2015-08-07



E’ notizia di sole 24 ore fa: per la prima volta una classe di farmaci si è rivelata efficace contro il morbo della mucca pazza, anche se, per il momento, solo sui topi. Anche in questa scoperta straordinaria, c’è dell’orgoglio italiano: lo studio è stato, infatti, coordinato da Adriano Aguzzi, professore di neuropatologia presso l’università di Zurigo, e pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine.



La ricerca è nata da alcune osservazioni precedenti che dimostravano la capacità dei politiofeni di legarsi in modo irreversibile ai prioni, gli agenti eziologici di un gruppo di patologie, le cosiddette malattie da prioni, di cui la più nota è proprio il morbo della mucca pazza. Dopo aver identificato attraverso modelli informatici i politiofeni con maggior effetto, i ricercatori li hanno testati su topi precedentemente infettati con prioni, registrando una sopravvivenza dell’80% superiore rispetto ai topi infettati e non trattati.

I politiofeni sono un gruppo di polimeri coniugati del tiofene, una molecola formata da quattro atomi di carbonio e uno di zolfo, legati a formare una struttura simile a un pentagono. I tiofeni sono importanti composti utilizzati nella sintesi di farmaci e prodotti fitosanitari. La loro polimerizzazione produce il politiofene, materiale plastico che può essere utilizzato come polimero conduttore. Nessuno, sino ad ora, aveva pensato di adoperare i politiofeni per fermare i prioni e arrestare la progressione delle malattie correlate.

Le malattie da prioni

Per poter comprendere meglio come i politiofeni possano fermare la malattia della mucca pazza, è necessario capire cosa siano innanzitutto i prioni e le malattie ad essi correlati.

Il termine prione deriva dall’inglese “prion” (PRoteinaceus Infective ONly particle, particella infettiva solamente proteica) e identifica una variante anomala di una proteina, normalmente presente in un organismo. Essi sono stati inizialmente identificati come agenti eziologici di una malattia infettiva che colpiva gli ovini, la Scrapie, ma per lungo tempo si è dibattuto sul considerarli effettivamente agenti infettivi; differiscono infatti da virus, batteri o funghi, poiché non possiedono un ciclo vitale. Tuttavia, poiché se trasferiti da un animale ad un altro sono in grado di provocare la malattia, i prioni sono attualmente considerati agenti infettivi non tradizionali. Successivamente, altre forme di prioni, sono state identificate sia in animali, che nell’uomo, nel quale provocano disordini neurodegenerativi trasmissibili, sia  geneticamente che in via infettiva. Nell’uomo, questo gruppo di patologie è definito malattie prioniche e comprende la malattia di Creutzfeld-Jakob (CJD), l’Insonnia Familiare Fatale (IFF), e il Kuru. La malattia di Creutzfeld-Jakob è la forma più comune e rappresenta la variante umana della malattia della mucca pazza o encefalopatia spongiforme bovina. Come lo stesso nome suggerisce, nell’uomo e nel bovino, la malattia è caratterizzata dalla formazione microscopica di aree vuote che conferiscono al tessuto un aspetto simile a quello di una spugna. La progressione della malattia è talmente rapida che le alterazioni cerebrali appaiono solo a livello microscopico, mentre l’organo macroscopicamente può apparire normale. Clinicamente la maggior parte dei pazienti sviluppa demenza progressiva, sino alla morte.

Il prione, o proteina prionica, è normalmente presente nelle cellule nervose. La malattia insorge quando questa proteina va in contro a modificazioni di forma che gli conferiscono due proprietà tossiche per il tessuto: resistenza alla degradazione e capacità di trasformare altre proteine in proteine prioniche alterate. L’accumulo di proteine anomale induce un processo di morte cellulare programmata dei neuroni, detta apoptosi, che spiega sia l’aspetto microscopico del tessuto nervoso, sia il rapido decadimento clinico.

L’alterazione che porta alla formazione di una proteina prionica alterata può verificarsi spontaneamente con una frequenza estremamente bassa (casi sporadici della malattia di Creutzfeld-Jakob), o con una frequenza notevolmente più elevata se varie mutazioni genetiche sono ereditate (forma familiare della malattia di Creutzfeld-Jakob e Insonnia Familiare Fatale). Quindi i prioni, indipendentemente dalla loro origine, inducono la trasformazione di altre proteine con una velocità esponenziale. E’ questa attività che conferisce una natura infettiva alle malattie da prioni.

La malattia di Creutzfeld-Jakob è un raro disordine che si manifesta fondamentalmente in modo sporadico, con l’incidenza annuale mondiale di un caso per milione di abitanti. Sono tuttavia noti casi di trasmissione iatrogena, in particolare da trapianto di cornea, impianto di elettrodi cerebrali e preparazioni contaminate di ormone della crescita umano.

L’encefalopatia spongiforme bovina rappresenta una malattia neurodegenerativa dei bovini, rara quanto la variante umana. A cavallo tra gli anni 80′ e 90′ nel Regno Unito, tuttavia, una vera e propria epidemia di encefalopatia spongiforme fece scoppiare il “caso mucca pazza”. Come poteva una malattia sporadica essersi manifestata come una epidemia? Di recente erano stati introdotti nuovi mangimi per bovini derivanti dalla triturazione di frattaglie di altri bovini, misti a materiale vegetale. La presenza di frattaglie di tessuto nervoso di ovini e bovini con encefalopatia spongiforme ha permesso la trasmissione della malattia a numerosissimi bovini e una diffusione epidemica del morbo della mucca pazza. Stanley Prusiner, Premio Nobel per la medicina per la sua ricerca sui prioni, è uno dei firmatari dello studio che rivela come esistano legami tra il morbo della mucca pazza e una nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob (vCJD) che colpisce l’uomo, pertanto l’ingestione di tessuto nervoso di un animale affetto può effettivamente trasmettere la malattia all’uomo. Per contrastare la diffusione del fenomeno, in Italia è stata istituita la cosiddetta “anagrafe bovina” con il D.P.R. del 19 ottobre 2001 ed il successivo DLgs del 14 febbraio 2001 ha vietato la commercializzazione di frattaglie contenenti tessuto nervoso di bovino.

Il kuru rappresenta un caso a sé: nel 1955 il medico Vincent Zigas, decise di studiare l’anomalo incremento di patologie neurologiche che colpivano alcune tribù di indigeni viventi allo stadio primitivo nella Nuova Guinea. Prese in esame la tribù dei Fore della Papuasia, vittime di una malattia particolare che gli indigeni chiamano kuru, parola che nella lingua locale significa “tremore” o “brivido”. Questa malattia porta inevitabilmente alla morte del malato ed è caratterizzata da perdita di equilibrio, movimenti oculari innaturali e tremori vari. Zigas, studiato il fenomeno, mise in allarme le autorità australiane. Il kuru presentava notevoli analogie con la malattia di Creutzfeldt-Jakob, ma anche in questo caso non si riusciva a spiegare la diffusione epidemica della patologia. Poco dopo la risposta fu chiara: i membri della tribù consumavano, durante riti religiosi, il cervello dei cadaveri, anche di coloro i quali erano morti per il kuru.

In questo modo la malattia si diffondeva agli altri membri della tribù.

La gravità e il rapido declino clinico provocato dalle malattie da prioni ci permettono di capire quanto importante sia la scoperta effettuata dal team di Adriano Aguzzi; i politiofeni sono in grado di legare, stabilizzare i prioni e impedire che altre proteine siano trasformate in proteine prioniche, arrestando il corso della malattia. Resta, tuttavia, da valutare il livello di tossicità di questi composti qualora assunti dall’uomo. L’ulteriore importanza di questa scoperta è avvalorata da alcune analogie che le malattie prioniche hanno con altre malattie neurodegenerative umane; la malattia di Alzheimer e il Parkinson, per citare le più comuni, sono caratterizzare dalla deposizione nel tessuto nervoso di proteine altamente resistesti alla degradazione (simili ai prioni), le placche senili e gli ammassi di α-sinucleina rispettivamente.

Se si riuscisse a identificare un composto simile, o se gli stessi politiofeni fossero in grado di arrestare anche la progressione della malattia di Alzheimer o del Parkinson, si compirebbe un grande passo in avanti nella cura della malattie neurodegenerative.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:

HARRISON, PRINCIPI DI MEDICINA INTERNA XVIII EDIZIONE (2013);

ROBBINS E COTRAN, LE BASI PATOLOGICHE DELLE MALATTIE VIII EDIZIONE (2013);

http://www.neuroscience.ethz.ch/research/disorders_nervous_system/aguzzi;

http://stm.sciencemag.org/content/7/299/299ra123;

http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2001;8;

file:///C:/Users/roberto/Downloads/DPR_437_00_Regolamento_identificazione_e_registrazione_dei_bovini.pdf

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