2016-10-20



Sabato 12 novembre presso Hub in Piazza Gasparotto - Padova

Rassegna Oblò festeggia i 10 anni di BeccoGiallo


* ore 18.00 proiezione con la presenza degli autori di:
"Uccellacci! 10 anni di BecchiGialli", documentario a cura di Ciaj Rocchi e Matteo Demonte
Biografia artistica con interviste a fumettisti ed autori della casa editrice padovana di graphic novel, nata dalla passione e dall'audacia di due giovani amici: Federico Zaghis e Guido Ostanel.

A seguire tavola rotonda sul Graphic Journalism con l'editore e gli autori BeccoGiallo


* ore 19.30 Giada Peterle intervista Claudio Calia sul suo nuovo lavoro "Leggere i fumetti - dagli Avengers a Zerocalcare: una prima agile guida per chi vuole cominciare a leggere i fumetti"

Vini Naturali selezionati per l'occasione da... BeccoGiallo!

A seguire imperdibile Jam Session Jazz a sorpresa

Nell'iniziativa verrano esposte le tavole realizzate nello scambio Storyborders, con ragazzi marocchini, tunisini, francesi, spagnoli ed italiani curato da Xena - Centro scambi e dinamiche interculturali

Ingresso libero

Info rassegnaoblo@gmail.com

BeccoGiallo, dieci anni di una comunità

Per Guido Ostanel, direttore editoriale di BeccoGiallo – casa editrice specializzata in graphic journalism – lavorare quotidianamente per una impresa che compie ora 10 anni di attività (fondata nel 2005 insieme a Federico Zaghis) assume l'esatta percezione di far parte di una squadra. Perché BeccoGiallo è un'esperienza di coraggio e sfida costante, diventata nel tempo «una comunità disseminata sul territorio dall'ultimo lembo di Sicilia fino alle Alpi».

È una rappresentazione del lavoro condotto in questi anni che, con tutta evidenza, attiene a una visione più ampia, ovvero i fumetti prodotti – splendidi e curatissimi in ogni dettaglio – sono l'esito di una pratica fatta da autori, disegnatori, editori, librai e lettori che sono già in interlocuzione politica o che si trovano a esserlo. L'essere comunità racconta allora non solo la vicinanza ma la differenza di essere «un piccolo esercito comunicativo pronto a fare la sua rivoluzione non-violenta», prosegue Ostanel. Questo l'inizio di un ordito che apre il documentario dal titolo Uccellacci! 10 anni di BecchiGialli, a cura di Ciaj Rocchi e Matteo Demonte (l'anteprima assoluta del film si terrà sabato 10 settembre alle 16 nell'ambito del Milano Film Festival – dall'8 al 18 settembre – presso il Mudec di via Tortona 56 a Milano).

L'attività, l'avventura grande di compagni di viaggio che raccontano in che modo sono approdati alla casa editrice, attraversano le storie di ciascuno e ciascuna per dire che c'è – da sempre – un punto non negoziabile: assumersi il carico di raccontare la realtà. Con le sue asperità e nefandezze, tra le biografie storiche, le stragi, ciò che arriva e che ha bisogno di essere decodificato, quindi le inchieste e la cronaca a cui BeccoGiallo risponde con impegno sociale e politico.

Non si tratta dunque di assistere a una litania muta di volti e nomi, più o meno noti del panorama non solo del fumetto ma dell'attivismo e dei movimenti; da Francesco «Baro» Barilli, Matteo Fenoglio, Alessia di Giovanni, Claudio Calia, a Raul Pantaleo, Claudia Pinelli, Enrica Chiurazzi e tanti altri, nel documentario – della durata di poco più di un'ora – si evince da subito che il mormorio di voci è andato negli anni a inanellare un unicum non solo a livello italiano. Come del resto ricorda anche Elettra Stamboulis, su scala internazionale l'intersezione di fumetto e attivismo mostra in BeccoGiallo una felice eccezione.

I temi affrontati in questi anni sono stati tanti ma soprattutto enormi: da Porto Marghera alla vicenda NoTav in Val di Susa, e ancora Piazza Fontana e Piazza della Loggia, la Thyssenkrupp, il Vajont, L'Aquila e Viareggio. Infine le figure che si sono scelte sono state quelle più scomode, indigeste e radicali: Ilaria Alpi, Carlo Giuliani, Peppino Impastato, Anna Politkovskaja. Tutto per dire che questi 10 anni non sono trascorsi invano e che BeccoGiallo si avvia a spiccare altri voli, come ci si augura, insieme a una comunità sempre più salda, diffusa e consapevole.

Tratto da Il Manifesto 2 settembre 2016

Uccellacci: un documentario ci racconta i dieci anni di BeccoGiallo tra impegno civile e graphic journalism

Ciaj Rocchi e Matteo Demonte, già autori di una bellissima graphic novel dal titolo Primavere e autunni edita da BeccoGiallo, tornano a raccontarci una storia. Uccellacci è il loro ultimo documentario, prodotto da Alberto Nigro che verrà proiettato oggi 10 settembre, al Milano Film Festival, presso il Mudec di via Tortona 56.
Come nasce e resiste nel tempo una casa editrice vocata a un registro linguistico come quello del graphic journalism?

Uccellacci è la biografia artistica di una casa editrice, BeccoGiallo, nata dalla passione e dall'audacia di due giovani visionari: Federico Zaghis e Guido Ostanel. Due audaci editori che in tempi non sospetti e in larghissimo anticipo sui trend di mercato hanno scelto di raccontare attraverso il graphic journalism alcuni dei più importanti fatti di cronaca italiana. La dedizione e la cura verso i loro prodotti editoriali hanno sedimentato negli autori della scuderia un vero e proprio orgoglio di appartenenza, con un senso etico comune molto forte sui temi trattati e sulla qualità artistica messa in campo. In direzione ostinata e contraria a qualunque legge di marketing, che orienta spesso le major editoriali, BeccoGiallo crede ancora nella funzione pedagogica della cultura e della memoria come identità di una comunità. Ciaj Rocchi, videomaker e autrice BeccoGiallo qui ci racconta come nasce Uccellacci

È un caso che Uccellacci nel titolo ricordi il film di Pier Paolo Pasolini Uccellacci e uccellini?

Uccellacci foto1No hai ragione, io non credo al caso. Il titolo del documentario che ho realizzato insieme a mio marito Matteo Demonte è chiaramente una citazione a Pasolini che secondo noi diventa un buon simbolo per rappresentare quel concetto di memoria tanto caro agli autori di graphic journalism, quello di ricordare per capire.

Anche la nostra protagonista ha bisogno di ricordare, ha perso la memoria, ed è attraverso i libri del catalogo BeccoGiallo che pian piano riesce a ritrovare tutti i tasselli del puzzle che compongono la sua vita. E questo avviene perché, come dice il BeccoGiallo nel documentario - e il BeccoGiallo è un pupazzo parlante che abbiamo costruito e che si interfaccia con la nostra protagonista - la realtà ci circonda e ci scorre a fianco; chissà quante volte siamo stati influenzati o anche solo leggermente sfiorati da fatti che prescindevano la nostra vita contingente: fatti di rilevanza storica, politica, sociale… Sono stimoli che si fissano nella memoria e a quel punto sedimentano dentro di noi pronti ad attivarsi, richiamati da un qualunque tipo di collegamento. Ecco perché raccontando la realtà BeccoGiallo racconta una storia comune, condivide la sua memoria trasformandola in un patrimonio collettivo.

Dagli gli autori intervistati, emerge un forte senso di appartenenza alla scuderia BeccoGiallo, quasi l'orgoglio e la sensazione di essere parte di una missione?

Hai colto nel segno. Parlerei di una vocazione, di un'urgenza personale di documentare nel rispetto della storia e di chi quella storia l'ha vissuta in prima persona. E infatti questa per me, che venivo dal mondo del videomaking e che prima di pubblicare Primavere e Autunni non avevo approfondito particolarmente il fumetto come linguaggio, è stata una scoperta. Scoprire che c'erano decine e decine d'autori in Italia che avevano fatto del fumetto di realtà uno strumento di impegno civile, di militanza, è stata una cosa che umanamente mi ha fatto crescere, anche perché di graphic journalism non ci si campa. E quindi diveniva importante per me raccogliere il maggior numero di testimonianze possibili, perché fosse proprio attraverso la viva voce di questi autori, con i loro volti e con il loro personalissimo percorso, che potessimo fare il punto sugli ultimi 10 anni di graphic journalism in Italia. Volevo che fosse un racconto corale perché era l'unico modo per far emergere quel senso di appartenenza a una comunità che parla lo stesso linguaggio, che si rifà agli stessi simboli e quindi, in un mondo che tende sempre più all'individualismo, ci aiuta a sentirci meno soli.

BeccoGiallo "non è solo una casa editrice è anche un'azienda" sostiene Guido Ostanel fondatore e direttore editoriale della casa editrice. In Uccellacci però non manca una certa ironia verso i colossi dell'editoria che concepiscono il prodotto editoriale principalmente come un prodotto di marketing…

In realtà Guido Ostanel nel documentario dice che secondo lui BeccoGiallo non è una casa editrice convenzionale. Dice che tecnicamente non ci sono molti dubbi, sono un'azienda, ma che quando quotidianamente fa il suo lavoro, ha più l'impressione di far parte di una banda, di una squadra fatta di autori, insegnanti, lettori, bambini, librai… Parla anche lui di una comunità disseminata sul territorio, dall'ultimo lembo di Sicilia alle Alpi.

Per quanto riguarda l'ironia che usiamo verso i colossi dell'editoria, in realtà forse direi che è più ironia che mi sento di fare io in qualità di autrice ai miei editori. Quel pezzo l'ho scritto proprio pensando di pungerli sul vivo, per fargli capire che alla fine non basta pubblicare il libro più bello o più giusto del mondo, ma poi bisogna che la gente lo sappia, e quindi bisognerebbe fare un ulteriore investimento perché molti di questi autori sono autori emergenti e non ce la fanno a camminare con le proprie gambe. E allora va bene essere puri e non rientrare negli ingranaggi della grande macchina dell'editoria, ma è giusto anche che questi argomenti vengano portati al grande pubblico, quello anche più mainstream. È per questo che abbiamo scelto il Milano Film Festival come palcoscenico per la nostra anteprima, per far sì che il pubblico fosse più ampio e anche più mondano, mentre di solito di queste cose si parla solo all'interno dei circuititi del fumetto o della militanza politica dove per ovvie ragioni trovano maggiore risonanza.

La "nicchia editoriale" è un pregio o un limite al giorno d'oggi? Cioè, come si fa a raggiungere un pubblico di lettori più ampio in questa sorta di evangelizzazione culturale senza perdere la propria identità?

Si fa che non ci sono compromessi da fare, perché è il mondo che sta cambiando. Parole come coscienza comune e impegno civile sono ormai entrate nel nostro lessico, è un modo di vivere più sostenibile quello in cui ci dobbiamo proiettare nell'immediato futuro se vogliamo sopravvivere, e non lo dico io, lo dicono tutti oramai. Ti faccio un esempio, io sono vegetariana dalla nascita, sono nata nel 1976 e allora nessuno era vegetariano; il pediatra disse a mia madre che era una pazza e che io non avrei passato l'anno di vita. Eravamo una nicchia. Oggi a distanza di 40 anni, tutti maggiori supermercati nazionali hanno una sezione dedicata a chi non mangia prodotti di origine animale.

Sono i contenuti la cosa importante, non le definizioni. È il pubblico che deve scegliere cosa vuole, e se oggi nelle grandi catene di librerie nazionali si trovano anche fumetti e graphic novel di impegno civile, beh questo lo dobbiamo principalmente a BeccoGiallo, unico editore ad avere un taglio così specifico.

E comunque fa parte del mainstream inglobare la nicchia. Anche BeccoGiallo ha pescato nei circuiti underground portando sullo scaffale di varia autori che prima appartenevano al mondo delle autoproduzioni, per cui in realtà è un gioco di specchi in cui per fortuna le nicchie continuano a nascere e a rigenerarsi, come in un pozzo dell'eterna giovinezza.

"Leggere può provocare indignazione" è uno slogan bello e forte, quali sono i punti forza del vostro graphic journalism?

Più che il valore del nostro graphic journalism è il valore del graphic journalism in generale che diventa anche uno strumento pedagogico. Applica il linguaggio del fumetto alla realtà provocando degli effetti. Lo spiega bene Alessia di Giovanni nel documentario quando dice che BeccoGiallo le ha dato la possibilità di trattare temi di cui nessuno di solito vuole sentir parlare, in particolare si riferisce alla violenza sulle donne. Lo chiarisce Marco Rizzo quando dice che BeccoGiallo gli ha dato la possibilità di lavorare su storie che non hanno ancora raggiunto una verità processuale, come il caso di Ilaria Alpi o di Mauro Rostagno, o che necessitano comunque continuamente di essere ricordate come quella di Peppino Impastato. Il grande vantaggio della graphic novel è di raccontare in modo semplice temi complessi, il punto di forza del graphic journalism sono i suoi contenuti.
Tratto da L'Espresso

'Leggere i fumetti', di Claudio Calia

Consigli per chi vuole avvicinarsi al fumetto ma non sa da dove cominciare

Dopo aver parlato di politica, inquinamento, movimento no-TAV e centri sociali, con "Leggere i fumetti", pubblicato da BeccoGiallo, Claudio Calia volge lo sguardo a un'altra delle passioni della sua vita.

Il libro è un'agile e personalissima guida alla narrativa sequenziale in cui l'autore mette esperienza ed entusiasmo al servizio del neofita, compiendo un percorso che inizia nel 1911 con "Little Nemo" di Winsor McCay e termina nel 2015 con "Qui" di Richard McGuire.

Calia cita anche film e serie TV, anche animate, conscio che il fumetto non vive (più) in un mondo a parte. Gli adattamenti sono ormai all'ordine del giorno e l'appeal del libro è anche quello di rivolgersi a chi conosce gli Avengers, Batman, Preacher o le sarcastiche ragazze di "Ghost World" solo attraverso la visione sul grande o piccolo schermo e vorrebbe qualche consiglio di lettura.

La narrazione segue un modello già sperimentato nei libri precedenti di Calia. Il fumettista/cicerone ci conduce in prima persona alla scoperta dell'argomento, presentando, commentando e riproponendo con il suo stile semplice ma efficace pagine (o vignette) di fumetto che hanno fatto la storia.

In una sequenza l'autore addirittura calza i panni di un improbabile e barbuto Capitan America per saltare sui tetti di una metropoli e parlare dei supereroi e delle altre epiche creature scaturite dall'immaginazione di Jack Kirby. In alcuni punti viene lasciata la parola ai fumettisti stessi, riportando interventi ed affermazioni utili a capire il loro lavoro, e in altri l'autore si produce in scenette di metafumetto con colleghi e maestri, come Zerocalcare e Giuseppe Palumbo.

Lo spunto iniziale è perlopiù basato sulle letture che hanno formato Calia e ne hanno espanso gli orizzonti narrativi e estetici. Questo è indubbiamente il punto di forza dell'opera perché si affrontano con cognizione di causa i pregi di maestri vecchi e nuovi come Go Nagai, Frank Miller o Manu Larcenet, ma porta anche a qualche scelta discutibile, sopratutto nel caso opere difficilmente o per nulla reperibili.

'Leggere i fumetti' è un libro a fumetti di 123 pagine in bianco e nero. È pubblicato da BeccoGiallo e proposto a 15 Euro.
Nota: si ringrazia Serena Di Virgilio per la collaborazione nella realizzazione dell'articolo.
Tratto da Panorama

Titolo: Leggere i fumetti

Autore: Claudio Calia

Caratteristiche: Brossurato con alette, 128 pg. b/n

ISBN: 9788899016135

Vuoi provare a leggere un fumetto ma non sai da dove cominciare? Questo libro è fatto apposta per te.

Con la recente invasione di supereroi al cinema e in televisione sempre più persone si avvicinano al vasto e variegato mondo dei fumetti.Da dove cominciare?Quali letture privilegiare?

Ecco alcuni sentieri di lettura per iniziare a esplorare il meraviglioso mondo delle nuvolette alla ricerca di storie, personaggi, stili e ambientazioni che più fanno per noi.
Tratto da BeccoGiallo Edizioni

Original post of Ya Basta - Padova.
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