2015-04-13



L’infanzia di molti di noi è certamente pervasa da ricordi legati al “baretto” di fronte casa. Un luogo per di più inospitale e saturo di “gente strana” ma, al contempo, fascinoso e che ospitava i magici cabinati. Negli anni Novanta ce ne era uno in particolare che destò molto scalpore. Distinto da una grafica per quel tempo al limite del fotorealismo (che faceva sfoggio della digitalizzazione di attori in carne ed ossa) e di un’eccessiva dose di violenza, Mortal Kombat impiegò un breve lasso di tempo per avere le attenzioni tanto di una folta schiera di fedeli estimatori, quanto di una miriade di “benpensanti”, inorriditi dinnanzi a cotanto spargimento gratuito di sangue. Dal quel lontano debutto poco è cambiato. Certo la scelta di utilizzare personaggi digitalizzati è stata effettivamente abbandonata, ma la sanguinolenta saga nata dal genio di Ed Boon e John Tobias continua imperterrita a muovere i suoi passi in un mondo efferato, fatto di personaggi folli, colori acidi, animazioni “legnose” e fatality brutali. Oggi, a ben 23 anni di distanza, il Kombattimento Mortale per eccellenza è di nuovo pronto per tingere di rosso l’animo dei videogiocatori di mezzo globo, per la prima volta sulle console di nuova generazione.

LA FURIA DI MORTAL KOMBAT X INCONTRA THE WALKING DEAD

I preamboli introduttivi e i finali dei vari Mortal Kombat, inutile nasconderlo dietro un dito insanguinato, non si sono sempre distinti per trame memorabili: la colpa è principalmente di sceneggiature appena abbozzate e, soprattutto, di scelte stilistiche fin troppo seriose, davvero incompatibili con l’assurda violenza che contraddistingueva i vari scontri. La lotta tra il bene e il male non è mai stata messa in discussione, ma mondi alternativi e una cura per la caratterizzazione dei personaggi, tra il banale e il superfluo, hanno generato nel tempo un numero cospicuo di plot narrativi incapaci di lasciare un segno indelebile nella memoria di ogni “Kombattente” degno di tal nome.

Dopo l’immancabile sconfitta di Shao Kahn, anche il mondo tratteggiato in Mortal Kombat X cade nella disgrazia, ma i primi momenti di gioco mettono in luce un animo trash davvero spiccato. Giusto per non rovinarvi il gusto della sorpresa, sappiate solo che le nuove vicende narrate si sviluppano in un ampio arco temporale, mostrano figli inattesi e ci permettono sia di vestire i panni di innumerevoli eroi, sia di affrontare addirittura storici kombattenti in versione zombie, uccisi e poi trasformati dall’ex Dio Antico Shinnok. La nuova guerra, quindi, non segue più le vetuste regole del Mortal Kombat imposte dagli Dei Antichi, ma si sviluppa per le strade di entrambi i regni, offrendo qualche battuta al limite della galera, una manciata di colpi di scena, diversi sorrisi e, purtroppo, anche qualche passaggio fin troppo soporifero. Nelle cinque ore necessarie per giungere al banale epilogo, infatti, l’attenzione del giocatore cade vittima della noia in diverse circostanze che, a ben vedere, sono quelle muovono gli assurdi personaggi sul traballante terreno della serietà, come era accaduto in passato. Se avete un animo incline alle produzioni cinematografiche di serie Z la cosa passa anche in secondo piano, ma se invece siete tra coloro che cercano spasmodicamente una trama inscenata a regola d’arte, beh… fareste bene a dare direttamente in pasto il vostro cuore alla dolcissima Mileena.



gli sviluppatori hanno pensato bene di caratterizzare ogni personaggio con tre stili peculiari

Detto questo, nel genere dei picchiaduro una storia meritevole di attenzione non rappresenta un aspetto imprescindibile, mentre l’analisi deve soffermarsi principalmente nell’elemento principe, ovvero nel battle system. La regola, anche qui, è sempre quella di “riempire di botte” uno dei 24 Kombattenti inizialmente presenti a roster, azzerando la barra vitale del nemico prima che lui faccia altrettanto. La totalità delle mosse base si effettua con l’immancabile accoppiata composta dalla croce digitale e da un pulsante; le sequele di comandi danno origine a quelle speciali e alle combo, mentre l’uso di una particolare barra delle Special rende un po’ più vivace la situazione. In pratica, si può scegliere di consumarne un terzo per potenziare una delle mosse; o anche, bruciarla tutta per dare il via ad una spettacolare e violenta serie di colpi che mostrano, grazie ai raggi X, i devastanti e mortali effetti sul corpo del malcapitato di turno; o ancora, sacrificarne due frammenti per attivare l’immancabile counter. Come se quest’ultima trovata non fosse sufficiente, da sola, a garantire una certa varietà negli scontri, gli sviluppatori hanno pensato bene di caratterizzare ogni personaggio con tre stili peculiari. Prima di ogni scontro è sufficiente selezionarne uno per cambiare alcune mosse speciali e aggiungere qualche variante ai colpi base. Purtroppo, questa variante diventa secondaria quando, col passare delle ore, si realizza che le combo migliori sono sempre quelle che ci permettono di malmenare l’avversario mentre è in aria e, soprattutto, che alcuni lottatori risultano incredibilmente più forti di altri, sia nelle mani di un giocatore umano, sia in quelle fredde della CPU.

Proprio come nel precedente capitolo, anche in Mortal Kombat X gli scenari vantano un ruolo da protagonisti, nonostante in Mortal Kombat X non siano presenti arene multilivello. Il sole è ormai tramontato, una bufera di neve è alle porte e sullo sfondo si staglia un’inquietante statua di Quan Chi. I suoi enormi palmi di pietra liscia ospitano due bracieri che illuminano di una luce tremolante lo stage. Perché non prenderne uno? Magari per poi appoggiarlo con grazia sul volto del nemico di turno? Detto, fatto.

Volete invece scagliare quel bestione di Ferra contro la carlinga di un aereo militare distrutto? O preferite alzare letteralmente un monaco shaolin e rovesciarlo sul muso di Raiden? Nessun problema. Molte sono le varianti, tutte incentrate sulla pressione di un dorsale e tutte ugualmente spettacolari. La regia virtuale, soprattutto in questi frangenti, risulta davvero convincente e mette in mostra la bontà del motore grafico. I modelli poligonali, i tanti fondali, ma anche le animazioni (comunque legate allo stile “rigido” della serie) strappano sempre un sorrisino compiaciuto; allo stesso modo, la grande pulizia dell’immagine, unita a una fluidità rocciosa, offre un colpo d’occhio notevole.

ALLA KONQUISTA DEL MONDO

Arrivati sin quei nella lettura, molti fan della saga si saranno resi conto che poco è cambiato rispetto al passato. La violenza è palpabile, il sistema di combattimento non si discosta quasi in alcun modo da quello saggiato in precedenza – se non per il ritorno dello scatto in corsa – e l’enorme mole di contenuti presenti nella inquietante Krypta (comprese nuove Fatality e ben cinque Brutality) richiede ancora un’infinità di pomeriggi prima di essere sbloccata nella sua totalità. Le novità di Mortal Kombat X sono quindi principalmente incarnate nei nuovi lottatori (quasi tutti interessanti e ben caratterizzati) e in alcune modalità.



La Krypta e le Torri garantiscono un botto di ore di divertimento genuino

Inserito il disco di gioco e installato il corposo aggiornamento da 2 GB, al giocatore viene data la possibilità di optare per una fazione. Si può entrare nella ristretta cerchia del clan Lin Kuei (rifondato da Sub-Zero), avvicinarsi ai criminali tagliagole della Black Dragon o alla fratellanza dell’ombra, prestare servizio alle forze militari a protezione della terra o, infine, giurare fedeltà al clan segreto capitanato da Raiden. Ciò che conta è che a ogni azione di gioco conclusa, che si tratti di una semplice vittoria in uno scontro online, di concludere la modalità storia o di superare una Tower, il punteggio della propria fazione aumenterà, accrescendone così il prestigio.

Proprio le Torri sono state oggetto di alcune inedite e interessanti varianti. Oltre alla scalata classica (che si conclude con un breve finale relativo al personaggio utilizzato) e a quelle speciali, contraddistinte da regole differenti, i giocatori solitari possono dedicarsi alle nuove Torri Viventi. Diretta evoluzione delle vecchie e mai dimenticate Challenge Tower, queste sfide, grazie alla connessione a internet, risultano sempre imprevedibili e mai uguali a se stesse. Capita così di dover combattere e raccogliere allo stesso tempo cuori che ripristinano l’energia, di dover concludere ogni round utilizzando almeno una volta una determinata mossa, o anche di portare a casa la pelle vedendoci preclusa la possibilità di parare. Le scalate da superare ogni giorno e le Torri speciali disponibili solo in una determinata settimana (o, addirittura, in una specifica fascia oraria) potrebbero uccidere in voi la voglia di estrarre il disco di gioco per i mesi a venire. La longevità, almeno per i fan, è quindi totalmente garantita.

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