di Francisco AMBROSINO
SAVIANO. L’inciviltà regna sovrana! Qui da noi, al sud lo è ancora di più: senza se e senza ma. Senza lasciare adito a dubbi o a perplessità. Il Comune di Saviano (in provincia di Napoli) per coloro che non ne fossero a conoscenza, è interessato dall’attraversamento di circa 7 chilometri di Regi Lagni Borbonici, costruiti circa tre secoli fa dai padri-padroni del meridione d’Italia (allora chiamato Regno delle Due Sicilie) per raccogliere le acque reflue provenienti dalle contrade e dalle masserie limitrofe che venivano e vengono giù -oggi come allora- in occasione della stagione delle piogge. Purtroppo però, da allora in avanti, è tutto cambiato: tutto è mutato, ma di male in peggio. Nulla è più come prima. Gli alvei deputati alla raccolta di acque piovane hanno visto esaurito il loro compito iniziale, hanno visto svanire la loro essenza ingegneristica per la quale furono progettati e realizzati: non più collettori urbani (ed extra-urbani) bensì cloache e contenitori a cielo aperto di ogni sorta di rifiuto e di materiale tossico-nocivo. Bidoni arrugginiti, carcasse di auto rubate, stracci usati e imbevuti di sostanze nocive, amianto, lavatrici dismesse e secchi per vernici, scarti di macelleria, materiali edili e da rimozione. E molto, molto di più! Ai miei tempi e parlo degli anni ’80, negli alvei borbonici si poteva liberamente giocare e finanche attraversarli e questo per ‘tagliare’ e arrivare prima a casa dopo una giornata trascorsa tra amici a inseguire un pallone e a gridare a squarciagola, per non fare tardi all’ora di cena e soprattutto per non sorbirsi ceffoni e improperi da parte di genitori ansiosi e poco compiacenti. Oggi tutto questo non esiste più: sia a causa dell’inquinamento di cui sopra, sia perché sono state realizzate mura di cinta perimetrali alte e brutte a vedersi, architettonicamente non belle, che non permettono salti o scavalcamenti azzardati, ma il lancio di buste di monnezza al volo, ahimè, questo si. La manutenzione tecnica, da sempre a carico della Regione Campania, avveniva in modo regolare fino a metà anni ‘90, con cadenza anche semestrale/annuale. L’erba non raggiungeva le altezze spropositate di oggi giorno. Topi e serpenti non spadroneggiavano liberamente. Ma soprattutto: non si sentivano i miasmi puzzolenti tipici degli scoli industriali provenienti dai comuni limitrofi. E in qualunque stagione dell’anno. Dinanzi a questo scempio e per soddisfare le istanze della cittadinanza che chiedeva (e chiede tutt’ora) maggior tutela ambientale, tra il 2008 e il 2010, l’Amministrazione di centro-sinistra (precedente all’attuale di centro-destra, retta dal Dottor Sommese) si è impegnata a far installare un sistema di videosorveglianza che mettesse fine o per lo meno, riducesse o limitasse la quantità di materiali tossici sversati a qualunque ora del giorno o della notte. Si pensò di far installare videocamere di ultima generazione aventi come scopo finale quello della deterrenza. Con la Determina n.169 in data 30 settembre 2011 la Società Telecom Italia Spa veniva liquidata (pagata) con la somma di 80.361,00 EURO (quantità interamente elargita con i fondi dei contribuenti- con iva al 20% inclusa) dalla suddetta precedente giunta comunale per aver portato a compimento il progetto “Lo sguardo sulla Città”. Problemi risolti? Niente più sversamenti tossici? Lagni puliti e di nuovo fruibili dall’utenza? Assolutamente no: tutto è come prima, anzi: peggio di prima! Se qualche cittadino non savianese volesse avere l’ardire di farsi un giro dalle nostre parti, potrebbe dare un’occhiata da vicino e toccare con mano (ma in fin dei conti non gli converrebbe, dato che siamo al cospetto di veleni) le condizioni pietose nei quali versano gli alvei e le stradine di campagna adiacenti: i rifiuti ogni giorno gettati nei lagni si sono accumulati fino a diventare collinette e ogni giorno crescono sempre di più, mentre i canali sottostanti i ponti (parapetti) costruiti per collegare le due sponde dell’alveo, sono parzialmente otturati da fanghi e materiali plastici che non permettono il normale deflusso di acque reflue. Quando poi si raggiungono altezze fastidiose, il coglione di turno si prende l’onere di incendiare i cumuli che a loro volta rilasceranno nell’aria Poli-Cloro-Bifenili (PCB) e furani velenosi, in modo tale da lasciare spazio per altri nuovi ‘arrivi’. Fin dalla prima installazione si è avuto subito il sospetto che il sistema non fosse all’altezza della situazione: gli incivili continuavano a sversare a tutte le ore del giorno e della notte, addirittura nelle vicinanze o nella stessa area circostante la zona presenziata dalla videocamera! Un chiaro segnale di strafottenza o, come si sarebbe detto negli anni ’70, un vero e proprio attacco allo Stato. Allora la gente ha iniziato giustamente a chiedersi: ma questi marchingegni funzionano o meno? Giorno 05 luglio 2012: il Delegato alle Politiche Ambientali della nuova Amministrazione di centro-destra, al suo primo incarico istituzionale, si prende la briga di far convergere le richieste della cittadinanza circa i chiarimenti sulla funzionalità del costoso sistema di sorveglianza installato: si formula così una richiesta ufficiale indirizzata alla Telecom Spa tramite il Corpo dei Vigili Urbani, di “relazionare in merito allo stato e al funzionamento dell’impianto di videosorveglianza presente su tutto il territorio comunale”. Ed ecco alcuni estratti ripresi direttamente dalla risposta ufficiale protocollata con numero 8897 in data 30 agosto 2012:
“In linea generale, il sistema di videosorveglianza sul territorio comunale è attivo e funzionante. Esso però ha sempre evidenziato enormi malfunzionamenti e lacune sia di carattere tecnico che operativo. In particolare il sistema di videosorveglianza in essere sul territorio comunale, per come congeniato e strutturato, appare sottodimensionato rispetto all’area da vigilare e non in linea con lo stato dell’arte rispetto alla tipologia di violazione che ci si prefigge di perseguire, pertanto lo stesso non risulta in grado di sortire gli effetti repressivi desiderati.”
Riprendo l’ultima parte della relazione: “… pertanto lo stesso [sistema] NON risulta in grado di sortire gli effetti repressivi desiderati”. Non voglio assolutamente polemizzare: lascio a voi l’interpretazione. Ancora dallo stesso documento:
“Di certo una postazione presidiata con operatore fisso in sala operativa e l’ausilio di una pattuglia in zona, almeno per le ore diurne, risulterebbe meglio in grado di sfruttare il sistema di videosorveglianza in essere anche per così com’è, permettendo probabilmente anche di reprimere in flagranza eventuali azioni di violazione e/o altro che si dovessero perpetrare, ma sappiamo bene che tale situazione di fatto al momento è impraticabile ed inattuabile.”
Quindi: si potrebbe rendere il sistema di videosorveglianza più operativo (dato che attualmente non lo è, o forse lo potrebbe diventare) assumendo un operatore fisso con l’ausilio di una pattuglia di agenti in zona. Ma purtroppo tutto questo non è attualmente possibile: e per quale motivo? Forse perché mancano i fondi? Oppure mancano gli uomini in divisa? E se tutto questo non dovesse essere soddisfatto? A cosa servono le telecamere? Lascio ancora a voi le considerazioni. E proseguendo nell’estrapolazione dal testo si evince che il sistema è praticamente inutile (opinione non personale, ma sviluppata in seguito alla lettura del testo ufficiale) per individuare con esattezza coloro che si macchiano di reati ambientali, in quanto le immagini dei soggetti che da esse si derivano presentano “contorni poco nitidi e per nulla individuabili”:
“Tra le possibili considerazioni al sistema di videosorveglianza in essere ed alle vicissitudini intercorse è bene rappresentare, in particolare, che l’immagine / fotogramma visibili dalle riprese effettuate presentava un quadro visuale troppo ampio e profondo, con intervalli di spazi coperti molto lunghi, dove gli eventuali soggetti attivi, sia passanti che stazionanti, in essa ripresi presentavano e presentano contorni poco nitidi e per nulla individuabili. Questo anche con eventuali ingrandimenti e zoomate, sia delle riprese dirette che delle registrazioni effettuate, a seguito delle quali la risoluzione delle riprese risultava e risulta fortemente insufficiente ed inadeguata, con un’immagine che appariva ed appare sgranata, sfocata ed indistinguibile, ivi inclusi eventuali numeri di targa dei veicoli e quant’altro ripreso. Cosa che poi diventa praticamente impossibile in una eventuale visione notturna.”
Quindi: le telecamere non permettono di riprendere il numero di targa di eventuali auto in transito (e di quant’altro ripreso). Dinanzi a tali incongruenze, il Comando dei Vigili Urbani ha imposto -con toni professionali e nel pieno adempimento delle proprie funzioni- alla stessa società di provvedere alla soluzione del deficit (sia informatico, che tecnico). Ma, nonostante i numerosi solleciti provenienti dalle istituzioni savianesi affinchè i tecnici Telecom SpA. intervenissero e facessero il proprio lavoro (in realtà sono intervenuti spesso e volentieri ma sempre senza eliminare il problema), a oggi, possiamo affermare che il sistema di videosorveglianza installato sul Comune di Saviano ancora non sappiamo se dia o meno le giuste garanzie di deterrenza e vigilanza H24:
“Di seguito, in una prima fase, la visione di insieme dei singoli tre quadri/pannelli visibili (uno per volta) risultava riattivata, ma sia per i singoli pannelli di insieme che per singole telecamere, persistevano e persistono ancora rallentamenti e ritardi di immagini che rendono le stesse non attuali ma già pregresse al momento della ripresa. Malfunzionamenti sopra esposti per i quali i tecnici della ditta interpellati riferivano “che stanno studiando e cercando di eliminare” e che per gli stessi vi sono ancora lavori in corso.”
Per rimanere al testo ufficiale: abbiamo telecamere che (forse) funzionano in ritardo e, nel momento in cui si decidesse di dare un’occhiata a ciò che è stato registrato, si sarebbe comunque al cospetto di immagini non attuali bensì pregresse. Tutto questo, nonostante i tecnici Telecom abbiano asserito di essere impegnati da parecchio nello studio di un piano su come eliminare le fastidiose distorsioni. Ma ciò che mi preoccupa è la parte finale del testo a cura dell’Ingegnere responsabile che ha seguito l’intero iter: leggete attentamente quest’ultima parte di estratto:
“Per quanto sopra esposto, si ritiene corretto affermare che a fronte di un apprezzabile impegno da parte della ditta interessata di cercare di adeguare ed ottimizzare le apparecchiature esistenti alle specifiche esigenze per cui sono state installate, non corrisponde un altrettanto ed adeguato riscontro applicativo e pratico delle riprese effettuate, con risultanze video insoddisfacenti sia in termini di campo visivo e focale delle telecamere che di risoluzione delle immagini riprese e registrate, senza contare il perenne ed infruttuoso work in progress ed i continui malfunzionamenti in atto. Pertanto, a parere dello scrivente, il sistema di videosorveglianza in essere, la cui alta valenza in termini infrastrutturali, logistici e tecnologici nonché di deterrenza è e resta evidente ed innegabile, ad oggi, come per il passato, non appare ancora in grado di soddisfare gli scopi prefissati e sortire gli effetti repressivi desiderati, soprattutto in fase successiva di visione e riscontro delle immagini registrate.”
Per cui mi domando e dico: in definitiva, le telecamere presenti funzionano oppure no? Sono funzionali al progetto iniziale oppure no? Svolgono o meno la funzione di controllo e deterrenza? Insomma: ci possiamo fidare? Se volete un parere personale -questo si- direi che la Telecom SpA farebbe meglio a tornare sui suoi passi e si decidesse una buona volta a ritirare quelle in essere per far posto a nuove strutture di videosorveglianza valide, moderne e in linea con la quantità di danaro sborsata dall’utenza. E’ una brutta storia questa, come ce ne sono tante nel bistrattato meridione d’Italia: è una storia di spreco e di poca chiarezza. E’ arrivata l’ora di farci sentire! Un ultimo pensiero: la pulizia dei Regi Lagni seppur con lentezza snervante e un grande dispendio di risorse, è ripresa, qualcosa è stato portato via dagli alvei, si riesce di nuovo a vedere il fondale degli stessi. Purtroppo però, senza un perfetto funzionamento del sistema di videosorveglianza di cui sopra, ogni sforzo profuso nel tutelare l’ambiente risulta praticamente inutile e dispendioso per le semivuote casse del comune napoletano. Senza le telecamere per quanto tempo possiamo garantirci lagni e alvei puliti?