2015-02-28



PROLOGO: Non è per niente facile parlare di me e del mio lavoro partendo da zero. Non sono mai riuscito a separare completamente l'artista dal resto. Sono nato sotto il segno dell'Ariete nel 1978 in una nebbiosa città del basso Piemonte chiamata Alessandria e il mio sangue è piemontese, emiliano e veneto e negli anni ho capito che queste cose sono state molto importanti. A quanto mi dicono ho iniziato a disegnare da molto piccolo, passavo gran parte del mio tempo con mio nonno materno, che sicuramente è stata la persona che mi ha maggiormente influenzato. Abitavo nel cemento, ma le montagne che si vedono a 270° da qui nei giorni in cui l'aria è tersa mi hanno sempre aiutato ad andare avanti. Ho fatto l'asilo dalle suore, non perchè i miei fossero credenti ma per comodità logistica. Ancora oggi odio fortemente le suore e il clero. Disegnavo principalmente treni e dinosauri. Alle elementari la maestra pensava che disegnassi il male e cercava di impedirmelo: è stato probabilmente allora che ho deciso che avrei disegnato per sempre e solo quello che volevo io. Alle medie mi sono avvicinato al fumetto francese tramite certi volumi cartonati dei '70 che aveva mia mamma, ricordo Druillet. Poi ho scoperto Moebius e Bilal e tutto un nuovo mondo come certi manga (Otomo e Shirow), il Cyberpunk. la cultura underground, gli squat, le fanzine, i film di Cronenberg, Burroughs, la musica punk e poi quella industrale, più avanti David Lynch, Fellini, Avati e mille altre cose. Nel frattempo ho iniziato a skateare (89-90) e visto i primi graffiti.



I GRAFFITI: Iniziai ad uscire con un indelebile e a scrivere “MAD” (che fantasia!). Una volta andammo alla Coop a prendere due bombolette una rossa e una nera. Facemmo i primi “graffiti” sotto un ponte. Io però ero il più piccolo e non potevo uscire la sera. Mancavano ancora del tempo prima di riuscire a trovare un fat o uno skinny vero e proprio. Comunque tra il 91 e il 93 ho fatto le primissime cose, inguardabili. Ho cambiato troppe tag. Una cosa bella di quell'epoca è che c'era varietà, poi senza internet era sempre emozionante conoscere le persone di fuori. In zona c'era Dafne per esempio personaggi unici con uno stile unico. Si cercavano sempre le fanze per vedere qualcosa e ad un certo punto scopri Delta. Così mi sono messo a cercare di fare i 3D! Bisogna vedere le foto perchè immagino che gran parte della gente che mi conosce come 108 non se lo immagini. C'è da considerare che quei pezzi sono del 94-95 e noi dipingevamo ancora con le Mister Casa o Gioca Colora Lavora. Poi con Suede abbiamo fondato la PRC e per un po' abbiamo fatto le cose pulite. Però i nostri eroi erano gente come Lemon (tka) che non abbiamo mai conosciuto, Lego, Sheriff, Honet, Stak e gli scandinavi che avevamo visto su Expicit e UP. Abbiamo fondatoF l'OK con Dem, Peio, MrMondo, gente così. Abbiamo iniziato a degenerare. La cosa che mi sconvolse di più fu vedere un treno di Stak in cui non c'erano lettere, solo un logo fatto con un'unica linea. Quella cosa è stata la linea di demarcazione: dopo l'idea di Stak c'era qualcos'altro. Si diceva logo ma era un marchio che però non promuoveva una marca ma una persona, un artista. E non era un simboletto figurativo. Secondo me nessuno ha ancora capito l'importanza di quella cosa. Era la fine degli anni '90 e avevo deciso di cambiare tutto. Avevo iniziato a rendere le lettere sempre più storte semplici e primitive, ma non era abbastanza. Mi ero trasferito a Milano, facevamo ancora un mucchio di argenti, e mi piaceva, ma come spesso accade i miei pensieri non mi lasciano godere quello che faccio e ho iniziato a pensare troppo. Suede aveva iniziato a fare delle scarpe in giro e si parlava spesso di creare il caos nelle strade con dei volantini o delle performance pubbliche, per certe cose eravamo troppo in anticipo.



VERSO UN NUOVO ASTRATTISMO: Volevo de-personalizzarmi. E' stato il periodo più importante: grazie al mio primo PC usavo un programma DOS per fare musica sperimentale. Mandavo dei loop su varie tracce con effetti, roba così. Mi rifacevo al film Decoder e alla prima cultura industrial, quel film mi influenzò moltissimo. L'idea di destabilizzare la società con la musica, la musica vista come un rituale, simile ad una nuova stregoneria elettronica. Comunque stavo facendo questi pezzi, ma non sapevo esattamente cosa facevo, non conoscevo nessuno. I pezzi li chiamavo Larva con un numero: Larva 1, Larva 2, Larva 2.5 cose così, erano fini a se stessi. Allora mi venne l'idea di sostituire la mia tag con un numero. Una tag è uno pseudonimo, ok, ma è pur sempre un nome. Per quando guardassi in giro nessuno aveva mai preso questa scelta, e poi ero fissato con i numeri. Non esattamente con la numerologia. Ma mi affascina come noi non riusciamo mai a capire fino in fondo i numeri, per esempio: lo zero, l'infinito, i meccanismi che governano la matematica. Comunque alla base del 108 c'era un periodo particolare e stavo approfondendo un po' le mie conoscenze sulle antiche culture indoeuropee e scoprii questo numero sacro.

Volevo abbandonare le lettere e conservare soltanto le forme. Poi c'erano le avanguardie, leggevo il suprematismo o lo spirituale nell'arte e capivo che la pittura era qualcosa di più che la semplice rappresentazione di qualcosa che esiste. Ma non sapevo come fare. In quel periodo ho iniziato a brancolare nel buio, nel senso che volevo fare la mia roba senza inserirmi in nessun movimento. Ogni tanto usavo delle etichettone adesive su cui taggavo per i posti difficili ma molto visibili, tipo porte del bus ecc... un giorno mi regalarono questo rotolone di pellicola gialla adesiva e per risparmiare iniziai ad usare quello. Però la pellicola era da tagliare e iniziai a tagliarla in modi irregolari per differenziarmi. Poi iniziai a fare una specie di outline sulle pellicole e man mano presi gusto a fare queste forme... Bisogna dire che molte delle prime forme me le faceva Cristina, la mia ragazza la tag diventava sempre più piccola e mi resi conto che sembravano un po' i lavori di Jean Arp. Comunque per me era un gioco, non gli davo importanza, fino a quando qualcuno incominciò a dirmi che dovevo fotografarli. Purtroppo non c'era ancora il digitale e pensare di sprecare una foto per un adesivo mi dispiaceva. Tuttavia qualcuna per fortuna c'è! Come quella in stazione a Milano Cadorna fuori dalla metro, in quella e le altre foto dei primi tempi, 1999-2000 si vede che andavo alla cieca, non sapevo fare le foto, quelle forme erano troppo grezze e non c'era nessun altro che faceva cose simili per confrontarmi. Mi ricordo solo gli adesivi dei THP, di Santy e di Abbominevole a Milano, ma c'è da specificare che le mie forme gialle non erano adesivi. Le facevo una per una tagliata a mano ed erano tutte una diversa dall'altra. Però era arrivata l'epoca di internet ed Ekosystem è stato il primissimo a interessarsi a queste cose aiutandomi molto. Poi grazie a internet che era appena arrivato tutto ha iniziato a girare. Ho conosciuto Eltono, gli olandesi gente così. Era una cosa molto underground, non esistevano mostre e nemmeno convention. Il materiale costava pochissimo e avevo ancora i biglietti gratis del treno (hehe!) facevo giornate in treno solo per andare nelle città ad attaccarli. Ci avvicinammo alla mail-art infatti conoscevi gente in tutto il mondo che scambiava, così le mie “cose” gialle furono visibili ovunque nel mondo, anche a New York, a San Francisco, in Australia, Nuova Zelanda, ecc... Era il momento più interessante, distante anni luce dal muralismo, una cosa piccola, spontanea e nuova. La moda della “street art” era ancora molto lontana e quindi queste cose con il tempo sono andate un po' dimenticate.

Qualcuno iniziò a scrivermi per brevi interviste ma tutte le volte veniva fuori questa cosa del giallo: perchè usavo il giallo era un colore solare, ecc... Io però venivo dalla nebbia! La cosa mi urtava un po', non mi rappresentava assolutamente e poi mi rendevo conto che il momento del pionierismo era passato e dovevo andare oltre, rendere il mio lavoro più serio e interessante. Non lovoravo solo con la carta adesiva, usavo anche la carta da pacchi per esempio e facevo ancora molti muri con gli spray, ma il giallo non rendeva assolutamente e quando usavo altri colori era difficile collegarlo con il mio lavoro. Mi ricordo che mandavo foto di treni merci, muri cose del genere, ma la gente voleva le foto dei soliti gialli, ero frustrato. Una volta, stavamo facendo un muro a Genova con Peio, Suede, Stak, Honet, Sheriff, ecc... vidi Peio (Peio è sempre stato il più avanti) prendere un rullone e tracciare il pieno di un pezzo senza outline! Era una forma organica astratta e piena di espressione, non so come dire. Mi ci persi dentro. Allora iniziai a provare con il rullo e poco dopo vidi che il nero era il colore più potente. Non c'era assolutamente storia. Il nero aveva una forza sia d'impatto che emotiva che mi sbalordiva e più la forma era grezza più mi piaceva e rifletteva il mio spirito molto meglio. Da quel momento è iniziata la mia ricerca della forma perfetta. A volte ho sperimentato con inserti figurativi (ruote solati, rami, vene...) ma per ora sono solo esperimenti appunto. il mio lavoro non è limitato alla pittura. Negli anni ho realizzato molte tracce sonore, più o meno rumoristiche, video, foto, installazioni sculture. Il fatto che io sia conosciuto principalmente come “pittore” forse perchè è la parte più semplice. Riuscire a fare una scultura o un'installazione è molto più difficile di fare una mostra di tele e disegni. Principalmente per questioni finanziarie, costa di più ed è difficile venderla eppure sono tutte parti fondamentali del mio lavoro.

Gran parte di quello che faccio è rivolto verso me stesso. Alcuni aspetti non sono del tutto chiari nemmeno a me e devo studiarli. La parte irrazionale e l'inconscio sono centrali ma rendono tutto molto compllicato quando cerchi di uscire dal tuo guscio. Il più delle volte la gente non riesce a capire razionalmente ma molte volte ci sono state reazioni sconvolgenti come quando a Katowice ho dipinto un sottopasso di circa 40 metri con 26 forme nere, completamente astratte. La gente del quartiere è rimasta molto disturbata anche se non rappresentavano niente, e purtroppo i ragazzi del festival hanno avuto molti problemi e ci sono state molte polemiche non solo locali. Io ho capito però che il mio lavoro aveva funzionato, è stata una grande soddisfazione: sono riuscito a comunicare qualcosa senza utilizzare immagini o un linguaggio conosciuto.

Ci sono dei video, fatti ancora una volta in modo iper artigianale (una piccola Sony digitale) in cui affrontavo l'idea di arte, magia e rituale che è alla base di tutto per me: Non sono mai stato un murallista, non mi è mai interessato decorare o lanciare messaggi politici. Nei primi tempi la mia fissazione era cercare i muri o latre superfici visibili e andarle a dipingere con il mio nome, puro individualismo. In questo modo avevamo imparato a conoscere la nostra zona molto meglio di chiunque altro. Zone periferiche, industriali, zone in cui la gente non passa mai. Poi vivevamo questi luoghi in orari diversi, di notte per esempio. Gli odori, i colori del cielo, il buio e i rumori sono cose completamente diverse da quelli che vive una persona normale. Cerco di mantenere questa cosa quando lavoro in un museo. Mi sono reso conto che eravamo dei veri e propri outsider e visto che sono un appassionato di folklore e antropologia ho iniziato a notare molte affinità con la stregoneria sociale. Nel corso degli anni ho iniziato ad andare da solo su muri meno visibili e ho smesso di scrivere il mio noeme. Prediligevo andare d'inverno magari se c'era una tempesta di neve. Ma la necessità di andare non smetteva, una specie di "trance", difficile da capire da fuori. Mi sono immedesimato in questo Mascone (strega maschile in Piemontese) di cui mi raccontava mio nonno e mi sono reso conto che la mia arte (fare forme nere per esempio) è una cosa incomprensibile ai molti, anche se è una neccessità. Che andare da solo durante una nevicata per i campi è una cosa incomprensibile ma anche questa era una necessità e che tutto questo era un vero e proprio rituale. Ci sono devianze sociali come i graffiti o la stregoneria che continuerannno sempre ad esistere nelle società moderne da quando l'uomo ha interrotto il suo rapporto con l'istinto la natura e la sua magia. Credo che siano cose che esisteranno sempre e sono la parte che mi interessa dell'animale umano.

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