2012-05-28



Abbiam fatto cenno al mercato delle italo-celtiche o meglio della sola Benetton, visto il destino stile "vil Connacht de'noantri" che attende la Cosa Federale in gestazione. "Vile" nel senso toscano di finto, farlocco, comparabile solo per mala informazione. Magari la Cosa II fosse un progetto simil Connacht, sarebbe una cosa seria: ad esempio Galway ha l'unica franchigia irlandese senza limiti al reclutamento di stranieri (se non quelli imposti dalla Lega celtica),  né prima né adesso, come si conviene a una struttura deputata a sviluppar giovani talenti, i quali han bisogno più di esempi da imitare che di accademici da ascoltare.

Tant'è, in attesa di eventuali sviluppi, cogliamo l'occasione della vittoria degli Ospreys nel Pro12 per soffermarci sul mercato delle gallesi.

A vedere il sinottico presentato da itsrugby.fr, gli estimatori dei Dragoni han da mettersi le mani sui capelli. Due i numerini che sintetizzano la situazione meglio di qualsiasi discorso o analisi: il quadro di mercato alla data (e i giochi sono pressocchè fatti) riporta 40 tra partenze e rilasci, contro 12 arrivi nella terra dei Dragoni.

Di questi ultimi dodici, metà sono scambi interni tra le franchigie gallesi, più un rientro (il trequarti 20enne Tom Prydie, a Newport dai Wasps), quattro gli acquisti stranieri dei Blues e uno per gli Scarlets. Tutto qui per adesso.

Sul fronte partenze, migrano sia nazionali che stranieri arrivati negli anni pre-crisi: cinque i big guns diretti in Francia - Gethin Jenkins e il neozelandese Ben Blair van via da Cardiff, Luke Charteris e Aled Brew da Newport, Huw Bennet dagli Ospreys;  ben una decina si muovono verso l'Inghilterra - tra i quali spiccano Rhys Thomas da Cardiff, Martyn Thomas da Newport, Paul James più lo scozzese Nikki Walker dagli Ospreys e il più "grosso" di tutti, Ben Morgan dagli Scarlets a Gloucester, dagli Scarlets ai Wasps il chi-l'avrebbe-mai-detto Stephen Jones. Nell'esodo gallese pescano anche dall'Irlanda, che si riporta a casa Tommy Bowe (dagli Ospreys a Ulster)  e si prende due stranieri in uscita da Cardiff, lo scozzese Dan Parks (a Connacht) e il neozelandese Casey Laulala (al Munster). Anche la Scozia ne approfitta, riprendendosi Sean Lamont, dagli Scarlets ai Glasgow Warriors e facendo migrare da Cardiff a Edinburgh i nazionali in rosso John Yapp e Richie Rees. Mancheremmo solo noi italiani, ma non è cosa ...

Chi arriva? Si fa presto a dire: agli Scarlets un seconda linea sudafricano dai Griquas, George Earle spesso titolare quest'anno nei Cheetahs; a Cardiff invece s'annuncia dall'Australia il mitico Campese Ma'afu, pilone non eccelso (non è nel SuperRugby), fratello minore dell'hooker nazionale Salesi e un altro pilone "di seconda fascia", il franco catalano Benoit Bourrust, più un paio di altri arrivi ancor meno rinomati. Newport si accontenta di un paio di scambi nazionali in entrata e gli Ospreys sono invece del tutto bloccati in ingresso, per ora si dicono focalizzati sui prodotti della Academy nonostante le uscite, tra le quali conta il ritiro di Shane Williams.

Per non dire di un paio di mancati rientri: il forte pilone Eifion Lewis-Roberts lascia Tolone e torna al Sale, il centro Lee Thomas lascia Lyon e si accasa dai Wasps.

Questo è quanto, alla data: giovani emergenti a parte, siamo di fronte a un oggettivo, netto impoverimento tecnico delle franchigie gallesi, tanto da poter realisticamente  diventare target per la Benetton in campionato, più delle scozzesi (che invece come vedremo prossimamente, sulla carta si stanno rafforzando in modo notevole).

E pure i dirigenti della Wru possono giustamente menar vanto di essere riusciti, usando intelligentemente qualche testimonial come lo stesso Shane Williams, a limitare un esodo che si preannunciava di dimensioni bibliche e che sta seriamente preoccupando coach Warren Gatland, trattenendo giovani player molto appetiti internazionalmente come Warburton, Lydiate o Jonathan Davies.

Le cause dell'esodo? L'innescarsi di una spirale perversa: la attrattività dei giocatori dopo il convincente Mondiale e il Sei Nazioni, combinata con gli effetti della crisi economica globale. Effetti risentiti nel rugby gallese più che da altre parti, in quanto amplificati da un modello, quello a franchigie regionali create "in laboratorio" (senza un substrato "storico" come quelle irlandesi), che va mostrando più di una crepa. Infatti la scelta di  relegare al livello locale molti sani campanili (i vari Ponty-etc.etc.) e di fondere antichi rivali (come Neath e Swansea) in nome di un acritico "l'unione fa la forza" che in realtà è dirigismo fondato su pensiero debole, ha prodotto la disaffezione del pubblico, che si raduna in massa oramai solo più per la Nazionale. Vi ricorda qualche altro posto?

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