2014-12-19



Dopo averci fatto tornare nella città di Inaba in Persona 4 The Golden e aver organizzato uno strampalato torneo di combattimento in Persona 4 Arena e relativo seguito, Atlus decide di proporre ancora una volta un titolo basato sull’universo narrativo che è andato evolvendosi negli ultimi anni, intrecciando le vicende e i personaggi del terzo e del quarto episodio della serie J-RPG Persona. All’inizio dell’avventura è possibile scegliere il protagonista e, con lui, il team di eroi su cui focalizzare l’attenzione, tra il tenebroso adolescente dal taglio emo e dai cromatismi cyan di Persona 3 o l’affascinante e platinato studente occhialuto di Persona 4. Ovviamente, la trama si sviluppa intrecciando le storie dei due gruppi di studenti, ma i siparietti unici sono talmente tanti e talmente ben fatti che consiglio a qualsiasi fan della serie di lanciarsi senza alcuna remore in una seconda run dedicata al team scartato in precedenza. Dopotutto la forza di Persona Q non risiede nella strampalata – quanto poco credibile, ammettiamolo – vicenda che muove le redini di questa reunion, quanto dalla possibilità di rivedere i beniamini dei titoli PS2 (e PSP e PS Vita, se si considerando le riedizioni) di nuovo in azione, fra gag a non finire, interazioni fino ad ora inedite e tanto divertimento.

La premessa narrativa vuole il gruppo di evocatori di Persona bloccato all’interno di quella che sembrerebbe essere la scuola superiore Yasogami durante il festival culturale che si tiene ogni anno, mentre una misteriosa quanto inquietante torre dell’orologio si erge in lontananza, sottolineando con lapidari rintocchi il tempo che li separa dalla libertà. Qui vengono introdotti due nuovi protagonisti: Rei e Zen. I due, entrambi affetti da amnesia, sembrerebbero legati allo strano fenomeno che ha fatto riunire i due gruppi di eroi, e solo esplorando labirintici percorsi pieni di insidie e trappole si riuscirà a far luce sulla loro vera identità e sulle implicazioni della loro esistenza.

Labirinti? Beh sì, perché qui entra in scena il motore ludico di Etrian Odyssey: grazie a una visuale in prima persona e a una mappa tracciabile sullo schermo inferiore, se non fosse per l’evidente differenza nell’art design, le due produzioni sarebbero praticamente indistinguibili. Tutte le caratteristiche tipiche del dungeon crawler Atlus tornano in gran spolvero in Persona Q: dalle trappole agli eventi unici disseminati qua e là, fino ai temibili FOE, gli unici mostri visibili su schermo e temibili chimere per chi conoscesse già da tempo la serie dell’odissea della città di Etria.

Gli scontri si basano su un’impostazione più simile alla serie Persona, pur rimescolandone gli elementi per aggiungere quel pizzico di pepe in più. Il sistema di debolezze su cui praticamente basa la fortuna della serie Shin Megami Tensei è ovviamente mantenuto, ma i team di combattenti impegnati nelle lotte con le mefistofeliche Shadow passano da un massimo di quattro a ben cinque, posizionati in due file.

Oltre al Persona cui sono da sempre legati, in Persona Q tutti i personaggi possono contare su una creatura di supporto, reclutabile sul finire delle battaglie ed equipaggiabile dal menù di gioco. Questa caratteristica permette di personalizzare non solo le abilità e gli incantesimi a disposizione dei singoli combattenti, ma influisce anche direttamente sui loro parametri. Trovare il giusto equilibrio fra i Personae è assolutamente indispensabile nelle fasi avanzate e come sempre è dato gran spazio alla possibilità di fondere le creature per ottenere compagni di viaggio sempre più potenti e dai poteri devastanti. Dall’e-shop è possibile anche acquistare alcune di queste con un sistema di microtransazioni integrato; tuttavia, voglio confidare nella capacità di coloro che si lanceranno nella produzione Atlus e nella loro esperienza di abili domatori di demoni nati dalla penna di Kazuma Kaneko e Shigenori Soejima.



in Persona Q tutti i personaggi possono contare su una creatura di supporto

Anche gli “All-out-Attacks” di Persona 3 e 4 fanno capolino in Persona Q, con tanto di effetti grafici e animazioni dedicate per ricalcarne la cosmesi passata. Elizabeth, la misteriosa residente della Velvet Room, si occupa di affidare ai protagonisti diverse quest secondarie, alcune delle quali sono a tempo, altre semplicemente atte a esplorare meglio il background dei personaggi con eventi narrativi ritagliati su situazioni specifiche. Una barra presente sulla sinistra dello schermo superiore, che va riempendosi a ogni attacco lanciato contro i mostruosi nemici, permette di sfruttare le abilità legate a un sesto membro del gruppo nel ruolo di navigatore al di fuori della battaglia. Questi talenti aggiuntivi non fanno altro che conferire ulteriore profondità agli scontri, offrendo spesso vie di fuga e tattiche supplementari nel caso ci si trovasse di fronte a situazioni di pericolo.

Persona Q: Shadow of the Labyrinth può vantare una delle direzioni artistiche più coerenti e meglio realizzate negli ultimi anni su Nintendo 3DS. Lo stile di Shigenori Soejima, character designer ufficiale della serie dal terzo capitolo, è stato declinato al gusto super deformed tipico della serie Etrian Odyssey, con risultati veramente interessanti. Pur nelle loro nuove vesti abbozzate, il feeling “cool” intrinseco delle illustrazioni di Soejima-san e dei suoi personaggi dei è rimasto praticamente intatto. Inoltre, i grossi visi sproporzionati dei protagonisti permettono, nella realizzazione poligonale, di enfatizzare le emozioni e le smorfie. Le illustrazioni bidimensionali inserite qua e là, come gli inserti animati atti a sottolineare i passaggi narrativi più drammatici e importanti, sono realizzate con grande cura e un pizzico di ironia, che nei tempi odierni sembrano latitare nel genere dei J-RPG.

La cosmesi si amalgama con una sceneggiatura che, forte dell’ensemble di protagonisti provenienti da due episodi numerati della serie Persona, deve sforzarsi di risultare credibile nella celebrazione della serie, mediante gag e siparietti comici, senza svilire i toni drammatici che inevitabilmente andranno creandosi con il dipanarsi della storia. Un compromesso che ho trovato indovinato e per nulla scadente, malgrado sia Rei che Zen siano inevitabilmente messi in ombra dal gran numero di personaggi presenti nel titolo.

Atsushi Kitajoh e Toshiki Konishi propongono un commento sonoro superlativo, una delle migliori colonne sonore in assoluto sul portatile Nintendo. La grinta dei brani di Shoji Meguro presenti in Persona 3 e 4 (e riportati anche in Persona Q) è amplificata e impreziosita dai ri-arrangiamenti voluti dal duo di musicisti, con tante nuove tracce musicali che vanno dal j-pop orecchiabile alle ballate tipiche del genere ruolistico giapponese. Il doppiaggio è presente in sola lingua inglese e può contare sulla presenza di tutti gli attori americani impegnati nella caratterizzazione dei personaggi in Persona 3 FES e Persona 4: The Golden.

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