2012-12-16



Caccia grossa, pesca d'altura: il quarto turno di Heineken Cup è stato particolarmente ricco di "Big Game" assoluti, a prescindere dalle attuali situazioni di classifica. Big Game , intendiamoci, nel senso di grandi scontri, non tanto e non solo di "prede grosse". Ne elenco quattro: Ospreys-Tolosa e Ulster -Saints di cui già abbiamo detto, oggi Saracens - Munster e Leinster-Clermont.

I primi tre scontri son risultati come dire, asfittici, molto disputatti ma più per errori ed omissioni che per equilibri tecnici e tattici: a Belfast  partita combattuta sul filo dell'equilibrio degli errori, al Vicarage delle indiscipline, al Liberty Stadium dell'aggressività sovente poco lucida, L'ultima gara invece si staglia nettamente per il disequilibrio dalle dimensioni epiche, direi quasi storiche. Un quasi contraltare a livello di club della recente vittoria inglese sugli All Blacks. Forse esagero nel dire che con la convincente vittoria di Clermont a Dublino, abbiamo assistito a un autentico passaggio di consegne relativo alle "chiavi d'Europa"?

Procediamo con ordine, togliendoci per prima l'incombenza di riferire sulle altre partite non ancora commentate.
- Castres bissa il successo esterno a Glasgow affermandosi anche in casa ma facendo una fatica improba a superare l'ermetica difesa in cui si chiudono gli scozzesi dopo aver segnato alla fine del primo tempo. Le mete sono dei nr.7  Yannick Caballero e John Barclay, il finale è 10-8: pareggio dei padroni di casa solo al 73' e sorpasso con la trasformazione da parte dell'ex Hawke's Bay passato nel Correze Daniel Kirkpatrick, la differenza la fa la mancata trasformazione della meta scozzese. Partita simile, a parti rovesciate, a quella di Monigo.

- Inizia faticosamente anche Tolone coi Sale Sharks in casa, è solo 3-0 fino alla mezz'ora, poi è thrashing assoluto e impietoso: finale 62-0 (non càpita solo alle italiane in Challenge...). Superiorità imbarazzante, sono nove mete a zero (punti) con doppietta di Joe Van Niekerk. In meta tutti i reparti: Michalak schierato apertura al posto di Wilko, tutto il triangolo allargato pacifico-caraibico  Rudi Wulff, David Smith, Delon Armitage:  due terze linee Van Niekerk e Steffon Armitage, il pilone Kubriashvili, il tallonatore Orioli. Manca solo la seconda linea - c'eran quei pigroni di Bakkies Botha e Nick Kennedy.

Gara annoverabile tra i "Big Game" anche questa ma di categoria diversa da quella sopra detta: questa è "tanta roba". Delle possibilità di  Tolone in Coppa bisognerà parlar diffusamente, per chi fosse ancora prigioniero dei cliché "girone facile" e "tante stelle ma poca quaglia". Ah a proposito, tra i Pilou-Pilou dan per certo l'arrivo di Bryan Habana: come se avessero carenze dietro. Un uomo non fa la squadra ma se la squadra c'è allora questa è voglia di sbancare, dopo esserci andati  vicini la scorsa stagione.

Gli Sharks? Hanno ben altro cui pensare, anche se certi gangbang restano in memoria.

- In uno degli ultimi Big Game giocati al Vicarage Road prima del trasloco, stadio già abbastanza disertato dal pubblico anche per via del tempo uggioso che si fa pioggia battente nel secondo tempo, i Saracens rendono perfetta pariglia a Munster rispetto all'andata, vincendo 19-13 e concedendo il punto di bonus difensivo. La gara è a due facce: un primo tempo con una meta per parte e parità 10-10, nel secondo la pressione dei Sarries si rivela più efficace di quella di Munster che pure non manca (memorabile un 23 fasi in superiorità numerica, concluso con tentativo di drop). E' l'imprecisione di Owen Farrell nel tempo cane a rivelarsi inferiore a quella di Ronan O'Gara, più grave a dispetto della aritmetica proprio per il numero di opportunità inferiori a sua disposizione. Il pari del primo tempo è l'equilibrio tra pressione da gioco sequenziale dei padroni di casa che arrivano in meta con l'ala David Strettle e la sagacia di Munster che sfrutta la disattenzione dei Sarries, quasi come i Tigers a  Treviso in occasione della prima meta, aprendo la strada all'ala opposta  Doug Howlett.

Quel che rende particolare questo match è la quantita industriale di falli professionali su ambo i fronti. Uno spettacolo - orrido - nello spettacolo, con l'arbitro incapace di gestire il continuum di ostruzioni, manate, crolli fraudolenti di maul e quant'altro. In compenso fischia solo (correttamente) diversi tentativi di doppio movimento a terra, altra bella infrazione professionale. "Merito" si fa per dire, di Munster che ha immediatamente "nasato", l'arbitro un po' così in quanto a personalità (con quella faccia da Mr.Beans ...), "adattandosi" come si dice. Gli inglesi non si son certo fatti pregare a seguirli e ne risulta alla fine un equilibrio di errori ed omissioni - arbitrali. Tra le perle, nel primo tempo s'è vista una fase in cui Munster rilanciava al piede su attacco Sarries e mentre alcuni inseguivano la palla ostruendosi uno con l'altro, altri quattro dietro s'azzuffavano a terra per un'altra ostruzione precedente. Robe da campetto di periferia. Nel secondo tempo Farrell, faccia pulita da bravo ragazzo, tenta di guadagnare almeno venti gradi d'angolo spostando il punto di un piazzato! Robe da calciatori: dov'è il twitter di Castrogiovanni, "questo è anti-rugby"?

E con tanti furbacchioni in giro da dissuadere ed eventualmente punire in modo esemplare, dove lo mandano il Rolland da guardia, che affibbia gialli per falletti veniali e mete di punizione come se piovesse? Ma a Monigo, ovviamente ...

- Dimentichiamo le bassezze della vita e in alto i cuori. La prova di Clermont con Leinster è di quelle che si ricordano. Il finale è 21-28, con una sola meta contro due e ben sette punizioni piazzate da Morgan Parra. E' uno di quei casi in cui, parlando come al bar, la matematica E' una opinione, perché i numeri finali sono fuorvianti. Aiuta a capire meglio l'andamento della gara la sequenza temporale delle marcature: sei pari fino alla mezz'ora (scambi di piazzati Sexton - Parra), strappo unanswered nel secondo e terzo quarto degli Alverni che tengono Leinster mezz'ora alle corde,  arrivando al 9-25 dell'ora di gioco; tentativo di recupero disperato dei padroni di casa che al loro pubblico lo devono (da quando non perdevano in casa nella Coppa Europa?) e riescono con le mete tardive di Jennings e McFadden non tanto a riaprire la gara quanto ad agguantare almeno il bonus che li tiene secondi in classifica.

Che Clermont non fosse venuta a Dublino solo per il punto di bonus che le basterebbe per restare prima, si capisce già nei primi dieci minuti: Leinster parte alla carica col suo gioco bello largo e avvolgente ma trova subito  risposta per nulla timida, a muso duro dei potenti francesi. Il punteggio della prima mezz'ora è bugiardo: i francesi entrano nei 22 irlandesi e avvicinano la meta almeno un paio di volte, gli irlandesi replicano facendo fatica a guadagnar metri.  Gli Alverni azionano quel reparto arretrato tutto potenza e dinamismo, in particolare mandando Sivivatu a raddoppiare sul lato di Nalaga - e come li fermi quei due assieme? Difatti Isa Nacewa è una delle prime vittime, rimpiazzato da Dave Kearney. Anche davanti lo scontro è incandescente, ne fa le spese il nazionale "irlandese" Richardt Strauss, rilevato a tallonare da Sean Cronin molto cresciuto ma ancora poco sicuro al lancio. Anche l'estremo dei Galli Lee Byrne  deve cedere il passo già nel primo tempo (frattura della quinta vertebra lombare: ai ai ai ...) a un ottimo Regan King  ricco di iniziative.

La potenza e il dinamismo di Clermont non si limitano difatti alle ali: in mezzo ci stanno Rougerie e Fofana ed è quest'ultimo a marcare la meta decisiva al 34', sfruttando in allungo l'ennesimo sfondamento a destra delle due ali coloured sovrapposte. E' la meta che spacca la partita: Clermont domina per la successiva mezz'ora,  punendo ripetutamente col preciso piede di Parra l'affanno fisico della difesa di casa nel fermare le proprie offensive. Per dire della "difesa attiva" franca e della propensione a non andar tanto per il sottile ma passare all'incasso pochi-maledetti-ma-subito, per due volte nel secondo tempo, una a destra e una a sinistra, la mischia dei Jaunards guadagna i 5 metri, costringe quella di casa al fallo e i francesi scelgono di mirare i pali - eresia per gli italiani - colpendone uno e incassando tre punti nel secondo caso.

La celebrata terza linea Sean O'Brien-Shane Jennings- Jamie Heaslip cede spesso in termini disciplinari alle percussioni degli avversari, mentre i contrapposti Bonnarie (una certezza), il passaporto portoghese De Sousa-Bardy e Chouly si fanno valere in fase difensiva. Sexton ce la mette tutta motivando, dando l'esempio sia in difesa che in attacco e usando il piede in modo intelligente ma dall'altra parte, mentre Parra fa il regista "quantitativo" e piazza come una macchinetta, c'è l'apertura probabilmente più sottovalutata dell'intero panorama rugbistico mondiale, l'australiano Brock James a far lavoro di qualità con un piede controllato al millimetro. E che dire del pilone Zirakashvili che si butta dentro ovale in mano a mille all'ora? Altro efficace ball carrier è il tallonatore  Kayser, mentre in aria l'ex Nathan Hines (in foto) erode le sicurezze di capitan Leo Cullen (malmesso per il cambio al lancio) e per le terre si fa rispettare assistito dal canadese cattivo Cudmore. Quando poi è ora di cambi, la panchina lunga francese preenta Ti'i Paulo e i nazionali Lapandry e Debaty davanti. Alla fin fine c'è poco di nuovo nel campo francese rispetto alla semifinale della primavera scorsa, è cambiata la convinzione nei propri mezzi, corroborata proprio dalla ugly win di una settimana fa.

Clermont chiude il duplice confronto coi campioni in carica con otto punti di vantaggio dai due che aveva ed è virtualmente qualificata, mentre Leinster dovrà sudarsi il passaggio ai playoff come miglior seconda e non è detto ce la faccia a rimanere in HC: non dipende più solo da lei. Ricordando la semifinale della scorsa stagione - per molti incluso chi scrive la vera finale -  se non è un passaggio di consegne questo, poco ci manca.

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