2015-07-26

Ecco tradotta la prima parte del Q&A di Benedict alla Sherlocked Convention. Un grazie enorme a Monia per il lavoro di traduzione, assolutamente non facile, che ha fatto per noi!

Qui di seguito la trascrizione completa del panel di Benedict Cumberbatch alla Sherlocked convention, sabato 25 aprile 2015. Il panel era sicuramente uno dei più attesi di tutto il weekend ed era pieno stipato di persone. La sessione è stata caratterizzata da una forte interazione con il pubblico, con Benedict coinvolto in prima persona nel rispondere alle domande degli astanti, per questo motivo, in alcuni casi saranno menzionati anche i nomi di coloro che hanno fatto le domande.

Accolto calorosamente dal pubblico in sala, Benedict ha preso posto sulla sedia di Sherlock sul set di 221B Baker Street ricreato sul palco appositamente per la convention e la chiacchierata ha avuto inizio.

Moderatore: Diamo il benvenuto a Mr. Benedict Cumberbatch!

Ciao! Wow! Grazie mille. Grazie. Che cosa strana trovare tanta gente nel proprio salotto. Potreste competere ad armi pari con la Hall H al Comic Con. Incredibile!

Moderatore: Non credo riuscirai a spiccicare una sola parola, stanno tutti urlando. Zitti!

Moderatore: Allora, grazie mille per essere venuto qui a parlarci di Star Trek. Quello che vorrei sapere è… Khan. C’è stata una qualche pressione da… (al pubblico) Sì, ho capito. Dunque. L’Hobbit. Il drago. Dare la voce ad un drago è… ok, ok. Ci siamo. Ricordi il tuo provino per Sherlock?

Stavo giusto pensando, che cosa strana. Ho visto Beryl Vertue in prima fila proprio in questo momento, è nel suo appartamento che ci siamo incontrati tutti insieme per la prima volta, è lì che ho incontrato Beryl, Mark, Steven e Sue per parlare di questa straordinaria reincarnazione di Sherlock Holmes. E ora, per farla breve, è così strano vedere Beryl in prima fila qui tra il pubblico, ne sono successe di cose da allora, è tutto così folle e meraviglioso.

L’audizione in se stessa fu piacevole. Ero un po’ nervoso al punto che Beryl continuava ad offrirmi così tante tazze di tè e biscotti che penso credesse di stare interpretando Mrs Hudson. (Risate del pubblico)

Ricordo solo di essermi divertito e mi rincuorava il fatto che Mark e Steven sembrassero trovare molto divertente il modo in cui leggevo le battute che loro avevano scritto in maniera così splendida. È stata una bella sensazione. Davvero bella. Quando ho sentito parlare per la prima volta di questo progetto, sapevo che erano entusiasti di me, ma non avevo idea di chi fossero. Poi sono venuto a sapere che si trattava di Mark e conoscevo il suo lavoro sin dai tempi di The League of Gentlemen, conoscevo tutto il lavoro di Steven e i miei genitori erano stati a Coupling di conseguenza conoscevo i Vertue e ho pensato che fosse davvero un gran bel gruppo di persone per un progetto così complesso. Perché mettere mano ad una storia che ancora funzionava a meraviglia? Sherlock, così com’è, rappresenta un canone letterario meraviglioso, iconico, incredibile, che ha avuto un successo pazzesco in epoca vittoriana e così tante incarnazioni sullo schermo e a teatro. L’idea quindi doveva essere davvero buona. E poi ho scoperto chi ne fosse coinvolto e ho pensato ‘beh, sarà sicuramente un buon prodotto’ e ho letto la sceneggiatura e me ne sono innamorato. Ci siamo divertiti a casa di Beryl e hanno apprezzato quello che ho fatto e alla fine me ne sono andato via su quello che allora era il mio motorino pensando “Sì sarà sicuramente incredibile se funziona” ed eccoci qui! (Sorrisi e applausi dal pubblico)

Moderatore: Holmes non è nessuno senza il suo Watson…

È vero. È il suo Bosworth.

Moderatore: Il tuo Watson è fantastico. Non è fantastico?

(Urla del pubblico) Lo è.

Moderatore: Dovete aver percepito che c’era una forte alchimia tra di voi quando vi siete incontrati per la prima volta.

Sono entrate persone meravigliose da quella porta, ma non appena lui ha iniziato a leggere la parte insieme a me ho capito all’istante che fondamentalmente dovevo alzare la posta in gioco. È stato semplice. Mi ha spinto a recitare meglio la parte e lui di per se stesso è un attore davvero brillante. Ovviamente ero un grande fan del suo lavoro in The Office. In realtà lo avevo visto sul palco, credo appena uscito dalla scuola di recitazione. Era in Mother Courage e in un paio di altri spettacoli credo – Volpone al National. Comunque, il punto è, sapevo già chi fosse, ed ero già suo fan, ma nel momento in cui abbiamo iniziato a leggere insieme la parte ho capito che saremmo stati perfetti. C’era una grande chimica tra di noi, grande collaborazione e alla fine è stato davvero così.

Moderatore: Quindi, avete girato il pilot. Cosa ne pensi del risultato finale?

Mi è davvero piaciuto. Avevo capelli diversi. Un taglio di capelli più mod, un taglio di capelli più mod con una zazzera leggermente più indie e Sherlock era un po’ più trasandato. In un certo senso era un po’ più adolescente, indossava jeans invece che un completo e aveva una giacca e, ovviamente, il cappotto. Mi sono davvero divertito. Ho apprezzato molto l’idea che il tutto fosse condensato in 60 minuti, mi piaceva che durasse un’ora. E poi penso che la storia sia abbastanza nota. Stava poi alla BBC e ad Hartswood decidere in che modo farlo evolvere. È una grande cosa poter presentare un pilot alla BBC, sai? Stavano investendo già molto sul progetto. Quando ci è stato chiesto di farlo nel format che ora sappiamo, non avrei mai immaginato che sarebbe perfino migliorato, si è davvero evoluto. Ci siamo sentiti come se stessimo girando un film da un’ora e mezza e con Paul McGuigan al timone tutto il mondo visivo intorno ad esso è praticamente esploso. Coky [Giedroyc] ha fatto un lavoro fantastico ma l’universo di Paul ha semplicemente allargato gli orizzonti di quel lavoro, facendolo diventare ancora più ricco, più ambizioso ed innovativo. Letteralmente rivoluzionario nella musica, negli effetti, nel montaggio – Dio benedica Charlie [Phillips] – solo sotto questi aspetti si è trattato di un’evoluzione incredibile e ormai sembra essere questo lo standard da cui ogni volta partiamo per migliorare sempre di più.

Moderatore: Steven ci ha detto che avete girato l’ultimo episodio per primo. Trovi che abbia giovato tornare indietro a girare A Study in Pink?

Sì, certo. Davvero molto. Tanto per cominciare ha aiutato avere già un pilot alle spalle. Avere la possibilità di recitare nuovamente molto di quanto si è già recitato, e poterlo fare anche meglio è un grande regalo per un attore, davvero. A volte, quando giravamo fuori sequenza scene per le altre future stagioni, era difficoltoso. E’ interessante il fatto che abbia trovato il passaggio dalla prima serie alla seconda difficile, mentre dalla seconda alla terza, in qualunque punto iniziassimo, mi sono sentito subito a mio agio appena mettevo piede sul set. Ma la prima volta dopo essere usciti dai blocchi di partenza per così dire e dopo aver preso il là e dopo che il programma aveva avuto questa accoglienza e aveva assunto queste proporzioni che andavano al di là delle nostre migliori aspettative, mi sembrava quasi di stare recitando di fronte a qualcuno che pensavo fosse davvero bravo nel ruolo di Watson e che avevo visto in uno spettacolo l’estate prima. Era tutto così surreale, sembrava vivesse di vita propria ed era strano e complicato sentirsene di nuovo coinvolto. È capitato mentre giravamo Hounds of Baskerville, dopo solo un paio di giorni dall’inizio delle riprese, ma c’è voluto un po’ di tempo per ritrovare il ritmo, perché sembrasse tutto di nuovo naturale.

Moderatore: Vorrei parlare delle tue tecniche di respirazione, perché ho riguardato ogni episodio negli ultimi tre giorni e ho notato che riesci a dire pagine su pagine di copione senza mai fermarti. Quanto può essere difficile una cosa del genere?

È molto difficile. La cosa difficile è imparare la parte e recitarla nel modo giusto e riuscire a renderla con i giusti dettagli. Ci sono giorni buoni e giorni pessimi. Penso che, quando la cosa funziona, è la fisicità della situazione che contribuisce ad alimentare la mia recitazione, è in questo modo che bisogna farlo. Devi introdurre energia e concentrarti mentalmente, in questo modo il fatto di farlo tutto d’un fiato diventa semplicemente una necessità e suppongo che una formazione di tipo teatrale sia d’aiuto in questo caso. Bisogna parlare con estrema chiarezza e la dizione deve essere incredibilmente precisa perché quando parli a quella velocità e a quel volume non puoi farfugliare, me ne accorgo subito quando lo faccio. Ho riguardato l’ultimo episodio dell’ultima serie proprio ieri sera e mi sono accorto che un po’ farfugliavo. Mi sono arrabbiato con me stesso, perché normalmente è così, così definita. Deve esserlo perché altrimenti non si riesce a capire tutto quello che dice. È necessario rivedere la scena un paio di volte, io credo, per comprendere ogni dettaglio di quello che dice e l’aspetto scoppiettante di queste scene è un vero divertimento per il pubblico. Ti siedi e pensi “Cazzo, è stato proprio forte.” (Risate del pubblico) Scusate. Non volevo dire parolacce. E invece! Terribile. Terribile. Fortuna che mia madre non è qui. Ma Beryl c’è, le chiederò scusa più tardi. (Sussurrando) Scusa Beryl. Ma sì, credo sia semplicemente una questione di immediatezza del divertimento di questa cosa e dell’abilità di renderlo al meglio. L’aspetto fantastico di tutte queste sceneggiature e dei dettagli all’interno di quelle deduzioni per quanto pretestuosi, divertenti e stupidi alcuni possano essere, è che ogni volta che le riguardi scopri qualcosa di nuovo. Sul serio. Ma allo stesso tempo cerchi di spacciarle come un successo immediato, un qualcosa che la gente può recepire subito alla prima visione.

Moderatore: Il discorso del testimone… Devo ammetterlo, è difficile che versi delle lacrime guardando la TV, pensi se quelle parole le dicessero a te e sono state pronunciate veramente col cuore. Volevo solo dirti che è stata una performance incredibile.

Ti ringrazio. È stato meraviglioso girare quella scena. Stavamo girando da quasi una settimana, credo fossimo da cinque giorni in quella specie di aranciera verde, un bel giardino d’inverno vicino a Bristol. È stato straordinario perché ovunque guardassi c’erano attori fantastici e devo ammetterlo sono stati anche gli attori non protagonisti più eccezionali che abbiamo mai avuto per tutta la durata della scena. Perché di fatto ho continuato a recitare per cinque giorni, non sempre la stessa scena, l’abbiamo spezzettata poiché c’erano alcune parti che scorrevano bene, alcune che richiedevano complicati movimenti della telecamera e tagli. Ma alla fine è stato quasi come fare un one man show davanti al gruppo di persone più surreale che conosci, e allo stesso tempo ho interpretato un personaggio recitando insieme ad altre persone. Eppure è stato per me una specie di volo in solitario. Ho dovuto chiudermi in me stesso. Il cast era lì, tutti insieme a divertirsi a Bristol mentre io ricordo di aver bevuto il mio primo drink con loro solo alla fine della settimana, con il sollievo di essere tornato un essere umano dopo essermi dovuto isolare per tanto tempo. Ma la ricompensa è sempre molto appagante, anche se un po’ bizzarra, a volte, capisci? Anche solo dovermi prendere a schiaffi e avere momenti di schizofrenia mentre sto parlando con Mycroft oppure dover parlare con Mycroft mentre contemporaneamente una specie di film completamente diverso gira nella mia testa e poi dover tornare ad essere di nuovo il testimone dello sposo. È stato difficile farlo bene e davvero estenuante, ma molto divertente. Davvero molto divertente.

Moderatore: Jeremy Brett una volta disse che se si fosse imbattuto per caso in Sherlock Holmes avrebbe subito cambiato strada. Lo faresti anche tu se vedessi il tuo Sherlock venirti incontro?

Sì assolutamente. Lui non ha molto tempo per i convenevoli o per la gentilezza, a me invece piace la gente educata.

Moderatore: Tiene teste mozzate nel frigo.

C’è quell’aspetto lì. Beh, è ​​la sua specialità. Bisogna dargliene merito. È il suo hobby. Va bene. Lo capisco. Ognuno ha i suoi hobby.

Moderatore: Riusciresti a vivere con uno così?

No, non credo proprio che ci riuscirei. Non sto dicendo di essere diametralmente opposto da lui. La gente cerca di renderlo più dolce e coccoloso, di trasformarlo in una persona più alla mano e ne capisco il motivo. Ma penso che in realtà lui sia crudele, aggressivo, brillante, divertente, attraente grazie a quelle sue peculiari caratteristiche, è un essere umano brutale. Deve esserlo per mantenersi all’altezza del suo gioco, per mantenere la sua prontezza mentale e per rimanere concentrato. Conosco altre persone brillanti nella mia vita, mia moglie è una di loro e sono persone fantastiche. (Applausi) Grazie. Applaudite perché mi sono sposato! Che cosa bizzarra. Grazie. (Risate e applausi) Ah, ragazzi mi sembra sempre di più di essere in un talk show americano. (Risate) Mantenete la vostra britannicità. Guardatemi accigliati di tanto in tanto, guardatemi storto, non sorridete, e non applaudite. No, non fatelo. L’adoro. Ma sì, quindi, questa cosa della personalità è una faccenda complicata, sai. Sarebbe molto difficile andare d’accordo con lui e berci una birra insieme per rilassarsi. È sempre teso. È un tipo di energia molto propositiva, e credo che sia pure ipocrita in maniera spietata. È molto vicino ad alcune persone, nei cui confronti è molto leale e quello lo capisco, ma poi mantiene le distanze con altre persone, al punto da essere molto freddo nei loro confronti. E poi mi farebbe a pezzi. Mi strapperebbe di dosso tutte le mie difese in un secondo e, ad essere sinceri, non ho proprio bisogno di una cosa del genere nella mia vita. (Risate del pubblico)

Moderatore: Stranamente, una delle persone che Sherlock tratta veramente male è Molly.

(Sospiri dal pubblico) Sì. Sono d’accordo, sono d’accordo!

Moderatore: Molly è l’unica a cui ha chiesto aiuto quando pensava di stare per morire. Perché lei non lo ha mandato a spendere?

(Risate) Ragazze? (Risate)

Moderatore: Tu lo avresti mandato a spendere?

(Coro di “Noooo!” dal pubblico) È un po’ come Bond, come tanti di quegli eroi outsider, il romanticismo in loro sta nel fatto che “eh, ma se potessi occuparmi di lui lo aiuterei. Potrei cambiarlo, trasformarlo, renderlo un uomo migliore”. Credo che Molly pensasse proprio così di lui, ma c’è una comprensione più matura tra loro adesso, almeno in parte, io credo. Lei gli ha salvato la vita.

Moderatore: Se la faceva anche con Moriarty.

Non credo che Sherlock fosse geloso. [Ride] (Risate)

Moderatore: Mi è giunta voce che fai un’imitazione di Chewbacca davvero eccezionale.

(Applausi e risate) Ho avuto un po’ di raffreddore, non so se Chewbacca venga bene quando si ha il raffreddore. Vuoi che provi a vedere come mi viene? (Se ne esce con un moderato brontolio ragliante in stile Wookie) È più simile a uno sbadiglio di Scooby Doo.

Moderatore: Sembrava Blakey di On The Buses. Com’è stato Harrison Ford?

Davvero incantevole, affascinante, una brava persona. È dovuto andare via presto e io sono arrivato tardi, quindi non abbiamo trascorso molto tempo insieme su quel divano [al Graham Norton show] ma lui è davvero una persona squisita. L’ho incontrato un paio di volte in eventi pubblici e lui è un eroe.

Moderatore: Sembra essere indistruttibile.

Sì schiantarsi con l’aereo su un campo da golf e allontanarsi praticamente illeso, avere pezzi di set che ti cadono addosso e tornare comunque sul set a fare la parte da leone, non è cosa da poco. Meglio non sottovalutarlo, sì.

Moderatore: Suppongo sia giunto il momento che il pubblico faccia le domande. Ora vi ricordo, nessuna sfacciataggine, nessun ‘mi vuoi sposare?’. È già sposato, ok?

(Risate ed enormi applausi) Vuoi che mi alzi in piedi anche io?

Moderatore: No no, tu rilassati. Vuoi alzarti in piedi?

No, sto bene così!

Moderatore: Fantastico.

Pubblico: Domanda 1: Sei molto impegnato a girare questi grandi film insieme tutte queste persone incredibili. Come ci si sente a tornare a interpretare Sherlock e a girare lo speciale dopo aver fatto quei film?

Sogniamo in grande con Sherlock quindi non importa che tipo di lavoro sto facendo in qualsiasi altra parte del mondo. Vogliamo darvi ogni volta qualcosa per cui valga la pena accendere la vostra televisione e che deve essere ad un livello pari a qualsiasi altra cosa a cui io possa avere la fortuna di prendere parte. Anche se purtroppo non abbiamo il budget di un Star Trek o, che so, di un Dottor Strange riusciamo comunque a fare un sacco di roba buona con il budget che abbiamo. Mi piace moltissimo è la risposta breve, e non vedo una disparità o differenza di importanza o di qualità, davvero non la vedo. La serie sarà anche stata fatta per il piccolo schermo, ma molti episodi sono stati in primo luogo presentati al BFI e su grande schermo funzionano alla grande. È materiale cinematografico in ogni suo aspetto, il montaggio, lo stile di ripresa, la musica e l’ambizione nella narrazione, un’ora e mezza di episodio anziché mezz’ora o un’ora. Mi piace tornare sul set, è la risposta breve. È come tornare in famiglia, è un grande ruolo e credo che finché tutti noi riusciremo a mantenerlo un prodotto fresco e continueremo a divertirci e a migliorarlo, allora sarà qualcosa a cui tutti noi torneremo sempre volentieri.

Pubblico: Domanda 2: Ciao sono Clare, dall’Isola di Wight.

Dove sei Clare? Ciao Clare!

Pubblico: Domanda 2: Ciao caro!

(Risate) Siamo amici intimi ora visto che mi sono sposato sull’Isola di Wight, conosco tutti per nome.

Pubblico: Domanda 2: Sei sempre il benvenuto, ti porterò a prendere un cream tea.

(Benedict ride)

Pubblico: Domanda 2: Mi chiedevo, saresti in grado di dirmi qual è stato il tuo episodio preferito da girare e quale il tuo episodio preferito da riguardare?

Oddio. Faccio davvero pena a scegliere le cose che preferisco. Ho delle scene preferite, quello sì, ma in questo modo non rispondo molto alla tua domanda. Le acrobazie sul tetto sono state molto divertenti da fare. Sia la caduta che l’atterraggio, e poi la spiegazione della spiegazione. È stato molto divertente. Gli inseguimenti a Londra sono stati molto divertenti. Le scene con Lars nell’ultimo episodio sono state incredibilmente divertenti da fare, lui è un attore straordinario. Come lo è stato Phil Davis nel primo episodio della prima serie (S1E1: A Study in Pink) e Martin in ogni scena. Ci sono scene che abbiamo appena girato, di cui non posso parlare, che sono state molto divertenti. Credo che girare, nel complesso, l’episodio del matrimonio, anche se non è necessariamente il preferito di molti, mi sia piaciuto molto, per la piega che prende, perché mi sono sentito a mio agio con Sherlock e ho anche pensato fosse realizzato in maniera straordinaria. L’idea di come qualcosa che sembra star diventando sdolcinato sia in realtà solo un trampolino di lancio non solo per la più straordinariamente complessa comprensione e risoluzione di un caso misterioso, ma per il senso di aspettativa per quello che accadrà nel terzo episodio His Last Vow. Mi è piaciuto davvero tanto. Detto questo, suonare il violino al loro matrimonio è stata probabilmente la cosa che mi è piaciuta di meno in assoluto in tutti i miei anni di recitazione. Tutti. Perché mi sento così finto quando lo suono. Chiunque di voi sia bravo a suonare uno strumento musicale o suona il violino è stato molto gentile con me, dicendomi “no stai migliorando”, ma in realtà è un incubo. Faccio davvero schifo. Le persone che suonano fin dall’età di 3 anni e sono in grado di suonare ad un concerto dicono “sì io suono un po’ di violino”, io a malapena riesco a tenerlo in mano quindi cercare di far finta che sia bravo mi fa sentire così … È semplicemente un’agonia. Mi sento come se fossi un impostore. Quindi sì, in quell’episodio ho fatto rispettivamente la cosa migliore e peggiore. Il migliore da riguardare? Mi piace riguardarli tutti. Dopo un po’ però, la prima volta non mi piace riguardarmi, ma poi dopo un po’ mi sento coinvolto e me lo godo come ve lo godete voi immagino per quello che è, qualcosa di cui essere veramente orgogliosi. Io in realtà non ho mai delle cose preferite, devo ammetterlo.

Moderatore: Ho pensato che il segugio che compare alla fine di Baskerville fosse superlativo. Le atmosfere, il cane stesso, e tutte le vostre reazioni, quelle sono state il mio momento preferito.

Ma davvero, hai davvero dei gusti interessanti. Non è mai il preferito di nessuno. Grazie. (Risate del pubblico)

Moderatore: Vado a prendere il cappotto. Prossima domanda per favore.

Pubblico: Domanda 3: Come ci si sente ad essere diventato da così piccolo a così grande e avere tutte queste persone che vogliono vederti?

Sto pensando a cosa puoi voler dire con così piccolo. (Enormi risate e applausi del pubblico). Mi vengono in mente un sacco di cose. Intendi che il mio deve ancora crescere, non è ancora pronto? Direi che la cosa è abbastanza straordinaria, ma ti dico cos’è che è molto bizzarro. Avere un microfono in mano e parlare a tante persone è una cosa che trovo normale. Tutto questo non è normale, cosa stavo cercando di dire? Una situazione come questa rende la cosa un po’ più normale perché ho la possibilità di parlare direttamente con voi di persona. Non mi ritrovo in una situazione imbarazzante tipo quando attraverso camminando un centro commerciale o una galleria e so che la gente sta guardando me, invece di fare quello che si suppone che faccia. Questo aspetto dell’essere famoso, dell’essere visibile è ancora piuttosto strano e difficile da accettare ma è qualcosa a cui sto cercando di adattarmi. Non credo che ci si riesca mai ad adattarsi veramente, ma avere l’opportunità di sentirsi abbastanza a proprio agio da parlare con voi ora in questo contesto, apertamente e onestamente mi fa sentire come se fossi la stessa persona che sarei stata prima che tutto questo avesse inizio. Quindi immagino di stare cercando di ritrovarmi in situazioni di questo tipo e di circondarmi di persone la cui presenza possa rendere più normale ciò che è una situazione molto anomala in cui ritrovarsi. E mi riferisco solo alla fama. Non alle esperienze straordinarie, alla ricchezza, al divertimento del mio lavoro e dove esso mi ha portato. Parlo solo del fatto di ritrovarmi di fronte a molte persone invece che di fronte a un piccolo gruppo di persone. Questa può essere una risposta alla tua domanda? Sì. Fiu. Ho risposto, va bene.

Pubblico: Domanda 4: Ciao Sono italiana, ma sono qui in Inghilterra a studiare teatro.

Dove? Dove stai studiando?

Pubblico: Domanda 4: University of East Anglia.

Ah si! Per un soffio non sono andato lì! Ti piace? Come ti trovi a Norwich?

Pubblico: Domanda 4: Che cosa, scusa?

Norwich, il luogo in cui stai studiando.

Pubblico: Domanda 4: È fantastica! È davvero bella! Non è troppo grande da essere caotica e terrificante.

Sì, c’è un sacco di bella campagna intorno non è vero? Scusate, potremmo continuare a conversare così per ore! (Risate del pubblico)

Pubblico: Domanda 4: Sì, certo.

Sì, certo. (Benedict ride) Scusa, qual’era la tua domanda? Scusa!

Pubblico: Domanda 4: Volevo chiedere, a volte quando ricevo una sceneggiatura, do un’occhiata ad una particolare scena e penso ‘oddio, è terrificante. È fantastico, ma non ho proprio idea di come poterlo rendere, sarà davvero difficile.’ A parte le scene di deduzione che ovviamente sono terrificanti, ci sono scene particolari di Sherlock che quando le hai letti nella sceneggiatura ti hanno fatto dire ‘ok, questo sarà molto difficile, ho paura che non riuscirò a farlo’?

Questa è una domanda molto interessante. Perfino le deduzioni in realtà mi entusiasmano. L’opportunità di poter affrontare quel genere di sfida viene offerta raramente ad un attore quindi in realtà è un vero piacere. E anche se a volte esagero un po’ o sono esausto o mi rendo conto di essere rimasto indietro con lo studio, rimane comunque un grandissimo regalo per un attore ed è per questo che deve essere trattata con rispetto. No, è questo il punto. Queste sceneggiature mi trasmettono le stesse emozioni che prova il pubblico, l’ho già detto un sacco di volte, so che anche Martin lo ha detto, siamo noi il primo pubblico di queste sceneggiature nel loro montaggio finale, nella loro ultima bozza, in modo tale che possiamo esprimere la nostra opinione su quanto è stato fatto alla fine di ogni episodio ed è così piacevole. E allora suppongo che tu abbia ragione, è un po’ come imparare un ruolo e dire ‘o mio Dio, mi è davvero stata data l’opportunità di interpretarlo’, ma con questo vuoi che le sfide aumentino. Avendo acquisito una certa fiducia nelle nostre abilità, dopo aver raggiunto determinati obiettivi nei precedenti episodi vogliamo fare sempre di più. Sentiamo il bisogno di affrontare sfide diverse, vogliamo sentirci sotto pressione. Per questo motivo, anche se sembra un po’ perverso, mi entusiasmano molto le scene difficili nella sceneggiatura, è paragonabile al ricevere uno spartito di musica e pensare “Cristo questo è un passaggio molto difficile, ma se lo suoniamo bene verrà fuori una cosa sorprendente” ed è così semplice. Ci vuole solo un sacco di lavoro. Per gli altri film è lo stesso. Quando ottieni un ruolo che ti entusiasma e allora pensi: “Oh mio Dio, dovrò davvero essere… Non conosco Khan in Star Trek o Dottor Strange della Marvel”. È eccitante per un secondo e poi la paura della responsabilità cala su di te e ti rendi conto che devi fare in modo che la gente creda nel tuo personaggio. Ma quello che amo di questo ruolo sono le sfide che la sceneggiatura offre sempre. È qualcosa di cui non vediamo l’ora.

Traduzione a cura di Monia per Cumberbatched Italy. Non riportare altrove, nemmeno parzialmente, senza citarci come fonte. Grazie.

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