2015-09-26

Sono arrivata a Verona il giorno stesso, per l’ora di pranzo, con la valigia sottobraccio e l’amica fidata a fianco, quella ragazza che mi ha convinto in un giorno di sei anni fa a guardare la seconda edizione di Ti Lascio una Canzone.

Verona è splendida, compatta, storica, dà un senso di libertà e, quasi come se l’arte avesse stretto un patto con la natura, la giornata è splendida, un degno ultimo giorno d’estate. L’Arena è illuminata dal sole, calda, pulsante: Ignazio, Piero e Gianluca sono appena entrati nel grande teatro per iniziare le prove generali e i suoni si diffondono per tutta Piazza Bra. Si sentono spezzoni del medley di Pino Daniele, di En Aranjuez con Tu Amor, Volare… non resta che sedersi sugli scalini per ascoltare in religioso silenzio, circondati da gruppi di fan che tendono l’orecchio cercando di capire quali saranno le modifiche apportate alla serata, desiderando vedere le prove all’interno dell’Arena.

Quasi avessero interpretato i nostri pensieri, i ragazzi (ma a tenere il telefono è Ignazio) si filmano su Periscope mentre cantano: viene inquadrato Gianluca mentre canta Can’t help falling in love e Piero con E Lucean le stelle.



ph. Vanity Fair Italia

Il mio primo pensiero guardando i cancelli chiusi e stringendo il telefono in mano è la frase di Jonathan Safran Foer, tratta dall’omonimo libro: molto forte, incredibilmente vicino. Credo che nulla in quel momento potesse interpretare meglio le emozioni che tutti stavano provando nell’essere seduti fuori dall’Arena, cinque ore prima del concerto, sapendo che loro erano lì, a pochi metri, vicino a noi, ma una storica arcata ci separava.

Non mi va di passare tante ore seduta su quegli scalini, ho voglia di vivere Verona: è tempo di visitare Giulietta e cercare un po’ di fortuna – magari riuscirò a incontrarli? Chi lo sa, si può solo promettere a se stessi di provarci, nel rispetto della privacy altrui.

I cancelli aprono alle sette, per assicurare a tutte le 15.000 persone di posizionarsi prima dell’inizio: l’emozione e l’adrenalina crescono e mi fanno dimenticare di non aver ancora cenato (e credetemi, non è cosa da poco); ma ho finalmente realizzato di essere nelle prime file delle gradinate, praticamente in braccio agli operatori RAI e di conseguenza il mio stomaco ha perso il diritto di protestare. Il Volo: siamo cresciuti insieme. Siamo coetanei e per un puro gioco della sorte e una fidata amica – vedi sopra – li ho scoperti quando nessuno ancora avrebbe osato immaginare il loro futuro; mi sento come se invece lo avessi sempre saputo, avessi partecipato in qualche modo a un pezzo della loro vita.

La notte cala, le luci blu illuminano l’Arena gremita di gente, Giannini con la sua voce profonda introduce la serata: “Una favola moderna […] comincia in Italia, pensate. In qualche città della nostra bella provincia. Più dei personaggi, i veri protagonisti sono la passione che li anima e l’amicizia che li fa crescere. […] Ciò che la passione e l’amicizia da sole non possono, realizza il talento. Passione, amicizia, talento, non sono i nomi di tre fate, ma quando nella vita raramente accade che si mettano insieme, come se lo fossero realizzano qualcosa di magico. Questa favola moderna non ha un finale perché è appena iniziata ed è tutta da scrivere, e parla di 3 ragazzi che hanno spiccato il volo.

Applausi a scena aperta per il toccante inizio e per Il Volo, che scende le scale del palcoscenico sulle note di Volare (nel blu dipinto di blu) interpretata e ballata in chiave moderna. La prima cosa che Piero, Ignazio e Gianluca avvertono come necessaria è ringraziare il pubblico: «C’è da dire una cosa: che voi siete i protagonisti di questa straordinaria avventura!» Ignazio scatena applausi in Arena. «Concordo» gli fa eco Piero. «Allacciate le cinture di sicurezza e preparatevi a volare!» conclude Gianluca, seguito da un millesimo di secondo di silenzio prima dello scrosciante applauso.
Il mondo, Io che non vivo. Durante tutte e 27 le canzoni Il Volo corre per il palcoscenico, composto di una lunga pedana e di due ali laterali, avendo cura di scambiarsi di postazione per non dimenticare nessun fan: durante Io che non vivo Piero si sposta dalla mia parte e tutti noi lo salutiamo. Vedere la sua gioia nel cantare a Verona davanti a un pubblico che ha reso il concerto sold-out da mesi fa bene al cuore: i suoi occhi brillano e tutto, dalle luci alle stelle, dalle costruzioni romane alle ghette di Ignazio e Gianluca, sembra parte di una meravigliosa favola, anche più bello.

Introducendo L’amore si muove chiamano sul palco Carlo Conti, colui che ha creduto in loro fin dalla prima nota di Grande Amore e che li ha sempre sostenuti, specialmente durante le critiche post-Sanremo. «L’amore si muove…si muoverà davvero tra poco!» il 25 settembre uscirà l’album e sinceramente dopo aver sentito gli inediti non vedo l’ora di poterlo stringere a me con qualche reminiscenza de Il Signore degli Anelli – il mio tesssssoro! Ricordando Ignazio a Chieti.

Gianluca racconta in seguito che è merito di suo fratello Ernesto (applausi) se hanno deciso di contattare Francesco Renga per poter incidere la sua canzone, che poi il cantautore ha riscritto appositamente per loro in due ore. Renga è apparso dietro l’orchestra salutato da un’ovazione per duettare con il trio ne L’Immensità: risultato gradevolissimo, ma d’altronde stiamo parlando di professionisti. Molto carino Ignazio che tiene il tempo a Renga, non abituato alla versione operata da Il Volo, nella quale le note sono tenute anche per 10 secondi di fila, un po’ come scendere dal letto alla mattina, insomma. Chi non lo sa fare?

Ci si sposta di epoca: 1959, racconta Piero. Ignazio: «Ero ragazzo, piccolino»

Piero: «bei tempi…nel 1959 Domenico Modugno durante la sua tournée americana, esattamente a Pittsburgh…»

Ignazio si rivolge a qualcuno tra il pubblico in prima fila: «Si ricorda lei i tempi belli? Eh…»

Piero comincia a dare segni di irrequietezza, perché gradirebbe tanto poter finire una frase: «altri tempi»

Ignazio: «Altri tempi»

Piero: «…Lasciò…silenzio, Ignà!»

Ignazio: «scusa…»
Parlando dei due innamorati, Ignazio si sposta verso Gianluca, affermando di voler ricreare la scena. Ovviamente l’occasione per Piero è troppo ghiotta per non dire che si salutarono con un bacio: Ignazio schizza via lontano da Gianluca, esclamando che un bacio no, non lo avrebbe dato, al massimo un abbraccio, senza offesa. Gianluca si mostra per niente dispiaciuto ma accetta di buon grado di avere Ignazio aggrappato a lui come un koala su un albero.

Questa gag esiste dall’inizio del Grande Amore Tour, ma non è mai uguale, perché di identico c’è solo l’antefatto; tutto il resto è affidato all’improvvisazione dei ragazzi e poterli finalmente vedere dal vivo è stato la chiusura di un circolo. Poi, vederli a due metri di distanza fa sempre un certo effetto.

Dopo Piove è tempo di un’altra gag, che parte dall’onnipresente accento siciliano di Ignazio.

Gianluca: «Ma da dove vieni?»

Ignazio: «Da Bolzano…sud.»
[Parte tagliata: Colgono l’occasione per salutare la Sicilia e Gianluca, sentendosi in minoranza, ricorda la sua regione di origine, l’Abruzzo, sotto gli occhi di un contrariato Ignazio. Gianluca parla dell’America e racconta come dopo aver incontrato Woody Allen egli conoscesse la Sicilia ma non l’Abruzzo, ma sia riuscito a capire di che regione si trattasse dopo aver sentito nominare il vino Montepulciano.

Ignazio allora si rivolge al pubblico: «Io comunque sono sempre più sicuro che Gianluca riceva una percentuale per la pubblicità che fa all’Abruzzo!»]

Piero: «Mi assento un minuto e fa danno»

Ignazio: «E non ti assentare, è semplice!»

Piero torna alle sue faccende, preparandosi per il primo solo. Intanto Gianluca è da solo con Ignazio, che lo sta bellamente plagiando.

Ignazio: «dove sta l’asta?»

Gianluca: «Là…sta»

Eccolo, lo abbiamo perso. È entrato nella lunghezza d’onda del compare siculo.

Piero è teso, lo si percepisce. Si avvicina al microfono per introdurre E Lucean le Stelle e teme il giudizio del tempio sacro dell’opera, ma la sua voce riempie l’aria e il tempo cessa di scorrere, fermo in una bolla. L’Arena si inchina e si alza poco dopo in un boato con standing-ovation, la prima della serata. Piero non riesce a crederci, saluta, ringrazia, ha le lacrime agli occhi e semplicemente sorride.

Granada sfiora un’altra standing-ovation e lascia il posto a Can’t help falling in love, coronata dalle immagini di Elvis che scorrono sul megaschermo centrale e dalla giacchetta in pelle che Gianluca indossa, in linea con lo stile di The King, la stessa giacca portata durante la prima comparsa a Sanremo. La sua voce calda e rassicurante incanta il pubblico, che rimane tuttavia indeciso sul da farsi: più della metà delle persone si alzano in piedi e Gianluca sorride, grato. Da dietro, in cima alle scale, compare Ignazio, che in silenzio e senza farsi vedere incita il resto delle persone ad alzarsi. Seconda standing ovation, il sorriso di Gianluca si allarga e scioglie i cuori.

Che nessuno provi più a dire che non si vogliono bene.

Seguono Quando l’amore diventa poesia, questa volta cantato in trio e non più solo da Ignazio, e Canzone per te, introdotta e conclusa da Giannini, che esce definitivamente di scena.

Piero, Ignazio e Gianluca fuggono dietro alle quinte per cambiarsi e, dopo un attimo di quiete, tre figure compaiono nell’esatto punto in cui era sparito Il Volo. [Parte non presente nello special Rai]

Basta sentire la prima frase per capire che si tratta di un altro tipo di Volo, il low cost. [Erano apparsi anche a Napoli, ricordate?]
«È un sogno che diventa realtà!!» il tormentone dello sketch che ha resto tutti un po’ più famosi, sia imitatori che imitati. Gennaro Scarpato, Mirko e Oreste Ciccariello scendono le scale truccati, pettinati e vestiti come Il Volo, iniziando ad abbracciarsi tra di loro complimentandosi per la buona riuscita del loro tour.

Gennaro/Ignazio: «Volevo ringraziare zia Carmela, zia Giuseppina, ma non zia Marilù perché ascolta solo i Pooh!»

Circa metà delle persone in Arena non li conosce ma rimane conquistata dalla travolgente simpatia e dalla somiglianza sia fisica che comportamentale con Piero, Ignazio e Gianluca. I MalinComici hanno scelto di parodiare il tratto più caratteristico del gruppo, ovvero il loro affetto smisurato l’uno per l’altro dimostrato con esuberanza e senza timore di esagerare, affetto che provano anche per il pubblico che non mancano mai di coinvolgere nelle loro battute. Per questo il trio di comici scende tra il pubblico e si siede in braccio alle persone abbracciandole e baciandole, urlando “grazie Italia” e “grazie Verona”. Addirittura i ragazzi de Il Volo low cost sono così compiaciuti da iniziare a baciarsi da soli.

«Volevo salutare tutte le sinfonie di Bethoveen, tranne la nona ma tutta Verona!»

È Carlo Conti a richiamarli all’ordine, ricordando che è stato lui ad averli in quel Sanremo che continuano a ricordare.

Nel sentir parlare di Sanremo, Oreste/Gianluca abbraccia Conti iniziando a singhiozzare. «Nooo, Carlo, che hai fatto?» Gennaro e Mirko rimproverano il presentatore. «Appena sente quel nome Gianluca scoppia a piangere!»

Conti si scusa e si complimenta con il trio per la forza che hanno avuto di andare avanti nei loro progetti nonostante le critiche ricevute.

Mirko/Piero sviene tra le braccia di Gennaro: «UNA CRITICA!». Si presenta il problema di come svegliarlo, ma Gennaro/Ignazio ha la soluzione pronta: pone le mani sulla testa di Mirko e urla: «Piero! Alzati e cammina!»

Appena quest’ultimo si alza, i tre cominciano ad urlare al miracolo e si abbracciano a vicenda, baciandosi da soli e correndo per il palco.

All’improvviso… «Scusate…» Il Volo, quello vero, irrompe sul palco dopo essersi cambiato d’abito e comincia a litigare scherzosamente con i propri doppioni, mentre Carlo Conti, stretto in mezzo, cerca di stabilire chi stia imitando chi, per poi sbottare che lui riconosce benissimo il vero Volo (indica i MalinComici) perché li ha ospitati al Festival.

Gianluca, il vero Gianluca, abbraccia Conti e finge di piangere: «Carlo, che Sanremo!» il pubblico inizia a ridere, perché ha capito la parte fondamentale del sodalizio MalinComici/Volo: il rispetto è tale che anche gli imitati ripropongono le battute dei comici, diventando una sola entità e raddoppiando il divertimento.

Ignazio alza le braccia e si rivolge all’Arena: «E niente, io volevo ringraziare tutti i laghi, i mari ma non i monti, perché sono fan di Carlo Conti!»

Conti ricorda nuovamente come abbiano tutti saputo reagire con eleganza alle critiche.

«UNA CRITICA!!!» questa volta è Piero Barone a svenire tra le braccia di Ignazio, strappando un coro di 15.000 risate.

Sulla scia dei siparietti comici viene introdotto il solo di Ignazio, il medley in onore di Pino Daniele. Piero, interrotto puntualmente da Gianluca come da abitudine, afferma che prima ha cantato lui e quindi Gianluca ha portato via Ignazio; poi siccome ha cantato Gianluca, Piero stesso lo ha portato via. Ora, cantando Ignazio, nessuno può toglierlo dal palcoscenico (o per dirla con le parole della stessa “vittima” «adesso voi due ve ne andate via») e pertanto augura a tutti gli spettatori buona fortuna.

L’omaggio al talentuoso artista scomparso di recente graffia, commuove e sorprende il pubblico e molti critici che si dichiarano stupiti dalla perfetta pronuncia del dialetto napoletano e dall’anima soul mostrata da un ragazzo così giovane.

La standing-ovation è unanime e Ignazio alza commosso una mano al cielo, dedicando il lungo applauso «al grande Pino».

Tanta tenerezza anche per l’umiltà che i ragazzi continuano a dimostrare nonostante i 6 anni di tour e successi; visibile nella paura di deludere, nell’emozione che precede le esibizioni importanti, nel significato che circonda ogni brano scelto e nella semplicità di Ignazio che, sedendosi al pianoforte prima di eseguire il medley, si rivolge alla parte sinistra dell’Arena: «Ah! Scusate le spalle!! Ma penso che da lì mi vediate lo stesso, no?»

Una svolta più ritmata si dimostra essere un inedito del nuovo album, eseguito live per la prima volta: Tornerà l’Amore, meraviglioso testo e ritmo inusuale per il repertorio de Il Volo ma di grande effetto.

Difficile descrivere cosa ho provato in quel momento: le parole mi hanno particolarmente toccato, era tutto così perfetto. La bellezza di sentire un nuovo brano dal vivo e non via radio o internet è qualcosa che non si può comprendere se non si è presenti. È scoprire come saranno divise le varie strofe, chi farà gli acuti, se sarà più pop o rock, se avrà una conclusione potente come Grande Amore o più delicata come Beautiful that Way. È partecipare ad un pezzo di storia, in qualche modo, è sentirsi parte integrante delle emozioni di chi canta, che cerca di capire se il brano sarà gradito o meno.

Gli applausi hanno dimostrato che la canzone farà tanta strada.

Giunge il momento “lucine”: i ragazzi chiedono al pubblico di accendere i flash dei telefonini, scherzando con la parte più anziana degli spettatori. Ignazio scende fino alle prime file chiedendo ad una signora anziana se il suo telefono possedesse il flash e sedendosi vicino a lei per cercarlo, mentre Piero scherza affermando che di certo non si trova nel portafoglio.

L’effetto è quello di un cielo trapuntato di stelle: le rovine più in alto sono illuminate a giorno e il concerto sembra essere sospeso in un punto del tempo, senza epoca.

Dopo Ancora (Ignazio si è seduto nella parte di palco vicino a noi e ci ha salutato!!) Conti ritorna e chiede una standing-ovation sulla fiducia per accogliere Francesco De Gregori, che duetta con Il Volo con il suo successo Sempre per sempre, datato 2001 ma che fino a quel momento non aveva mai voluto cantare in alcuna trasmissione.

Piero, Ignazio e Gianluca sono convinti che quello sia uno tra i duetti più importanti, e De Gregori li ringrazia sentitamente, sospirando: «Siete così giovani, beati voi!»

L’esecuzione di Delilah diverte e lascia aperto un dubbio, spero che voi possiate risolvermelo: come diamine riesce Ignazio a tenere l’acuto finale da inginocchiato? Mistero. Ignazio, mi hai risposto durante la diretta di RTL, risolvi anche questo arcano per favore, molto gentile.

[Parte non presente nello special Rai]

Piero si sposta al centro del palco e si prepara ad introdurre il brano successivo: «Sapete noi cantiamo in varie lingue… italiano, inglese e anche spagnolo»

Ignazio: «In giapponese ci canti?» risposta: solo in cinese. Ignazio: «E ‘O Sole Mio in cinese come sarebbe?»

Piero si fa aiutare ad allungare gli occhi per far assumere loro la forma a mandorla e canta in finto cinese.

Ma è tempo di ascoltare il quarto assolo della serata, Gianluca con En Aranjuez con tu Amor.

Gianluca è potente, sicuro di sé. Canta con una pronuncia perfetta e sa come muoversi sul palco: la performance è mozzafiato, dimostra una padronanza di voce da parte di Gianluca che spesso rimane relegata al suo ruolo di baritono, ma che appena riceve l’occasione esplode e si propaga come l’acqua colpita da un sasso. Risuona l’ultima nota e questa volta l’Arena intera avverte l’impulso di scattare in piedi; Gianluca si inchina e osserva esterrefatto la moltitudine di persone che si è alzata per lui: esattamente come a Sanremo e come quando a Ti Lascio una Canzone aveva visto il videomessaggio di Bocelli, si copre la bocca con una mano e piange, commosso.

Piero e Ignazio si complimentano.

E ora una canzone da Oscar: che ha vinto un Oscar ma «dice anche la pura verità: che la vita è bella»
Beautiful that Way viene eseguita live per la prima volta dopo Pompei, e l’applauso è assicurato. Chissà Piovani…

L’esibizione è delicata e al termine l’atmosfera diventa subito più rockeggiante con il secondo inedito: Per te ci sarò, completo di mosse da frontman dei ragazzi che incitano il pubblico a battere le mani e saltano per il palco estasiati e scatenati. Per te ci sarò sale di diritto sul podio delle canzoni preferite dell’album.

Sullo schermo scorrono foto e video in bianco e nero, scorre il passato dei ragazzi e le loro imprese, i trionfi, le conquiste mentre cantano La Vita, brano portato al successo da Shirley Bassey durante Sanremo 1968. Il tour con Barbra Streisand, l’ospitata al concerto di Laura Pausini al Madison Square Garden, i primi videoclip insieme, si vedono gli occhiali neri di Piero, le sue orecchie un po’ a sventola, i ricciolini di Gian-prima-maniera, la frangetta di Ignazio, l’abbinamento camicia nera-pantaloni bianchi, le prime barbe, l’evoluzione del loro stile e delle personalità. Ah…la vita/Che cosa di più vero/Esiste al mondo/E non ce ne accorgiamo/Quasi mai.

L’insieme dei ricordi formano il nome IL VOLO – tre voci un’anima o tre anime una voce.

A Sanremo (Carlo!! Che Festival!) al di là della competizione sono nate amicizie, e proprio in nome di queste amicizie sincere viene presentato l’ospite successivo: Lorenzo Fragola, a cui spetta un posto d’onore sul quarto sgabello, in mezzo a Piero, Ignazio e Gianluca. I quattro duettano (o quartettano?) sulle note di The Best Day of My Life, tratto dall’album “L’amore si muove”.

Gianluca ricorda che Lorenzo è della leva del ’95 come lui, e che erano i più piccoli a gareggiare al Festival, mentre Fragola sottolinea come sia contento di aver stretto un legame con Il Volo, nato probabilmente grazie alla giovane età e alle emozioni dovute alla prima esperienza sul palco sanremese. [Parte non trasmessa dalla Rai] Ignazio ci tiene a precisare che è un peccato che non sia nata la stessa complicità con Nek. Carlo Conti ride imbarazzato ma in qualche modo divertito.

Lorenzo Fragola: «Volevo precisare che siamo diventati amici nonostante la diversa fede calcistica»

Ignazio urla “forza Juventus!” e Piero “forza Milan!!!!”

Lo spettacolo prosegue. Ignazio: «Noi abbiamo tre voci differenti e tre personalità differenti. Gli idoli di Gianluca sono Dean Martin, Frank Sinatra e Elvis Presley. Il mio idolo, che proprio gli faccio le preghiere al mattino e alla sera, è Steve Wonder. L’idolo di Piero, a cui prega dal mattino alla sera, tutto il tempo, che proprio è importantissimo e non può farne a meno, il suo idolo…SONO IO, GRAZIE!»

*risate*

Piero: «Non credo proprio»

Gianluca: «Ma allora chi è?»

Ignazio: «Placido Domingo!»

Piero: «Sai, con quel papillon prima mi sembravi un po’ Pippo Baudo»

Ignazio: «“Signore e signori”. Come andava?

Piero: «eh…»

Gianluca: «Serve una voce più profonda» sfodera un timbro da baritono che fa rumoreggiare estasiata l’Arena. Ignazio raccoglie la sfida e corre verso il posto occupato prima da Giannini: «Eh no, non è che lui può farlo e io no. Signore e signori, No Puede Ser tratto da La Tabernera del Puerto, Piero Barone!»

Piero ormai conosce ogni singolo accordo di questo brano e gli infonde vita, traccia le note con sicurezza e passione, con rispetto nei confronti di colui che l’ha interpretata prima di lui. L’Arena si alza in piedi per la quarta volta acclamandolo: Piero ringrazia e manda baci. Durante Surrender accendono l’Arena con balletti e scherzi, scendono tra il pubblico e ballano con le fan di ogni età: ammetto che la presenza della tv mi aveva inizialmente lasciato perplessa, perché temevo che il loro modo di essere potesse venire snaturato o frenato dalla prospettiva della trasmissione in prima serata, ma invece ho scoperto con grande gioia che niente avrebbe potuto cambiarli.

Piero si sposta verso il centro del palcoscenico: «Sapete, signori. Tra i vari duetti che abbiamo fatto, abbiamo cantato con Barbra Streisand. E Ignazio si è innamorato di Barbra Streisand» Ignazio: «No, dilla meglio!» Piero: «Ok, scusate… di una canzone di Barbra Streisand» Ignazio e Gianluca, con aria di intesa: «Eh, intanto mi hai fatto risparmiare un sacco di soldi»

Ignazio salta sul pianoforte e si siede, davanti a un impassibile Giampiero Grani, ormai abituato alle incursioni sul suo piano. Le note di Memory riempiono l’aria e il viso di Ignazio occupa i megaschermi, intento a trasmettere anche visivamente le emozioni che gli comunica quel brano – io amo Memory, da sempre, da quando ho visto il musical da cui è tratta e ho chiamato la mia gatta come la protagonista. L’interpretazione è sentita e guadagna la sesta standing ovation della serata.

Il Volo si ricongiunge e canta ‘O Sole Mio scendendo dal palco. Piero si muove verso le file centrali e si lascia abbracciare dalle persone, sale su una poltroncina per eseguire la sua parte: i ragazzi corrono tra adulti e bambini, scattando foto con loro e dimostrando tutto il loro affetto. Standing ovation, sette.

Si capisce che il concerto giunge al termine quando risuonano i primi accordi di Grande Amore: la gente applaude e mormora estasiata, Piero, Ignazio e Gianluca si sparpagliano per le gradinate e la platea, Piero sale fino al mio livello e si ferma a stringere le mani dei fan, Ignazio chiede al pubblico di partecipare, Gianluca gira il microfono dalla parte della gente: l’acuto finale non viene fatto, per il momento. Ottava standing ovation, ma la musica non cessa, anzi, cresce di intensità: viene ripetuto il finale, questa volta con l’acuto, esplodono coriandoli argentati che circondano i ragazzi, inizia il conto alla rovescia e arriva il salto finale, quello che termina la canzone e il concerto, ma questa volta anche l’intero tour estivo, il primo tour interamente italiano del gruppo.

Ma le 15.000 persone accorse a Verona non sono pronte a lasciarli andare a casa, non così facilmente. Io ero lì come ora sono qui per raccontarvi cosa è successo dopo, quando la diretta tv si è interrotta con i ringraziamenti al Maestro Diego Basso, all’Orchestra Filarmonia Veneta, ai numerosi ospiti intervenuti e al caloroso pubblico.

Dopo il salto finale Piero, Ignazio e Gianluca sono corsi dietro le quinte, come dopo ogni concerto: ma le persone sono in piedi, nessuno accenna a sedersi, chiamano i loro nomi, urlano al bis. Ignazio esce e chiede se potrebbe far piacere cantare di nuovo Grande Amore, tutti insieme. Allora la danza ricomincia, il trio torna a correre per le gradinate, gli spettatori riprendono a cantare, tanto che alla fine Gianluca e Piero si premurano di avvisare Michele Torpedine che sarebbe il caso di scritturarci tutti.

Bene – la serata ora dovrebbe essere finita.

Tuttavia il sopracitato Torpedine sale sul palco e bisbiglia qualcosa con gli operatori Rai e il gruppo: è sopraggiunto un problema nel filmare Surrender, occorre rifarla. Che spettacolo, così ho assistito a 29 canzoni al prezzo di 27. Questa si chiama fortuna, a volte non guasta.

Ignazio giustamente chiede come potranno sostituire la vecchia versione di Surrender con la nuova, siccome ormai il palcoscenico è coperto di coriandoli argentati e quindi si capirebbe che è stato girato dopo la fine.

La risposta è: si tratta di un bis. Non lo avete messo in scaletta, allora lo proponete come bis. Ma serve l’aiuto del pubblico.

Gianluca si rivolge verso di noi e ci chiede di essere spontanei come dopo la prima esecuzione di Grande Amore, stanno per tornare dietro le quinte aspettando che le telecamere siano pronte a registrare ma Ignazio si lamenta, perché aveva trovato il modo per passare il tempo e loro con la fretta glielo stanno rovinando. Vorrebbe raccontare una barzelletta.

La racconta, ovviamente, l’avrebbe raccontata anche se Piero e Gianluca l’avessero imbavagliato e rinchiuso nel camerino a doppia mandata.

Da dietro le quinte, in seguito, ci incitano a urlare di più, ad acclamarli per dare l’idea di un bis altamente improvvisato: l’idea mi diverte e non sono l’unica. Urliamo “fuori, fuori, fuori!!!!!!” anche se ammetto di aver notato un doppio senso in questa frase che si urla di solito, lo avevo attribuito alla malizia tipica della mia età. Peccato che la mia età sia anche la loro. Infatti non passa un minuto che la voce di Ignazio (uno a caso, eh) rimbomba, divertita ma anche imbarazzata: «Sì, vabbè, però fingete ma non troppo che c’è Piero che si sta tirando giù i pantaloni!»

Io lo sapevo che era una frase maliziosa, sempre detto.

La seconda versione di Surrender inizia e finisce, così come la serata, il concerto, il tour, tutto. Ho adorato ogni singolo secondo trascorso con loro: il primo pensiero è che non riesco a credere di averli cercati per tanto tempo, sapendo che sarebbe arrivato il mio momento di partecipare a questa “avventura straordinaria” e di essere finalmente riuscita a vederli a pochi metri da me, sul mio stesso pezzo di terra, sotto il mio stesso pezzo di cielo. Il cerchio si chiude. Ognuno di noi sa che le voci che possiedono sono reali, sono le loro, ma finché non li si ascolta dal vivo non si riesce inconsciamente a crederlo fino in fondo perché è impossibile. Ma credetemi, assolutamente vero.

Chiunque per primo abbia detto che Il Volo ha il potere di unire più generazioni aveva ragione, ma ciò non vuol dire che loro siano vecchi o boyband: tutto il contrario, hanno saputo trovare il perfetto accordo riproponendo canzoni storiche in chiave moderna e nuovi brani nel loro stile, facendo coesistere più epoche. Quando la RAI ha trasmesso lo speciale, a casa mia vi erano i miei genitori e i miei nonni a condividere con me le emozioni che avevo provato il 21 settembre. E, per dirla con le parole di mia nonna – fan sfegatata – con un vago accento lombardo, «cari, ma che voce!»

Tuttavia non sono completamente soddisfatta della messa in onda, sapete? Mi hanno inquadrato e poi tagliato. Se sono contrariata io, figuriamoci i MalinComici…

Per la galleria fotografica, cliccate qui: Verona Grande Amore photogallery, by Martina Maggi (All About Il Volo)

Show more