Mastice - Violente Manipolazioni Mentali
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I Mastice , formati da Igor Tosi ( voce e suono ) e Riccardo Silvestrini ( chitarra e ritmo ) debuttano con questo “Violente Manipolazioni Mentali” nel Novembre del 2014, prodotto dall’etichetta Italiana “I dischi del minollo”.
La loro proposta si basa su una musica “fredda” dai connotati industrial, ambient, noise ed elettronica minimale, che ricorda in qualche modo
le band dell’avanguardia Tedesca dei primi anni 80, che hanno fatto della sperimentazione il loro cavallo di battaglia.
Ma i Nostri non hanno bisogno di trapani e lamiere, ne di apparire in qualche modo shockanti o disturbanti. Sono sufficienti una manciata di strumenti comuni a tutti e la giusta attitudine, la voglia e il bisogno di raccontare l’alienazione urbana, le storie di vita quotidiana, le paure, le illusioni, e il realizzare che non tutto ciò che ci circonda è sempre “rose e fiori”.
Appurato, dunque, che questo non è un disco da ascoltare in auto durante uno spensierato viaggetto di piacere – ma, evidentemente, questo non era nelle loro intenzioni – vorrei soffermarmi su alcune tracce che compongono questo “Violente Manipolazioni Mentali“, che io reputo in qualche modo le più riuscite, e che rappresentano al meglio la natura del progetto.
“Venditori di fumo“, traccia numero due: drum machine martellante e metronomica su un tappeto di sintetizzatori ed effettistica varia a creare un’atmosfera apocalittica e inquietante, dove Igor poggia il suo cantato liturgico e recitato.
Segue “Risveglio“, meno ritmata, molto più evocativa ed “orecchiabile”. Ho trovato il testo di questa canzone uno tra i più belli e sentiti che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi, a dimostrazione che, ove presenti, le liriche non sono per nulla scontate. “Zero” è praticamente strumentale, tranne che per alcuni gorgheggi e voci filtrate qua e là, chitarra distorta in evidenza, le percussioni che si fanno nuovamente aggressive; un senso di claustrofobia pervade il brano sin dal primo beat.
La traccia conclusiva “Maggio” è quella che, nulla togliendo alle altre, ho personalmente eletto come miglior composizione di questo bel dischetto. Una canzone calma, dal mood malinconico e cadenzato, con un’ottimo lavoro di chitarra che si mantiene abbastanza composta e tesse melodie formate da arpeggi minimali, che solo in rari casi riscopre il suo lato veemente, come avviene nell’esplosione finale. Anche in questo caso, suggerisco di fare attenzione al testo, molto intenso, sensibile e ispirato.
Ho avuto modo di assistere ad un’esibizione dal vivo del duo Ferrarese, e con tutta franchezza affermo che, con la giusta atmosfera, i brani funzionano ancora meglio che su disco.
In conclusione, un’ottima release, che consiglio a tutti di scoprire e supportare.
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