2016-11-28



[La seguente recensione NON contiene alcuno spoiler sul gioco, inclusi colpi di scena relativi alla trama o ai personaggi. Leggetela pure in totale tranquillità]

Finito. Così, per molti anni, la stampa di settore definiva il Giappone dei videogiochi. Secondo la critica, la patria che aveva dato i natali a Pac-Man, Mario e Space Invaders, non aveva ormai più niente da dire. Una tesi sostenuta persino da molti creativi: lo stesso Hideo Kojima, creatore di Metal Gear Solid, ammise di soffrire un forte complesso d’inferiorità nei confronti della game industry occidentale. Questa decadenza coincideva con il declino di Final Fantasy, reo di aver partorito un tredicesimo capitolo molto al di sotto delle aspettative. Il mito di Final Fantasy, il grande Final Fantasy dei tempi dello SNES e della prima PlayStation, era caduto, come un antico re deposto. Nel frattempo, il genere JRPG nel complesso soffriva di una profonda stagnazione creativa, reiterando modelli abusati e non introducendo alcuna novità sostanziale, rimanendo di conseguenza incastrato nella nicchia. È in questo contesto estremamente travagliato che si incastra Final Fantasy XV, un gioco il cui sviluppo è stato assai difficoltoso, per usare un eufemismo. Nato come appendice del mai completato franchise Fabula Nova Crystallis, Final Fantasy XV era in origine un capitolo parallelo al XIII, chiamato Versus XIII. Il progetto, latitante per diversi anni, è stato poi tramutato direttamente nel quindicesimo capitolo, e il resto è storia nota.



I CANTASTORIE D’ORIENTE

Se c’è qualcosa che ci insegna la storia del videogioco, è che i prodotti dallo sviluppo così lungo tendono ad avere problemi dall’entità direttamente proporzionale (chi si ricorda Duke Nukem Forever?). E certo, in Final Fantasy XV si possono osservare le cicatrici di un processo di sviluppo dalle tempistiche mastodontiche. Ma, Rocky Balboa insegna, nella lotta non è importante tanto colpire, quanto incassare. E sembra che Square Enix sia riuscita, in qualche modo, a riassorbire quelle cicatrici. Final Fantasy XV è una testimonianza di quanto può essere folle e sconclusionato il processo creativo di un videogioco, un’opera mastodontica e miracolosa che dimostra in più di un momento la caparbietà dell’essere umano, sempre pronto a combattere contro tutto e tutti. In un’epoca di prodotti freddi e calcolati con statistiche alla mano, Final Fantasy XV osa essere diverso. Badate bene, questo non è un gioco studiato a tavolino per essere di successo, è un’opera nata per stupire, commuovere e far riflettere. E porta su di sé, con orgoglio, l’intero bagaglio culturale del popolo giapponese, nonché la sua originalità e la sua proverbiale peculiarità. Se ho amato così tanto questo ultimo Final Fantasy, è soprattutto perché è un gioco con una storia da raccontare. Il videogioco vive una crisi dello storytelling, dopo il tradimento di BioWare avvenuto con Mass Effect 3 (e la defezione dei suoi artefici, Ray Muzyka e Greg Zeschuk). Le storie nei videogiochi sono state silenziosamente freddate: l’ultimo trailer di Mass Effect: Andromeda ne è una triste dimostrazione. Il disallineamento di Square Enix rispetto all’asse occidentale ha reso perciò Final Fantasy XV l’ultimo baluardo dei giochi narrativi. FFXV è prima di tutto un’esperienza, senza la pretenziosità dei titoli indie e con un gameplay assolutamente solido e strutturato. È un gioco dove la scrittura la fa da padrona, con una quantità di testo notevolissima. Fondamentalmente, FFXV è un “buddy movie” interattivo. È la storia di quattro amici che impareremo a conoscere e ad amare, con lo stesso trasporto che avevamo per compagni di viaggio come Vincent Valentine di Final Fantasy VII o Celes di Final Fantasy VI. Un rapporto narrato e maturato attraverso infinite linee di dialogo, tra scherzi, battute e battibecchi, con personaggi che appartengono ai vari archetipi degli anime. Una delle feature più divertenti è la fotografia: Prompto gira sempre infatti con una macchina fotografica, e alla fine di ogni capitolo potrete rivedere gli scatti presi durante le vostre avventure; un piccolo tocco di classe che consente di investire emotivamente nel party che andrete a guidare. Non è l’unico talento a disposizione dei protagonisti: Noctis, per esempio, ha la passione per la pesca, che può esercitare nel corso del gioco e far salire di livello.



Final Fantasy XV racchiude in sé l’essenza più pura del gioco di ruolo alla giapponese: dimenticarsi per qualche decina di ore dei propri impegni, e della propria identità, per calarsi nei panni di un alter ego e vivere nel suo mondo fantastico. Giocando, ho rivissuto le stesse emozioni che provai ai tempi di Final Fantasy VIII, uno dei miei giochi preferiti di sempre. Il che è un fatto piuttosto sorprendente, perché giocai l’ottavo capitolo a un’età in cui la fisiologica disillusione di chi gioca da una vita non aveva ancora bussato alla porta. Ammetto di essere un po’ anestetizzato di fronte ai nuovi giochi, ma Final Fantasy XV ha interrotto bruscamente il mio sonno, facendomi genuinamente meravigliare come se avessi 20 anni di meno. Non per questo, Final Fantasy indulge lascivamente nella nostalgia. Anzi, è un episodio molto particolare. Per certi versi, la sua verosimiglianza lo avvicina al capitolo VIII, ma riesce a essere molto più credibile (niente passeggiate nello spazio, insomma), soprattutto per quanto riguarda le relazioni tra i personaggi.

Noctis e compagnia saranno anche guerrieri sovrumani, ma fuori dalla battaglia sono persone come noi

I protagonisti vengono messi di fronte a imprese titaniche ma, allo stesso tempo, il loro mondo e il modo in cui funziona è molto simile al nostro. Noctis e compagnia saranno anche guerrieri con poteri sovrumani, ma fuori dalla battaglia sono persone come noi, esseri umani con i loro pregi e i loro difetti, i loro punti di forza e le loro debolezze, ed è questo il motivo per cui, da giocatore, ho investito il mio tempo e la mia attenzione nei loro confronti. La “fantasia radicata nella realtà”, così come è stata definita dalla campagna marketing, è un mantra che investe lo storytelling e la direzione artistica. Ho adorato il contrasto, così particolare per un JRPG, tra l’ambientazione fantasy e gli elementi vicini al nostro mondo. La trama racconta di grandi valori universali, di sofferenza, perdita e sacrificio, toccando vette, oserei dire, shakespeariane. È un tipico viaggio dell’eroe, come può essere quello di Luke Skywalker, che ci porterà al compimento dell’inevitabile quest per salvare il mondo. Si ride, ma ci si commuove anche, e tanto, con momenti di assoluto lirismo che rivaleggiano con altre sequenze iconiche della serie, come la morte di Aeris di Final Fantasy VII o la Opera House di Final Fantasy VI. Tanti i temi profondi che vengono toccati: non ho citato il Bardo a caso, perché Final Fantasy XV racconta la storia di Noctis, un ragazzo predestinato, chiamato a deporre l’usurpatore e diventare re. Ma che non può fare tutto questo da solo. Egli porta sulle spalle il peso e le speranze di tutti quelli che gli sono vicino, ed è costretto a diventare un uomo.

È interessante notare come Final Fantasy XV si muova agilmente tra passato e futuro della serie. Tutti i topoi della serie sono stati infatti rispettati: un eroe giovane e scapestrato, tendente al pessimismo, che scopre di avere dentro di sé una forza che non aveva mai immaginato. Questo ragazzo non è ancora pronto per diventare un sovrano: dovrà crescere e maturare, per prendersi ciò che gli spetta di diritto. E, sembra quasi dirci il gioco, diventare grandi è impossibile senza avere accanto delle persone che ci aiutano a capire qual è la strada da seguire. Le strigliate di Gladio, l’allegria di Prompto, la saggezza di Ignis… tutto sarà importante per mostrare a Noctis la strada per diventare un vero re. Lo sviluppo di questo personaggio ricorda quello di altri grandi eroi come Cloud o Squall, ma è sempre una crescita che avviene grazie al rapporto con gli altri. Ancora una volta, i giapponesi raccontano in un’opera di fantasia la difficoltà delle relazioni con le altre persone, e quanto gli altri possano essere importanti nello sviluppo della nostra personalità. Anche l’amore, quello vero che trascende lo spazio e il tempo, è una delle grandi tematiche di FFXV. Non posso rivelare altro ma posso dirvi di… preparare i fazzoletti. In quantità industriali. Sensibilità occidentale e giapponese si fondono in una storia che riunisce Star Wars, Game of Thrones e le tipiche visioni delle serie Square Enix (e non dimenticatevi di guardare Kingslaive: Final Fantasy XV per capire e godere appieno della trama). Umani, immortali, mostri e divinità vivono nello stesso mondo, in un rapporto spesso e volentieri molto travagliato.

Se proprio volessimo cercare il pelo nell’uovo, l’intreccio è meno complesso e più archetipico rispetto ad altri episodi. C’è la sensazione, confermata rivedendo i trailer di Versus XIII, che molti contenuti siano stati tagliati, e ci sono dei personaggi (Luna, in particolare) che avrebbero meritato molto più tempo a schermo per essere efficaci. Ho come l’idea che queste mancanze saranno corrette con la parolina magica di tre lettere: “DLC”, e la cosa francamente è fastidiosa. Se ripenso ai prolissi intrighi politici di Ivalice del XII, o ai buchi di sceneggiatura dell’VIII, tuttavia, preferisco di gran lunga la storia semplice, ma d’impatto, di questo quindicesimo capitolo. Avrei voluto una main quest più lunga, questo è certo, ma è anche testimonianza della bontà di tale main quest. La durata dell’avventura principale è infatti inferiore ai capitoli più amati della serie (chi non ricorda i mitici CD multipli della prima PlayStation?) e, anche se tutti i capitoli sono di ottima fattura, alcuni momenti lasciano intravedere la necessità dello sviluppatore di dover frenare le sue ambizioni e cercare di arrivare alla fase gold. Cicatrici, appunto, come dicevo in apertura. Fortunatamente, le mancanze dello script vengono sopperite egregiamente dalla confezione generale, dal gameplay e dalle avventure che vi costruirete voi stessi, all’interno dell’open world.

“Spettacolo” è in effetti la parola che meglio descrive questo quindicesimo capitolo

Vale comunque la pena spendere qualche parola sul modo in cui la storia viene raccontata. A differenza dei precedenti Final Fantasy, la presenza delle meravigliose cutscene in CGI è stata ridimensionata, e ci si affida più che altro alle sequenze realizzate con il motore grafico del gioco. Data l’altissima qualità visiva del Luminous Engine, soprattutto per quanto riguarda la resa di volti e materiali, non ho sentito affatto la mancanza dei gloriosi “FMV” dei precedenti episodi. Regia, recitazione e musiche sono sempre ad altissimi livelli, e regalano dei momenti di emozione pura. Le sequenze non interattive sono integrate in scioltezza nello stesso gameplay, grazie agli immancabili QTE, un’eredità ripresa dalla bellissima sequenza d’apertura di Final Fantasy XIII-2. Final Fantasy XV gioca tantissimo sulle proporzioni: troverete più volte nel corso del gioco nemici in grado di occupare l’intera schermata del gioco. Inserisco la battaglia con Titano, e con Leviatano, tra i momenti più spettacolari di questa generazione: “spettacolo” è in effetti la parola che meglio descrive questo quindicesimo capitolo. Gli sviluppatori sono riusciti a montare un racconto di straordinaria epicità, che costruisce gradualmente la tensione e la fa esplodere nel meraviglioso climax.

Non pensate però che il gioco sia una cavalcata poco interattiva e lineare, come poteva essere FFXIII. Tutt’altro. Già, perché Final Fantasy XV è un gioco meraviglioso da vedere, e non soltanto dal punto di vista tecnico. Il senso dell’avventura che avevamo vissuto in giochi come Final Fantasy IV, rivive anche sulle console moderne. Signore e signori, gioite: sono finalmente tornate le città, quelle che avevamo così tanto amato nei vecchi Final Fantasy. Le città presenti nel gioco, pur non essendo moltissime, vi lasceranno letteralmente a bocca aperta, grazie a un estro architettonico che non ha eguali nel mondo del videogioco (e forse i designer si sono fatti più di un viaggetto nella nostra amata Italia…). Mai un Final Fantasy aveva tenuto così tanto fede alla parola “fantasy” nel suo titolo. Ritorna quindi il tema del viaggio tra le città, come poteva essere il pellegrinaggio di Yuna. E con esso, la varietà delle location, da sempre uno dei punti di forza della serie.

Il senso dell’avventura di giochi come Final Fantasy IV rivive sulle console moderne

Il risultato è ancora più straordinario, se consideriamo che Square Enix ai tempi del XIII dichiarò che sarebbe stato difficile e oneroso creare la stessa varietà di location dei vecchi episodi con le nuove tecnologie. Il problema è stato in parte aggirato, anche grazie all’open world, in cui è ambientata la maggior parte delle missioni iniziali e secondarie. Forse, il termine più corretto da usare sarebbe World Map, trattandosi di Final Fantasy. L’open world, o World Map che dir si voglia, è assolutamente sconfinato e ricco di sorprese: quello che vedete nei trailer non è che un misero antipasto di quello che vi aspetta andando avanti nel gioco, avete la nostra parola. L’open world è la chiave per garantire a Final Fantasy XV una mole di contenuti assolutamente monumentale, a prescindere dalla storia principale. Se la main quest vi richiederà una ventina/trentina di ore, cimentandovi nelle side quest vedrete questo numero salire assai. Se il voto si sarebbe fermato a un’unità in meno basandomi solo sulla main quest, il gioco acquista un punto pieno in più proprio grazie alla presenza dell’open world.

IL VIAGGIO DELL’EROE

Il numero di missioni presenti nel gioco ha infatti dell’impressionante, e permette di mantenere la promessa delle centinaia di ore, fatta dai designer durante lo sviluppo. C’è sempre un motivo per andare avanti, un segreto che non avevate ancora sbloccato, o un mostro che vedete per la prima volta. Square Enix è riuscita a ottenere una sintesi eccellente, miscelando in giuste dosi libertà e linearità, traendo il meglio da episodi così diversi tra loro come Final Fantasy VII e Final Fantasy XII. Il gioco ci lascia infatti liberi di girovagare o di seguire linearmente la storia, proprio come nei classici episodi della serie. Potete perdervi nelle mille quest, o andare avanti nella storia principale: la scelta è vostra. Lanciarsi nelle side quest scoperchia un vero e proprio vaso di Pandora, accrescendo notevolmente l’esperienza di gioco; anche perché, alcuni degli elementi narrativi che non avete colto completando la main quest, vi saranno resi noti affrontando le missioni collaterali. Insomma, non fate il grosso errore di finire il gioco e pensare che il vostro compito si sia concluso, dal momento che, oserei dire, la cutscene finale non è che l’inizio dell’avventura. Le side quest permettono infatti di approfondire un po’ i personaggi, e di ottenere qualche tassello mancante della storyline globale. E, come in The Witcher 3: Wild Hunt, la caccia ai mostri è una costante del gameplay: troverete infatti tantissime taglie, che vi terranno impegnati in svariate ore. Posso affermare con tranquillità che Final Fantasy XV è la risposta giapponese al capolavoro di CD Projekt RED.

Final Fantasy XV, a livello puramente visivo, ha uno degli open world più vasti e interessanti di questa generazione. Sarete chiamati a vivere un’avventura di ampissimo respiro in un mondo sconfinato, con una varietà geografica che ha dell’incredibile, e sorprese ad ogni angolo. In Final Fantasy XV, riscoprirete il dolce piacere del sapersi perdere. L’ultimo pupillo Square Enix, a livello puramente visivo, rappresenta quello che fu Avatar per il cinema nel 2009, ossia un punto di non ritorno, uno standard con cui tutti i prodotti interattivi futuri dovranno confrontarsi. Uno dei miei più grandi timori nell’avvicinarmi a questo gioco, era che si trattasse di un open world spoglio come quello di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Nulla di più sbagliato: se le prime ore dell’avventura potranno trarvi in inganno, dando leggermente fiducia al gioco vi ritroverete di fronte dapprima un mondo interessantissimo tutto da esplorare, e in seconda battuta un’avventura narrativa come non ne vivevamo dai tempi di Final Fantasy X.

Uno degli open world più vasti e interessanti di questa generazione

La varietà del gameplay è vastissima, sia nella main quest che nelle attività collaterali. Non si vedeva da Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots un simile coacervo di gameplay e stili diversi, da passaggi stealth a sezioni di guida, passando per momenti di puro sfoggio di risorse tecnologiche che ricordano Uncharted. Una sequenza del combattimento contro Titano, dove Noctis doveva sfuggire alla furia di questa divinità, ricordava proprio le avventure del ladro/archeologo. Anche qui, avrei voluto che queste sequenze fossero più numerose, ma sfortunatamente gli incontri con gli altri Siderei, a eccezione di uno, sono tutti non interattivi. Un vero peccato che le sequenze più coreografiche siano limitate a pochi momenti nella storia: sono di fattura così buona che ne avrei volute francamente molte di più.

Il gioco cambia comunque costantemente volto, gestendo in maniera sapiente il registro narrativo e mantenendo sempre altissimo il ritmo, anche con sequenze di pura contemplazione, come le parti a bordo della macchina. Va detto tuttavia che questi passaggi, quando non siete al controllo del veicolo, possono straniare parecchio chi è impaziente di usare il joypad. In questo capitolo il peso della narrazione è tutto sulle spalle dei giovani protagonisti. Square Enix ha trasformato la classicissima quest per salvare il mondo in una sorta di viaggio “on the road”. Emblematici in questo senso sono le soste presso i bivacchi e gli accampamenti, che trasformano il classico “inn” in una sequenza di magistrale caratterizzazione. I momenti migliori di Final Fantasy, paradossalmente, sono quelli in cui non succede niente. Più volte sarete tentati di fermarvi in un parcheggio e ammirare il paesaggio circostante. Devo dire che della storia mi hanno colpito molto di più i momenti camerateschi tra amici, piuttosto che la grandeur degli obblighi reali ed eroici. È la magia dei personaggi e dei dialoghi che riesce rendere ancora più interessante un’ambientazione già di per sé magnetica, evitando così l’effetto desolazione dell’open world di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain.

Square Enix ha trasformato la classica quest per salvare il mondo in un viaggio “on the road”

Il gioco si libera dalle catene della tradizione per quanto riguarda il combat system, abbandonando il classico sistema di turni. È una scelta coraggiosa, che tuttavia affonda i piedi saldamente nella tradizione. All’annosa, quanto puntuale domanda: “è divertente?” risponderò con un “sì”, con buona pace dei puristi turn-based. La deriva action (badate bene, non totale), infatti, non ha limitato la profondità strategica. Al comando di Noctis, sarà possibile alternare quattro mosse diverse, a scelta tra armi o incantesimi. Le armi richiedono di aderire a un compromesso: più sono lente, più sono potenti, e viceversa. Non essendoci più i turni diventa quindi essenziale saper prendere decisioni tattiche nel giro di pochi istanti: tra queste, appunto, la scelta della vostra arma. Noctis ha infatti a disposizione quattro slot, che possono contenere diverse armi, e il modo migliore per avere la meglio in combattimento è alternare tutti gli strumenti a vostra disposizione, a seconda delle necessità. In molti hanno paragonato questo sistema a Kingdom Hearts (e certo dei punti in comune ci sono), ma in realtà Final Fantasy XV ha un passo molto più cadenzato e meno aggressivo (anche perché può essere attivata la cosiddetta “Wait Mode”, che blocca momentaneamente il gioco per decidere le mosse, un po’ come avviene in Fallout). Il “button mashing” è difatti scoraggiato: per inanellare le combo è necessario tenere premuto il tasto deputato all’attacco, piuttosto che “spammare” attacchi come forsennati.

Per certi versi, Final Fantasy XV mi ha ricordato in più di qualche momento il meraviglioso Bayonetta 2 di Platinum Games: è infatti di fondamentale importanza saper leggere i movimenti degli avversari, in modo da azzeccare il giusto tempismo per schivare, rotolando con quadrato, e reagire con una parata e un potente contrattacco. Il sistema di combattimento è molto libero, e la consapevolezza degli spazi è cruciale per portare a casa un buon risultato, così come avere sempre un occhio su quello che stanno facendo i vostri compagni (che, come Paperino e Pippo in KH, non potrete controllare direttamente, se non nelle mosse speciali). Si ha infatti anche la possibilità di fiancheggiare il nemico e prenderlo alle spalle, in modo da massimizzare il danno; l’aggiramento e le parate possono anche essere svolte in concomitanza con i propri compagni di party, in modo da infliggere un colpo ancora più devastante svolgendo un’azione combinata. Durante il combattimento inoltre si riempie una barra, attivabile con L1, che permette di far eseguire una mossa speciale (preimpostata fuori dalla battaglia) ai propri compagni. Uno degli aspetti più divertenti di questo sistema è senza dubbio la proiezione tattica, che ricorda molto da vicino quella vista in Kingdom Hearts: Dream Drop Distance per 3DS. Premendo triangolo, infatti, Noctis può proiettarsi in un punto qualsiasi del campo di battaglia; non solo, esistono degli appigli contestuali, solitamente posti in alto, che consentono a Noctis di attaccare da una posizione elevata. La proiezione ha due vantaggi: innanzitutto, potrete trarvi d’impaccio in un momento in cui i nemici cominciano a diventare troppi da gestire; in seconda battuta, potrete riproiettarvi sul nemico dalla lunga distanza e, più sarete lontani, più alto sarà il tasso di danno inflitto.

Non poteva mancare naturalmente la magia, anche in questo Final Fantasy, che viene gestita in maniera simile all’ottavo capitolo. Non avrete a disposizione, infatti, un quantitativo infinito di magie, ma dovrete assimilarle da degli appositi giacimenti sparsi in giro per il gioco. Successivamente, le magie andranno distillate in particolari ampolle tramite un menu, in modo da poterle utilizzare in battaglia. Distillando le magie, potrete decidere se averne a disposizione un quantitativo maggiore, oppure averne in minore quantità ma di maggiore potenza; le magie vanno equipaggiate come un qualunque tipo di arma, e possono essere utilizzate anche dai vostri compagni di squadra. La magia è molto potente, ma di contro la sua disponibilità non è infinita, e devo dire che ho gradito questa scelta di design, che richiede di pianificare l’uso degli incantesimi in maniera ragionata. Impostando il gioco a difficoltà facile, era possibile scalfire la superficie del combat system, scegliendo invece la modalità normale quest’ultimo esprimeva appieno il suo potenziale. Un ulteriore livello di profondità viene garantito dalla Astralsfera, il sistema di progressione del gioco: i personaggi possono apprendere diverse abilità, grazie a uno schema ad albero ereditato dalla Sferografia di Final Fantasy X. Esistono diversi nodi con diverse abilità dal costo crescente, che possono essere sbloccate usando i Punti Abilità, che vengono conquistati alla fine delle battaglie. Le abilità sono tantissime e di diversa tipologia, e permettono di modellare i personaggi secondo le proprie preferenze, consentendo così di personalizzare il proprio stile di combattimento. Chiudono il cerchio i Siderei, le “summon” dei precedenti capitoli, che potranno essere invocati soddisfacendo dei requisiti (ad esempio, una battaglia che si è protratta troppo a lungo).

Final Fantasy XV è una storia che va vissuta con il cuore, ancora prima che con la testa

Parlare dei sistemi di Final Fantasy XV è quasi svilente rispetto alla grandezza dell’ultima opera Square Enix. Final Fantasy XV è una storia imperfetta in alcune delle sue parti, ma che va vissuta con il cuore, ancora prima che con la testa. Ammetto senza problemi che erano mesi che un videogioco non mi lasciava così sulle spine, lasciandomi desideroso di proseguire e maledicendo quella scomoda necessità di dover dormire. È il ritorno alla grande avventura narrativa, ed è significativo che provenga proprio dal Giappone, un paese che a livello videoludico era stato dato più volte per spacciato. Final Fantasy XV è il Final Fantasy definitivo: la presenza di elementi familiari cattura il fan, mentre l’introduzione di elementi di rottura lo stupisce e lo spinge ad andare avanti, conquistando al contempo il pubblico delle nuove generazioni. Hajime Tabata, Tetsuya Nomura e compagnia hanno svolto un lavoro eccezionale, imparando dagli errori dei precedenti episodi, e assimilando i punti di forza del gaming occidentale. Il risultato è un gioco estremamente maturo, a livello narrativo e di meccaniche, che eleva la serie verso vette che non aveva mai toccato prima d’ora. In un’epoca di prodotti che promettono il mondo, se non l’universo, e quello che infine donano è ben misero (sì, No Man’s Sky, sto guardando te), Final Fantasy XV può fregiarsi di aver rispettato le sue titaniche aspettative. Pronti a morire per l’onore, e ligi al dovere come degli antichi samurai, i developer di Square Enix hanno portato a termine una missione durata dieci anni. Il risultato è una sinfonia che rapisce e ammalia, frutto dei sogni e delle visioni di un manipolo di eroi che ha creduto fino in fondo nel progetto. E che oggi possono dire di aver scritto la storia della serie, creando un capitolo che può stare, a buon diritto, nell’Olimpo dei JRPG, a fianco di grandi classici come Final Fantasy VII.

L'articolo Final Fantasy XV – Recensione è estratto da GamesVillage.it.

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