2015-06-14



Abstract: Temperature sopra la media stagionale, caldo africano, afa e umidità; queste non sono certo parole nuove alle orecchie di un italiano durante il periodo estivo. Anche quest’anno, si torna a parlare di tintarella, alimentazione per la bella stagione, colpi di calore e ustioni solari. Il Ministero della Salute ha, infatti, attivato il Piano operativo nazionale 2015 per la prevenzione dei rischi per la salute da ondate di calore. Cerchiamo di capire, allora, quali sono gli effetti del caldo e del sole sulla nostra pelle e sul nostro corpo.

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La temperatura corporea

Gli animali possono essere divisi in due grandi gruppi sulla base della capacità di produrre autonomamente il calore sufficiente a svolgere le attività metaboliche: omeotermi ed eterotermi. Gli eterotermi, o animali a sangue freddo, come pesci, anfibi e rettili, possiedono un rudimentale sistema di controllo della temperatura corporea: poiché il calore del loro corpo è liberamente scambiato con l’esterno, la loro temperatura corporea tende ad assumere valori che si avvicinano a quella ambientale. Gli animali omeotermi, o a sangue caldo, come i mammiferi (tra cui l’uomo) e gli uccelli, possiedono un elevato metabolismo energetico che permette di mantenere la temperatura corporea a livelli differenti e stabili, rispetto a quella ambientale.

Nell’uomo la temperatura è regolata a valori medi di 37°C con modeste oscillazioni. Valori più elevati rischiano di essere pericolosi, soprattutto per il funzionamento del sistema nervoso; fenomeni di convulsione si osservano a temperature di 40-41°C; a 43°C la sopravvivenza stessa delle cellule nervose è seriamente compromessa. Più sopportabili sono in qualche misura valori più bassi, anche se con qualche disfunzione: a valori di 32-35°C si riduce la sensibilità, la capacità motoria e le facoltà mentali; a valori più bassi la sintomatologia si aggrava e a 25°C in genere sopraggiunge la morte. L’efficienza dei sistemi di regolazione umani è talmente elevata che la temperatura corporea può essere mantenuta costante per variazioni di quella ambientale anche assai ampie, comprese tra i +40°C e i -10°C. Il loro intervento, naturalmente, si riduce proporzionalmente per temperature meno elevate, che si avvicinano ai valori della neutralità termica. Questo concetto rappresenta il valore della temperatura ambientale per cui la temperatura corporea si mantiene a 37°C con la sola attività del metabolismo basale. Per un uomo nudo, questo valore di temperatura ambientale si aggira intorno ai 29°C. La temperatura corporea riflette un bilancio tra la produzione di calore e la sua dispersione. La produzione di calore, a sua volta, dipende dal grado di attività del metabolismo cellulare dei vari organi. Esso è determinato dal metabolismo basale, ossia la quantità di energia consumata essenzialmente stando fermi, e dall’attività fisica. Maggiore è l’attività fisica, maggiore sarà la produzione di calore. Il bilancio termico del nostro organismo è pertanto il risultato di un sofisticato sistema che coinvolge sistema nervoso, cute, sangue, vie urinarie e respiratorie. Lo scambio di calore tra organismo e ambiente avviene attraverso la superficie cutanea e le mucose che rivestono le vie aeree superiori. Il calore prodotto dal metabolismo cellulare è condotto dalla circolazione sanguigna alla cute e alle mucose, dove in parte è ceduto all’ambiente. Il sangue, così raffreddato, ritorna poi all’interno dell’organismo per estrarre altro calore. I meccanismi attraverso cui l’organismo cede calore all’ambiente sono quattro: irraggiamento, conduzione, convezione ed evaporazione. Tra questi meccanismi, l’evaporazione è la più efficace, soprattutto quando la temperatura ambientale è particolarmente elevata, addirittura superiore a quella corporea. In queste condizioni, infatti, irraggiamento e conduzione determinerebbero un passaggio di calore dall’aria al corpo. Nell’uomo l’evaporazione può essere aumentata attraverso la secrezione di sudore. Il sudore è una soluzione acquosa contenente principalmente sodio e cloro ed è prodotto dalle ghiandole sudoripare. La sudorazione è controllata dal sistema nervoso: particolari recettori termici informano determinate aree cerebrali sulla temperatura corporea; queste a loro volta inviano segnali nervosi che regolano l’afflusso di sangue agli organi, alla cute e alle mucose e l’attività delle ghiandole sudoripare. Quando è necessario abbassare la temperatura corporea, i vasi sanguigni della cute si dilatano così da facilitare la termo dispersione e l’attività delle ghiandole sudoripare aumenta. L’efficacia della sudorazione dipende anche dalle condizioni ambientali esterne, in particolare dell’umidità dell’aria. Se quest’ultima è elevata, o addirittura prossima alla saturazione, l’evaporazione è ostacolata e il calore non può essere disperso facilmente. Al contrario, in ambiente secco e ventilato, l’evaporazione è facilitata e la termo dispersione può assicurare un ottimale bilancio termico. Durante un’attività fisica intensa e protratta in ambiente caldo, soprattutto se in condizioni di elevata umidità, il sudore può essere secreto con una velocità di 1,5-3 litri per ora. Per evitare la disidratazione e le sue conseguenza, occorre prevenire e rimpiazzare le perdite d’acqua osservando certi criteri. Innanzitutto sarebbe necessario assumere una quota di acqua in eccesso prima di una prestazione in ambiente caldo. Durante la reidratazione è preferibile usare bevande contenenti acqua, Sali minerali e zucchero.

Il colpo di calore

Il colpo di calore si verifica per un eccessivo aumento della temperatura corporea che, in un modo o nell’altro, non riesce ad essere adeguatamente dissipata. Si verifica più facilmente quando il soggetto è impegnato in un’attività fisica intensa o quando l’enorme produzione di calore non può essere adeguatamente smaltita a causa di fattori individuali o ambientali. Risultano più predisposti i soggetti obesi: in queste persone, lo spesso strato di grasso sottocutaneo funge da isolante termico e impedisce la corretta dispersione di calore, sfavorita tra l’altro dal basso rapporto superficie corporea/peso. La maggiore massa corporea, inoltre, comporta un maggior dispendio energetico per le normali attività e quindi una maggior produzione di calore. Con le particolari condizioni ambientali (elevata temperatura e umidità – afa) può innescarsi un circolo vizioso che esita nel colpo di calore. L’incapacità a disperdere calore innalza la temperatura corporea, la quale, a sua volta, induce sintomi che si aggravano progressivamente. Questi si manifestano con: affaticamento, crampi muscolari, senso di mancamento e debolezza, tachicardia, ipotensione, mal di testa, nausea, vertigini, vomito, brividi e respiro affannoso. Questi segni e sintomi, variamente combinati tra loro, rappresentano l’esaurimento da calore che precede il colpo di calore. Quest’ultimo è caratterizzato da un aumento della temperatura corporea fino a 40-42°C, con peggioramento progressivo delle condizioni di vita, con comparsa di convulsioni, delirio e coma, fino alla morte. All’esaurimento da calore sono suscettibili anche gli anziani: con il passare dell’età, a seguito di accidenti cerebrovascolari o malattie neurologiche o metaboliche (diabete), si alterano i meccanismi di regolazione della temperatura corporea, nonché del senso di sete. Questo significa che un anziano o un diabetico è maggiormente esposto al colpo di calore, anche quando le condizioni climatiche non sono così estreme: non assumendo abbastanza liquidi (anziano) o urinando troppo (diabetico), la sudorazione è compromessa, il calore si accumula e non può essere disperso. È molto importante riconoscere precocemente i sintomi dell’esaurimento da calore. In questa fase, infatti, si possono evitare le complicazioni ulteriori, cercando di favorire la termo dispersione e il raffreddamento: interrompendo l’attività fisica, spostandosi in un luogo all’ombra, fresco e ventilato, applicando sulla cute e sulla testa acqua fresca.

Il colpo di sole

Di diversa natura è il colpo di sole o insolazione, che si può manifestare per una protratta esposizione al sole. La causa determinante dell’alta temperatura corporea non deriva, come dal colpo di calore, da una difficoltà nel disperdere calore, ma dai raggi solari. La gravità del disturbo dipende dal soggetto, dalla durata dell’esposizione al sole e dalla zona in cui è avvenuto. Le persone con pelle chiara sono le più vulnerabili: infatti, la caratteristica del colpo di sole è la scottatura di primo e secondo grado con conseguente eritema. Altri sintomi sono mal di testa, vertigini e scarsa sudorazione. Bisogna specificare che le radiazioni solari comprendono particolari radiazioni elettromagnetiche definite raggi ultravioletti (raggi UV). Secondo la lunghezza d’onda il raggi UV sono divisi in UV-A, UV-B e UV-C. I raggi UVC sono i più patogeni poiché hanno elevata energia e possono penetrare nei tessuti danneggiandoli; fortunatamente questi raggi sono bloccati dallo strato di ozono dell’atmosfera, per cui non ci preoccupano tanto. Gli UVA e UVB, al contrario, attraversano liberamente l’atmosfera e sono responsabili dell’abbronzatura, ma anche dei danni alla pelle. I raggi ultravioletti sono delle radiazioni elettromagnetiche con scarso potere di penetrazione (rispetto ai raggi x e gamma) in grado di provocare mutazioni nel DNA cellulare, in particolar modo delle cellule cutanee. Queste mutazioni possono accumularsi e portare le cellule a morte o trasformarle in cellule tumorali. In difesa delle cellule della pelle (cheratinociti), intervengono degli elementi particolari, definiti melanociti; questi, sono caratteristiche cellule cutanee che, sotto stimolo dei raggi UV producono melanina. La melanina è un pigmento derivato da un amminoacido (tirosina), che ha lo scopo di disporsi attorno ai nuclei cellulari dei cheratinociti e impedire che il DNA sia danneggiato dalle radiazioni elettromagnetiche. La melanina richiede tempo per essere prodotta, ecco perché esporsi a lungo al sole i primi giorni di vacanza può essere molto dannoso: i raggi solari, infatti, danneggiano le cellule della pelle che rilasciano sostanze infiammatorie. Queste a loro volta determinano vasodilatazione cutanea con eccessivo afflusso di sangue alla pelle, che è responsabile del colore rossiccio e della temperatura elevata dopo una scottatura. Bisogna ricordare che, i danni al DNA che non sono riparati, si accumulano nelle cellule; questi sono responsabili non solo dell’invecchiamento precoce di chi è continuamente esposto al sole, ma anche dello sviluppo dei tumori cutanei. Una esposizione continua al sole, come si verifica soprattutto in chi lavora come agricoltore, carpentiere, pescatore, muratore, pittore, giardiniere, predispone la pelle allo sviluppo di condizioni precancerose, come la cheratosi e la cheilite attinica, nonché a veri e propri carcinomi, come il basalioma (o tumore a cellule basali – meno aggressivo) o il carcinoma spinocellulare (o carcinoma squamoso – più aggressivo).  L’esposizione acuta ed eccessiva ai raggi UV è responsabile, invece, dello sviluppo di un tumore molto temuto per l’elevata mortalità: il tumore maligno dei melanociti, o melanoma. Questo tumore colpisce soprattutto soggetti con pelle molto chiara che annualmente si scottano con le prime abbronzature: le donne sono colpite soprattutto sulle gambe, mentre gli uomini sulla schiena. Il melanoma può svilupparsi in un’area di cute normale o come alterazione di un nevo preesistente (i comuni nei cutanei). Esiste l’ABCDE del melanoma, un semplice elenco di alterazioni di un neo che dovrebbero far sospettare la presenza di un melanoma e richiedere un consulto dermatologico. L’elenco comprende: A – asimmetria del neo; B – bordi irregolari, frastagliati, scabrosi; C – colore non uniforme, che varia dal rosso, al marrone, al blu, al nero, al grigio; D – dimensioni superiori a 1 cm; E – evoluzione della lesione in crescita, ulcerazione, cambio colore, prurito o dolore.

Se sembra normale parlare di rischi legati all’eccessiva esposizione al sole, qualcuno mi considererebbe pazzo se parlassi dei rischi conseguenti a una scarsa esposizione solare; ebbene, è stato stimato che circa il 70-80% della popolazione italiana di età superiore ai 69 anni soffre di carenza di vitamina D, e che la prevalenza del deficit aumenta procedendo dalle regioni del Sud verso il Nord Italia. La vitamina D è un ormone con numerose funzioni tra cui la regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo e la modulazione della risposta immunitaria. La principale sorgente di vitamina D è costituita nell’uomo dall’esposizione cutanea alla luce solare, che costituisce la fonte del 90% della vitamina D circolante o in forma di deposito (i raggi UV permettono la conversione del colesterolo in vit. D). È stato calcolato che basta esporsi al sole per circa dieci minuti per sintetizzare il fabbisogno giornaliero di vitamina D. La carenza di vitamina D inficia il funzionamento ottimale di molti apparati e sistemi, tra cui il muscolo scheletrico, il cardiovascolare, nervoso e immunitario.

Come e quando esporsi al sole?

È bene ricordare che, in condizioni di caldo estremo, le fasce di popolazione più colpite sono specialmente quelle che vivono nelle grandi città, in zone con poco riparo all’ombra, in abitazioni surriscaldate e con scarsa ventilazione. Rischiano soprattutto le persone anziane, soprattutto se malate o sole, i bambini piccoli e le donne in gravidanza. Anche per il 2015 il Ministero della Salute ha emanato un decalogo di consigli generali per affrontare il gran caldo senza rischi per la salute:

Uscire di casa nelle ore meno calde della giornata: evitare di uscire da casa nelle ore più afose, dalle undici alle diciotto, e non dimenticare di proteggere la testa con un cappello chiaro e gli occhi con occhiali da sole adeguati. Proteggere la pelle con creme solari adeguate alla propria carnagione;

Indossare un abbigliamento adeguato e leggero: evitare indumenti sintetici o non traspiranti;

Rinfrescare l’ambiente domestico e di lavoro: schermare le finestre con tende o tapparelle, chiuderle durante le ore più calde e aprirle la mattina presto e la sera. Utilizzare moderatamente l’aria condizionata ed evitare sbalzi eccessivi tra l’interno e l’esterno dell’edificio (meglio regolare la temperatura tra i 25 e i 27°C);

Ridurre la temperatura corporea: fare spesso bagni e docce con acqua fresca, bagnarsi viso e braccia;

Ridurre il livello di attività fisica: come ricordato prima, più aumenta il livello di attività, maggiore è la produzione di calore. Evitare di fare attività fisica nelle ore più calde della giornata;

Bere con regolarità e alimentarsi in modo corretto: bere almeno due litri di acqua al giorno, o bere a sufficienza da compensare le perdite di sudore. Bisogna ricordare che sudando non si perdono solo liquidi, ma anche sali minerali. Lo scopo dei Sali minerali è quello di creare un gradiente osmotico che richiami acqua dai tessuti ai vasi sanguigni. Se in seguito ad una sudorazione profusa reintegrassimo solo acqua e non Sali, andremmo a diluire ulteriormente il sangue e a ridurre la pressione osmotica. Paradossalmente questo causerebbe un aumento della diuresi con ulteriore perdita di acqua che potrebbe in fine risultare in un collasso cardiocircolatorio, con condizioni cliniche che vanno dalla perdita di coscienza sino alla morte. Messaggio fondamentale, quindi, è integrare acqua e Sali minerali dopo una intensa sudorazione e non solo acqua. Gli anziani dovrebbero tenere conto della quantità di acqua assunta durante la giornata. Evitare di bere alcolici e mangiare preferibilmente poco e con frequenza cibi freschi e leggeri, facili da digerire. La dieta adeguata per una abbronzatura sana e naturale si fonda sul consumo di cibi ricchi in vitamina A, C ed E, quindi tanta frutta e verdura, ma soprattutto carote, insalata, radicchio, meloni, peperoni, pomodori, albicocche, fragole o ciliegie;

Adottare alcune precauzioni se si esce in macchina: se si entra in un auto parcheggiata al sole, prima di salire, aprire sportelli e finestrini, accendere il sistema di ventilazione. Prestare attenzione nel sistemare i bambini nei seggiolini di sicurezza, verificare che non siano surriscaldati. Quando si parcheggia un veicolo al sole, o in giornate calde, non lasciare mai e poi mai, persone nell’abitacolo (bambini, anziani), né animali, se non è assicurata una ventilazione adeguata;

Conservare correttamente i farmaci lontano da fonti di calore e dai raggi solari, in luoghi freschi e asciutti ad una temperatura non superiore ai 25-30°C;

Adottare precauzioni particolari se si è a rischio: con il gran caldo, le persone anziane con patologie croniche (cardiovascolari, neurologiche, polmonari, renali, diabete, ecc) dovrebbero consultare il medico per eventuali aggiustamenti della terapia (in particolar modo di quella antipertensiva) o per segnalare eventuali malesseri. Non sospendere mai di propria iniziativa la terapia farmacologica;

Sorvegliare e prendersi cura delle persone a rischio.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:

Harrison, Principi di medicina interna XVIII edizione (2013);

Robbins e Cotran, Le basi patologiche delle malattie, VIII edizione (2013);

F. Conti, Fisiologia medica, II edizione (2010);

http://www.melanoma.org/understand-melanoma/diagnosing-melanoma/detection-screening/abcdes-melanoma;

http://www.airc.it/tumori/tumore-alla-pelle.asp;

http://www.airc.it/cancro/tumori/melanoma-cutaneo/;

http://www.salute.gov.it/;

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_4.jsp?area=emergenzaCaldo;

The post Caldo record: corriamo ai ripari appeared first on Il quotidiano italiano.

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