimensione distaccandoci troppo dal cosavedi reale, e come mi rivolgo a tutti, mi rivolgo pure a me stessa, come la stragrande maggioranza della popolazione posseditrice di un’Iphone e spesso quindi impegnata a gestire contatti telefonici privando tempo a quelli personali(sfido chiunque ad affermare di non aver mai guardato per una sera intera il cellulare seppur in compagnia delle persone più care). Impazzano sul web frasi fatte più agghiaccianti del solito, come “il vero amore è quella persona che ti fa tornare a casa con la carica del cellulare al 100%” o ancora “fotine” di conversazioni private di whatsapp(cosa peraltro giuridicamente parlando contro il trattamento dei dati personali)linkate e decorate con hastag in tutte le salse e di tutti i tipi.

Twitter registra 500 milioni di twee ogni giorno, l’hastag #selfies rintracciato in 50milioni di foto Instagram(scadente tentativo di creare Polaroid dei tempi moderni)diviene parola dell’anno secondo gli Oxford Dictionaries. Esiste persino una pagina, il Blog di Klout, un algoritmo creato da una start-up americana che calcola l’affluenza di ciascuno su di un social network fornendo un numero da 1 a 100 come fosse una gara a punti, tutto questo perché grazie al più alto numero di accessi(nel momento del login in Klout esso viene sincronizzato con tutti i vari profili social dell’utente) si raggiunge la vetta verso il grado di Influencer(es. miss TheBlondeSalad on Instagram),utilità per ottenere sconti su prodotti commerciali e consumi di vario genere definiti Perks. L’ascesa viene peraltro incentivata con una guida di consigli utili per migliorare la propria popolarità online che nemmeno giocando a The Sims si poteva raggiungere così facilmente, ma siate attenti a dipingervi con tratti troppo dissimili dai vostri, altrimenti il web vi scoprirà, salterà fuori la verità nascosta pugnalandovi alle spalle e facendovi tristemente precipitare giù dal podio.

Siate autentici, concentratevi sui vostri interessi, che siano hobby veri, non costruitevi come Lego per quello che non siete, create contenuti con costanza, in questo la Community ha bisogno di voi. Il sapere è condivisione, la conoscenza è forza, basta con questi bispensieri nerobianchi e stereotipati alla George Orwell, siate critici, usate l’informazione di massa come qualcosa di utile, non come uno strumento per rendere noto a tutti la vostra situazione sentimentale che è passata da “impegnata” a “single” o per ritrarvi in vari sprazzi di vita quotidiana, comprendete la gerarchia delle cose da far conoscere a tutti e come rivelarsi ai molti i quali il più delle volte sono persone a cui di voi non interessa proprio niente se non dilettarsi con i vostri fatti personali che per una questione di estetica o di chissà quale altro banalissimo motivo sono meno noiosi dei propri.

Ricordatevi che oltre quello schermo c’è anche altro, che non è ritagliato entro i confini della vostra immagine riflessa ma che si estende verso un Oltre che per quanto possa essere elevato ad infinito e sintetizzato, ottimizzato tecnologicamente non sarà mai bello come se guardato fuori da finestra.

Giuliana Capobianco



Photo Credit: www.dexanet.com/web-design

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