2014-11-09

Gli anni '80

Countdown dimensione zero del 1980 di Don Taylor

Che accadrebbe se una portaerei della nostra epoca tornasse indietro nel tempo, e avesse la possibilità di attaccare, con i suoi aerei a reazione e i suoi missili, le squadriglie giapponesi dirette alla volta di Pearl Harbour? L'idea alla base di Countdown è indubbiamente interessante, ma l'ingenuità con cui viene sviluppata impedisce a questo film di diventare un piccolo capolavoro nel suo genere. Il film rimane comunque un ottimo esempio di come si possa affrontare con successo il difficile tema del viaggio nel tempo: pochi spunti, e semplici, ma sviluppati come si deve. Così la trama gira abilmente intorno ai paradossi, evitando di affrontarli apertamente! Ciò che manca a questo film è un solamente buon finale: la soluzione scelta dagli autori, infatti, sembra proprio tipica di chi si è impegolato in una situazione difficile, e non sa come uscirne; ma fino a quel momento il film regge. E regge bene!

Flash Gordon del 1980 di Mike Hodges

Periodicamente, qualcuno cerca di adattare per il cinema un celebre fumetto: e nonostante ogni volta i risultati siano, nella migliore delle ipotesi, appena passabili, i tentativi continuano. Anche perché, talvolta, questi film ottengono un discreto successo di pubblico (basti pensare ai recenti film su Batman). Flash Gordon non ha fatto eccezione: e anche lui ha avuto il suo film, ricco di effetti speciali, di attori celebri, e di tutto quanto poteva decretarne il successo; ma il pubblico si è mostrato un po' freddino.
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L'impero colpisce ancora del 1980 di Irvin Kershner

Con L'impero colpisce ancora, George Lucas riesce dove tanti altri avevano fallito: realizzare un seguito migliore dell'originale, che oltretutto non era un film qualsiasi, ma il già mitico Guerre stellari. L'intero episodio è dominato dalla figura di Vader, ossessionato, fin dal titolo scorrevole, dall'idea di catturare Luke Skywalker (Mark Hamill. E' difficile trovare difetti in questo film, la cui trama procede serratissima, senza un attimo di pausa, alternando abilmente momenti drammatici ad altri più leggeri: persino le onnipresenti inesattezze scientifiche, qui più numerose che altrove, risultano pienamente funzionali ai ritmi concitati della narrazione. Numerose sequenze-capolavoro, infine, danno al film un tono quasi epico: su tutte, l'attacco delle forze imperiali alla base dei ribelli, a bordo di mostruosi robot che sembrano inarrestabili, e il duello che chiude l'episodio, tra Luke e Darth Vader (senza dubbio la sequenza più drammatica dell'intera trilogia).
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Saturn 3 del 1980 di Stanley Donen

Film modesto, anche se non privo di pretese, Saturn 3 narra le peripezie di due astronauti bloccati su una base spaziale (in orbita intorno a Saturno, come lascia intendere il titolo) insieme con un robot e il suo inventore, novello Frankenstein, che ha pensato bene di dargli la propria personalità: ovviamente, il robot diventerà sempre più pericoloso e difficile da controllare, e solo il sacrificio di uno degli astronauti riuscirà a salvare l'ultima superstite. Un cast insolitamente buono per un film di fantascienza, con Kirk Douglas e Farrah Fawcett nei panni dei due astronauti, e un Harvey Keitel ancora a inizio carriera in quelli dell'inventore. Ma un grande cast non ha mai fatto, da solo, un buon film, purtroppo.
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Scanners del 1980 di David Cronenberg

Due fratelli, uno buono, l'altro cattivo: niente di nuovo sotto il sole, a prima vista. Ma quando entra in scena David Cronenberg, e questa è la prima volta che lo fa, almeno in ambito fantascientifico, anche lo spunto più banale acquista qualche motivo d'interesse. Cronenberg, regista sempre in bilico tra horror e fantascienza, riesce a estrarre il meglio da una serie di idee non troppo originali, ma mischiate insieme con abilità e con un pizzico di splatter che innervosisce lo spettatore quanto basta: ma è altrettanto indubbio che se il regista canadese avesse prestato più attenzione ai potenziali risvolti della trama (per esempio esplorando fino in fondo le possibilità offerte dalla lettura del pensiero), e meno agli aspetti orrorifici il film ne avrebbe ulteriormente guadagnato.

Stati di allucinazione (Altered states) del 1980 di Ken Russell

Film troppo ambizioso e particolare per riscuotere un successo duraturo, Stati di allucinazione parte da un'idea piuttosto singolare: la possibilità di far regredire l'evoluzione dell'uomo combinando l'effetto di una potente droga con quello di un complesso macchinario pieno di un liquido nel quale immergersi durante gli esperimenti. William Hurt, qui al suo esordio, è il giovane scienziato che ha inventato il procedimento, e che decide di sperimentarlo su sé stesso, con risultati che vanno ben oltre le sue aspettative. Una riedizione in chiave moderna della storia di Jekyll e Hyde? Probabilmente sì, e bisogna riconoscere a Kurt Russell, regista sempre innovativo, il merito di aver girato uno dei film più originali in campo fantascientifico.

Atmosfera zero del 1981 di Peter Hyams

Che sta succedendo su Io, una delle molte lune di Giove? Nel futuro presentatoci da questo film, il satellite è stato colonizzato, e viene utilizzato principalmente come miniera; ma molti uomini, senza una ragione apparente, impazziscono e si uccidono, mentre la compagnia che controlla l'estrazione dei minerali fa di tutto per far passare le morti sotto silenzio. Per scoprire la verità è necessario che un incorruttibile poliziotto (Sean Connery), corra più rischi del dovuto. Film senza troppe pretese, ma dalla trama serrata e avvincente, Atmosfera zero è un ottimo incrocio fra un thriller e un film di fantascienza, ben recitato, con poche idee, ma buone, con un eroe decisamente carismatico, e con degli effetti speciali migliori del solito. Ma, come noto, non si può avere tutto., né dalla vita, né dal cinema di fantascienza.
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Interceptor - Il guerriero della strada del 1981 di George Miller

Miller prosegue la sua personale "trilogia del dollaro", con un nuovo western postatomico. Meno tragico e introspettivo dell'originale, prevalgono piuttosto i toni grotteschi e fracassoni, a cominciare dai villain, interpretati da stuntman truccati come punk, sul modello di band come gli Exploited. Si accentuano i riferimenti a uno scenario postatomico (mancanti invece nel primo), che molti hanno accostato alla saga manga di Ken Il Guerriero. Il protagonista è ormai diventato un cinico vagabondo, pronto ad allearsi ai buoni solo per necessità. Bella l'ambientazione desertica, adatta. Buona prova di Mel Gibson.
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1997 fuga da New York del 1981 di John Carpenter

Primo film di fantascienza girato da John Carpenter, che fino ad allora si era dedicato soprattutto all'horror, e con ottimi risultati, Fuga da New York è già un piccolo capolavoro, centrato su un'unica idea, semplice quanto realistica, ma sfruttata veramente a dovere. Il bello di questo film, comunque, non è certo nei colpi di scena, quanto nell'ambientazione: una Manhattan semidistrutta, in preda al caos, e nella quale vivono i personaggi più strani e pericolosi; tutti, buoni e cattivi, magnificamente caratterizzati. Per non parlare del protagonista, Jena Plissken, fino all'ultimo istante, rimane quello che sembra all'inizio: un opportunista che non è migliore dei criminali che si trova a combattere, e che agisce solo per interesse personale.
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Blade runner del 1982 di Ridley Scott

Cos'ha di così straordinario Blade runner, considerato da moltissimi appassionati il miglior film di fantascienza mai realizzato? Eppure, al momento della sua uscita, il successo di pubblico non era stato eccezionale, anche se la critica lo aveva accolto benevolmente (ma senza gridare al capolavoro): è stato solo col passare degli anni che la fama dell'opera di Scott si è ingigantita fino al punto di venire riproposta nella versione originale (peraltro quasi uguale a quella "classica") e di far diventare Philip K. Dick, autore del racconto da cui è tratto il film, una delle menti più geniali del nostro secolo. Ciò che rende questo film un capolavoro, in effetti, non è tanto la storia, quanto le considerazioni filosofiche sul senso della vita che emergono soprattutto nelle scene finali: quale vita è più degna di essere vissuta, quella dell'androide, che ha visto "cose che gli umani non potranno mai immaginare", o quella, ben più squallida, del cacciatore di androidi? E' più giusto che muoia il primo o il secondo? Il dilemma, irrisolto, si è ingigantito col tempo, fino a rendere leggendario Blade runner e costringendo anche i critici a rivedere i loro giudizi.
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La cosa del 1982 di John Carpenter

John Campbell scrisse, molti anni fa, un romanzo breve dall'inquietante titolo "Who goes there?", romanzo giudicato tra i migliori mai scritti nel campo della fantascienza; e un certo Christian Nyby, forse "spalleggiato" da Howard Hawks, ne trasse un film, La cosa da un altro mondo, altrettanto incensato dalla critica nonostante ne avesse stravolto la trama, probabilmente per l'impossibilità di riprodurre fedelmente, all'epoca (1951), lo spaventoso mostro ideato da Campbell. Di film imperniati sulla lotta contro qualche mostro se n'erano visti a dozzine; come pure film in cui questo assumeva un aspetto umano, a partire da Destinazione Terra: eppure, La cosa, capolavoro del geniale regista americano John Carpenter, è il migliore di tutti. Perché? Probabilmente perché riesce, come nessun altro film prima di allora, a incutere nello spettatore un terrore autentico, una paura non solo del mostro in sé, ma anche della sua semplice apparizione. E così, dal primo all'ultimo minuto il film è tutto un succedersi di colpi di scena e di trovate memorabili, compreso un finale assolutamente non convenzionale, ma pienamente all'altezza di una trama straordinaria.
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E.T. L'extraterrestre del 1982 di Steven Spielberg

Al suo secondo film di fantascienza, Spielberg tira fuori dal cappello una specie di favola natalizia: un alieno piccolo, verdognolo e dall'animo mite e gentile viene lasciato sulla Terra, per errore, dai suoi compagni, e si ritrova nel giardino di una tipica famigliola americana; soccorso e nascosto dai tre figli, all'insaputa dei genitori, rimane con loro finché alcuni scienziati ne scoprono l'esistenza e lo catturano, pur non avendo cattive intenzioni. Ma se Spielberg fosse solamente un appassionato di favole, difficilmente avrebbe un pubblico oltre a quello infantile: il segreto di E.T., film che ha conquistato mezzo mondo, è ben più ricco di implicazioni. Quanti si sono resi conto, infatti, che il piccolo alieno, che muore, resuscita e alla fine rende buoni quegli stessi adulti che non sembravano altrettanto ben disposti verso di lui, non è altro che un nuovo Gesù Cristo, i cui apostoli sono i bambini? La metafora, a ben guardare, non è neanche difficile da cogliere, e relega quasi in secondo piano la trama stessa del film, il cui lato fantascientifico rimane un po' in ombra.

Star Trek 2 - L'ira di Khan del 1982 di Nicholas Meyer

Visto che l'idea di trarre un film dalla fortunata serie televisiva Star Trek aveva avuto grande successo, arriva ben presto, fatalmente, il primo di molti seguiti: seguiti che continuano tuttora. Tra i migliori film della serie, L'ira di Khan viene ricordato, soprattutto, per la morte del suo personaggio più popolare: le buone trovate, dal punto di vista fantascientifico, passano un po' in secondo piano, e così pure la ricchezza della trama e la buona caratterizzazione dei comprimari (mai così numerosi). Ma è anche vero che la morte di Spock è stata il pretesto per produrre altri film, pure di buon livello: nei quali, per fortuna, non mancheranno né la fantascienza né l'avventura. E neanche un po' di umorismo, che attenuerà un po' i toni drammatici dei primi film.
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Tron del 1982 di Bruce Boxleitner

Film troppo in anticipo sui tempi per lasciare un segno duraturo, e magnificato erroneamente come "prodotto dai computer", in un'epoca in cui anche Spectrum e Commodore 64 erano di là da venire, Tron precede di ben due anni il famoso Neuromancer, capostipite di una lunga serie di romanzi, racconti e film basati sull'interazione "psichica" tra uomo e computer (in una parola: cyberpunk!). Alla fine, ciò che resta è un fuoco d'artificio di effetti speciali che, in parte generati dalla grafica vettoriale dei primi computer degni di questo nome, appaiono oggi bizzarramente "fuori moda", ma non per questo meno suggestivi. E rimane anche una sensazione di assurdo: lo stesso film, girato oggi, sarebbe andato incontro a ben altro successo. E forse avrebbe dato molti punti ad opere più famose ma molto meno innovative e dalla trama ben più scadente.

Videodrome del 1982 di David Cronenberg

Con questo suo secondo film di fantascienza, David Cronenberg cerca di inserirsi più profondamente nel genere, dopo Scanners, i cui contenuti erano parzialmente orrorifici: James Woods, proprietario di una piccola TV privata, ne è il nervoso protagonista, che, dopo aver scoperto un'emittente pirata che trasmette violenze di ogni genere, probabilmente autentiche, diventa una specie di mostro, ormai dipendente dal mezzo televisivo, e mutato anche fisicamente in modo orrendo. Visto di solito come una metafora dello strapotere della televisione, soprattutto in un'Europa sempre più americanizzata, il film non riesce, tuttavia, a centrare l'obiettivo: come nel già citato Scanners, Cronenberg si fa prendere la mano dal lato orrorifico, che stavolta risulta fine a sé stesso, e ciò che ne esce fuori è una trama sconclusionata e velleitaria, in cui capire qualcosa è impresa ardua, disgustarsi è facile, e annoiarsi risulta ancora più facile.
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Brainstorm - generazione elettronica (Brainstorm) del 1983 di Douglas Trumbull

Da un'idea nuova e particolarmente audace, Douglas Trumbull, creatore degli effetti speciali di 2001, cerca di trarre un film con ambizioni smisurate: ma se molti anni prima, con 2002 la seconda odissea, un analogo tentativo aveva avuto un buon esito, stavolta il risultato è appena soddisfacente. La storia, infatti, narra di un gruppo di ricercatori, capeggiati da Christopher Walken e Louise Fletcher, che sviluppano un sistema per registrare il pensiero e poterlo poi riprodurre nella mente di qualcun altro. Tuttavia, questa visione che tutti aspettano con ansia, non è (né può essere) all'altezza delle aspettative: se Trumbull sperava di affascinare il pubblico con un'immagine credibile dell'aldilà, e magari anche delle anime dei defunti, non è certo riuscito nel suo scopo; al massimo quello che si vede è solo un saggio della sua bravura nel campo degli effetti speciali. Meglio sarebbe stato lasciare la visione all'immaginazione dello spettatore, e concentrarsi sulla trama, lenta e infarcita di inutili digressioni sugli scopi occulti della scienza e della ricerca scientifica. Per fortuna un cast di prim'ordine tiene a galla il film: anche al di là dei suoi (non molti) meriti.

Il ritorno dello Jedi del 1983 di Richard Marquand

Se ne L'impero colpisce ancora Lucas era riuscito a costruire tante di quelle trame e sottotrame da tirar fuori dal cappello un seguito addirittura migliore dell'originale, in questo film conclusivo della trilogia di Guerre stellari si vede costretto a portarle tutte a compimento: la tensione narrativa cala fatalmente e la narrazione procede meccanicamente verso un finale quasi scontato. Un film abbastanza buono, tutto sommato, ma che, nel tentativo di rimediare ai problemi di fondo, si avvia per strade discutibili: per esempio, si tratta del primo film che ricerca nuovi effetti speciali fini a sé stessi, e non strettamente funzionali alla trama. Un modo come un altro, evidentemente, per rialzare l'attenzione dello spettatore, data la prevedibilità degli eventi narrati. O ancora, si tratta del primo film importante il cui finale sia stato stravolto dopo le preview (nell'originale Lando non si salvava): sempre per dare qualche altro contentino allo spettatore. Insomma, un film che comincia a risentire, e abbastanza pesantemente, del meccanismo commerciale che ha impastoiato George Lucas e la sua creatività: e così il geniale autore di THX 1138, di American Graffiti e del primo, inimitabile Guerre stellari si avvia sulla strada della banalità.
http://effettolunatico.altervista.or...ello-Jedi-1983

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