2015-10-02

È ancora tutta da scoprire la formula vincente del giornalismo online (e digitale più in generale).

Tra gli addetti ai lavori c’è chi intravede nella Rete il declino di una professione di cui si riconosce l’autenticità solo attraverso il classico giornale cartaceo, e chi invece ne rintraccia una fonte di rinnovamento e rilancio per un mestiere in piena trasformazione. Le testate online sono ormai una realtà consolidata nel panorama editoriale italiano, ma il business non sembra essere all’altezza delle aspettative. Almeno per ora.

Per mettere in atto un cambio di passo credo che l’attenzione vada indirizzata altrove: sul lettore per esempio, e sulle sue abitudini di fruizione di un contenuto giornalistico. Curiosità e ricerca, ma soprattutto semplicità e condivisione: sono queste le parole d’ordine dell’audience 2.0. Quella che vive sui social network. Il movimento è verticale. Serve a scorrere la bacheca di Facebook alla ricerca di qualche notizia stimolante, una foto da condividere, un video (breve) a cui mettere mi piace. Per ripensare il giornalismo bisogna fare i conti con un assunto: la maggior parte degli utenti finisce su un articolo tramite la propria pagina Facebook e, molto raramente, visitando il sito della testata. Le home page delle principali testate giornalistiche stanno diventando sempre meno rilevanti.

Seguendo tale ragionamento si rischia di cadere nella logica della quantità a discapito della qualità del contenuto. Si potrebbe essere tentati dal dare la precedenza ad articoli “leggeri” a discapito di quelli più autorevoli. Su questo fronte poi sono sempre più i siti che, per provare a sopravvivere nel mare magnum della rete, mettono in atto la strategia del cosiddetto “clickbaiting” (o acchiappaclick), una pratica che consiste nel pubblicare un titolo capace di attirare l’attenzione dell’utente e invogliarlo a cliccare sul link. Un fenomeno che tuttavia il social network di Menlo Park sta combattendo da oltre un anno tramite la realizzazione di algoritmi più sofisticati. Coniugare qualità del contenuto con le logiche di fruizione dei social network è una delle principali sfide dell’editoria di domani.

Per converso i publisher hanno sempre più necessità di sviluppare nuove forme di monetizzazione della propria audience. La riduzione progressiva del valore dell’inventory legata al display advertising, coniugata con un sempre più forte utilizzo da parte dei centri media e delle media agencies di tecnologie di Programmatic buying (cioè piattaforme tecnologiche che permettono la profilazione automatica dell’audience e l’acquisto di spazi pubblicitari in real time) riducono progressivamente i margini per i publisher.

In questo contesto si inserisce prepotentemente Instant Articles, il servizio messo a disposizione dei publisher da Facebook. Si tratta di un sistema che consente di leggere un articolo direttamente dalla news feed del social network, senza cliccare su un link che rimanda al sito. Un servizio istantaneo appunto. In questo modo gli editori possono sfruttare la pervasività e la capacità di profilazione di Facebook, e trasformarsi progressivamente in content provider potendosi concentrare su contenuti di qualità a costi inferiori e introducendo nuove forme di ricavo. Per converso il rischio forte è di perdere il controllo della propria audience, che rimarrà definitivamente all’interno dell’ambiente del social network.

Da Venture Capitalist guardiamo con interesse all’evoluzione delle dinamiche del settore e alle opportunità di innovazione che ne potranno derivare.

Stefano Molino
@Gioppo87

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