2013-06-24



Dopo il piacere, dal Sudafrica arriva il triste dovere da espletare.

Spiacevole, reiteratamente:  l'Italia c'era piaciuta poco prima - coi Boks non si fa finta di  giocare per venti minuti quando sei già sotto di venti - nè durante - come siamo caduti in basso con Samoa, dicono quelli che s'eran persi i loro Tour novembrini col Galles e i Mondiali, mentre a noi non è andata giù la insipenza tattica prima che comportamentale, con cui abbiamo affrontato una squadra SULLA CARTA PIU' FORTE DI NOI   - né tanto meno c'è piaciuta l'Italia alla fine del torneo Castle Lager Series che andiamo qui a commentare.

Dopodiché ci permetteremo di allargarci a qualche considerazione tra fioi qui di sintesi finale, stimolate da dichiarazioni di fine gara tipo ehh è andata così,  cercheremo di far meglio alla prossima, arrivederci e grazie o peggio, far cenno allo  "spirito" che alla fine sarebbe tornato quello giusto: come dire, siamo felici di constatare che all'ultimo giorno di scuola gli alunni fossero meno apatici del solito.

Scozia 30- 29 Italia

Mentre lo stadio di Pretoria si riempiva molto lentamente per vedere una partita di rugby, cioè  la finale successiva del torneo, la spedizione italiana finiva il suo torneo con una autentica BEFFA, la sconfitta per un punto a tempo scaduto. E' lecito data anche la ricorrenza, appellarsi più che al destino cinico e baro, al classico "San Giovanni non fa inganni"?

Che detta meta sia sortita da un regalo dell'arbitro, rovesciando la titolarità di una mischia che spettava tutta la vita all'Italia, poco cambia. L'errore fatale è di Sergio Parisse che si allarga ad anticipare l'offload - di un passatore come Strockhosh?!? - e di fatto apre l'autostrada alla meta per il terza linea, come manco il centro improvvisato australiano Hooper era riuscito a regalare a Cutberth nella seconda meta dei Lions. E la trasformazione di Laidlaw ci inchioda al nostro destino.

Questo è il triste epilogo, quasi didattico nella sua fatalità: il capitano nonché la massima esperienza nazionale, rischia senza troppo calcolare nell'unico momento della gara in cui non era concepibile. Vittoria e terzo posto nel torneo vanno a chi l'ha meritato per le gare precedenti, non in questa: nelle fasi statiche gli uomini di Scott Johnson sono stati letteralmente brutalizzati (una meta tecnica in carniere) e anche in fase dinamica una volta tanto siamo stati pari. Ma stava scritto che una tournée Azzurra così mal progettata e ancor peggio eseguita non potesse finire in gloria. Speriamo serva da utile lezione, anche se il tempo inizia a scarseggiare.

Cronacare una partita alla viva il parroco come questa è perder tempo. Basti dire che difese così non esistono. Ma siamo all'ultima della stagione, l'accordo implicito tra le due è "divertirsi" che tanto nessuno guarda, facciamo a chi segna di più. E allora è un inseguimento: meta alla prima palla toccata in nazionale da Leonardo Sarto (un'altra ne sfiorerà più avanti) del primo minuto, risposta dell'ala Tommy Seymour al 6'; tra quarto d'ora e fine del primo quarto gli scozzesi provano ad allungare, portandosi sul 10-17 grazie alla ridicola meta di Sean Lamont (donazione a cura della difesa Azzurra, roba da Oggi le Comiche). Alla mezz'ora la mischia Azzurra sfida e sminuzza ripetutamente quella scozzese sotto i pali, all'arbitro non resta che assegnarci la meta tecnica. Di Bernardo è insolitamente preciso, 100% fino al momento, e il primo tempo, dove tutti sembrano dei Folau tanto le maglie difensive sono larghe e i placcaggi si rompono con un grissino, si chiude sul 20 pari.

Nel secondo tempo l'Italia prende la supremazia delle operazioni, facendo leva sulla mischia e sulla rimessa laterale comandata da Bortolami. dove Furno schierato blindside e Barbieri tirano giù tutto. Ma far partire le maul è altra cosa, mica siamo sudafricani. Le difese diventano un po' più presentabili da ambo le parti. Sia come sia, la precisione di Di Bernardo ci porta al 26-23 dell'ora di gioco, poi il primo errore e infine 29-23 al 67'. Nel frattempo, tomo omo quatto quatto Brunel toglie giovinastri e rincalzi e mette in campo uno alla volta i titolari: Ghiraldini per primo, poi Zanni, Cittadini e DeMarchi, Pavanello al posto dell'esordiente Cedaro (tosto lavoratore rasoterra, un Gendenhuys) , Canale per Morisi (solida prestazione). "Vuole vincerla", commentano da Sky. Infatti. Così come voleva "impressionare" avversari di livello e arbitraggi e già che c'era, instillare qualche nuovo automatismo. Un autentico successone ben pianificato.

- Considerazioni di sintesi sul Tour Azzurro

Ce ne torniamo a casa cornuti, mazziati e con qualche baco precedentemente rimosso nuovamente nelle teste. Un autentico passo indietro.
Note positive nel generale disastro?

Non sul piano tattico. Siamo stati fin dagli albori critici con juicio del modello di gioco basato sul possesso impostato da Brunel: certo, gli Azzurri avevano bisogno di maneggiare più proattivamente l'attrezzo per trovar confidenza, ma dovrebbe essere intesa come fase propedeutica e non un fine, un po' come la difesa e basta di Mallett. Difatti il rugby che conta da tempo va spostando tutta l'attenzione verso il controllo delle fasi di transizione, per colpire in ripartenza. Invece, in questo tour abbiamo visto solo focus su evoluzioni di Parisse playmaker dietro la linea. Bello ma, per vincere a forza di sottomano ce ne vuole ...

Piuttosto, le note positive coincidono guarda caso con tutti i giovani esordienti o giù di lì. Morisi non si fa mai prendere in castagna e con Sgarbi fa coppia solida, magari poco fantasiosa ma in grado di ben comportarsi; Cedaro è la fresca umile ruspante alternativa a Gelden. che mancava dai tempi di Del Fava; Furno è solido e polivalente, non è Minto ma ce la mette tutta per diventarlo. Infine Sarto (Chillon non giudicabile): un Cutberth de'noantri, sereno, solido, affidabile, l'unica rivelazione ottima del torneo.

Ma guarda, il positivo arriva dai pochi esperimenti introdotti ... Basta così, o dobbiamo infierire? Non si potrebbe, ma noi lo diciamo lo stesso: questo tonfo è responsabilità di Brunel e del suo staff.

- Responsabilità strategiche - selezionare i "senatori" senza inserire quantità di alternative necessarie per consentire  agli stessi e riposo e sufficienti per fornire ulteriori stimoli;

- Responsabilità tattiche: aldilà di un modello di gioco passé costato caro ad Andy Robinson ex allenatore scozzese, mi sta bene il focus sulle fasi statiche ma non quell'imbottirci di saltatori, contro Samoa! E manco un grinder in campo, contro Samoa!  Fa solo che concludere, ma a cosa diavolo stavano pensando?

Fan ridere per non piangere i tentativi di colpevolizzare i "senatori" che si leggono in giro, per scaricare l'untouchable e il suo entourage: tipo quello che i nostri non potevano esser "stanchi" perché non giocavano da un mese, ergo non si sarebbero impegnati! La stanchezza mentale non è concetto da specialisti, persino un impiegato dopo un anno di lavoro sedentario sente la necessità di staccare, immaginarsi chi vede girar palle ovali e lanci le sue ossa cartilagini e muscoli addosso a quelle altrui, ininterrottamente da nove mesi!

Se poi alla vigilia nello staff s'erano accorti che la tensione non era quella giusta, come emerso da qualche parola in una intervista, ancora peggio. A quel punto era troppo tardi per cambiar rotta ed evitare l'iceberg,per cui il Titanic s'è inabissato con la sua orchestrina sul ponte che suona la solfa del "però dài, ho visto i nostri un po' più propositivi in fase di possesso". Aaargh basta con 'sto possesso! Su dài aggiorniamoci, oggi l'ovale scotta, meno lo tieni e meglio vai.

Senza agitar cappi e aizzar folle ostili nei forum (capirai ...), vorremmo che l'ambiente si svegliasse dal bel sonno consolatorio in cui piombò due anni orsono, "alè, ci siamo liberati di Mallett, arriva uno che gli italiani li capisce"; salvo comprendere ora che a capirli troppo, 'sti italiani ti e si fregano ...

A volte per far diventare una congrega di individui, un gruppo di alte prestazioni, serve meno buonismo e più razionalità e coraggio: quello che non mancava certo al tanto vituperato Mallett, cui venne sottratto il giocattolo sul più bello che la Celtic produceva quel che aveva dovuto alimentarsi da solo per tutti quegli anni: il fiato e il ritmo. Forse ne aveva pure troppo, ora forse ce n'è poco. Il coraggio e la razionalità nelle giuste dosi, servono per identificare e sviluppare delle alternative. Queste servono primo per averle ma anche per stimolare i titolari designati. E ai cauti immobilisti alla Munari del "questo è quel che passa il convento" e "i giovani non vanno bruciati", diciamo che, rari casi Folau o SBW a parte, le alternative prét a porter non le han manco in Nuova Zelanda: tutti hanno il problema del loro sviluppo, cioè provarle in corso d'opera. I Test di giugno esattamente a questo servono, da sempre.

Di più: la buona notizia che ci portano i Sarto e i Morisi è che la Celtic funziona: i Ferrarini, i Campagnaro etc.etc. sono reali, aspettano solo di esser messi alla prova - e i Barbieri Parisse etc,etc, han bisogno solo di esser "stimolati" dalla concorrenza.

Invece abbiamo sprecato malamente l'occasione principe per sperimentare senza farci troppo male. Guarda caso, e senza spingerci all'Inghilterra, altri con la scusa dei Lions testano e scoprono gli Heathcote, gli Swinson, i Dunbar, Seymour, Murchie, Scott etc.etc.

Infine, tutto questo lo diciamo perché gli "stimoli" non servono solo ai titolari e le opportunità solo agli emergenti: una brutta prova sottolineata da un brutto voto che va agli atti,  ogni tanto può esser utile per far tornare sulla terra un coach  troppo incensato da tutti. Neh mainstream? 

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