2014-09-28

Ecco la traduzione di questa bella intervista apparsa sul numero di Novembre di Empire Magazine.

Il suo ultimo ruolo nelle vesti di Alan Turing in The Imitation Game colloca Benedict Cumberbatch – forse uno degli attori più indaffarati del momento – nella classifica dei più seri contendenti all’Oscar.

Cercare di dare una precisa definizione di Benedict Cumberbatch è come cercare di inchiodare il vento ad un albero.

È in costante movimento, in perenne cambiamento, non lo trovi mai nel luogo in cui pensavi che sarebbe stato, perché è molto più richiesto di qualsiasi altro attore a cui vi verrebbe in mente di pensare. Solo nelle due settimane in cui Empire ha cercato di intervistarlo, si è recato sul set del Riccardo III, è stato in uno studio verde per interpretare il negromante nell’Hobbit, ha strisciato in una giungla finta nei panni di Shere Khan e ha meditato su Amleto nella sua testa. Empire è riuscito finalmente a trattenerlo per due secondi all’aeroporto di Heathrow, prima che salga su un volo per il Toronto Film Festival, dove presenterà al pubblico lì riunito la sua ultima trasformazione in Alan Turing, il decifratore di codici della Seconda Guerra Mondiale, nel film The Imitation Game. Tale è la fretta costante dell’essere Cumberbatch che la nostra conversazione gli fa quasi perdere il suo volo.

Turing è proprio il classico ruolo che Cumberbatch ama interpretare. A lui piace quando la superficie contraddice ciò che sta sotto. È più interessato alle fondamenta rispetto a quello che vi è costruito sopra. Turing è descritto come un uomo solitario, goffo e privo di emozioni, un genio la cui predilezione per i rompicapi gli ha permesso di concentrarsi sulla decifrazione del codice Enigma usato dai Nazisti, aiutando in questo modo gli Alleati a vincere la guerra. Eppure, al di là di questo, è un uomo che ha saputo come amare ma è stato costretto a nascondere questa sua capacità, perché la sua omosessualità l’avrebbe potuto mandare in galera, non importa quante vite avesse salvato. È un uomo che ha trovato conforto in ciò che può controllare perché l’alternativa era troppo pericolosa. È un ruolo difficile di cui Cumberbatch prende completo possesso, e si parla già di una nomination all’Oscar.

È questa sua capacità di fare breccia nell’imperscrutabile che ha reso Cumberbatch una star. Dal momento in cui è apparso sullo schermo nei panni del brillante e senza filtri Sherlock, mentre percuoteva un cadavere con un frustino, era già un uomo completo. Nei quattro anni a venire gli è stato chiesto di interpretare un agente dell’MI6, il cattivo più pericoloso dell’interno universo, Julian Assange, il nipote di Meryl Streep, uno schiavista nel film vincitore all’Oscar come miglior film, e un drago, solo per nominarne alcuni. Abbiamo molto di cui discutere e purtroppo non tanto tempo per farlo. L’ultima chiamata del suo volo è imminente.

Empire: The Imitation Game si trova a dover raggiungere un difficile compromesso. Da un lato, si tratta di una storia edificante su un genio che ha decifrato il codice che ha permesso di vincere la guerra; dall’altro, è la tragedia di un uomo che ha dovuto tenere la sua vera natura nascosta e alla fine viene comunque punito per colpa di essa. Deve essere stata davvero dura riuscire a raggiungere un tale equilibrio.

Cumberbatch: Lo è stato davvero, ma è questo ciò che rende straordinario questo film. Era già tutto lì nel copione. Turing è paragonabile alla descrizione che Churchill fece della Russia: un indovinello avvolto nel mistero all’interno di un enigma. Ma riguarda tutto ciò che deve essere comunicato, quali sono i segreti, quale effetto hanno sulle nostre vite attraverso l’amore, la guerra, il sesso.

Empire: Quanto sapevi di lui?

Cumberbatch: Relativamente poco. Conoscevo solo le informazioni principali. Sapevo che era un decifratore di codici e che venne perseguito per la sua omosessualità – in realtà non è vero. So tutto questo perché avevo visto Breaking The Code (L’opera teatrale venne rappresentata nel 1986 nel West End e a Broadway e venne poi filmata per la BBC nel 1996. La si può vedere ora su YouTube) – con l’inimitabile Derek Jacobi, che fu affascinate in quella parte – ricordo di aver visto quel film con i miei genitori (I genitori di Cumberbatch sono gli attori Timothy Carlton e Wanda Ventham. Hanno interpretato i genitori di Sherlock Holmes nell’episodio His Last Vow). Perciò sapevo della sua esistenza, ma la sceneggiatura di questo film mi ha fatto conoscere molte più cose di lui che non sapevo. Non avevo idea ad esempio del livello di segretezza che i decifratori di codici devono mantenere e delle cose che sono venute alla luce grazie all’Official Secrets Act… Il modo in cui nella sceneggiatura convivono segreti di diversa natura, un uomo che deve mantenere segreta la sua omosessualità, la scoperta di segreti relativi alla Seconda Guerra Mondiale e gli stralci della sua vita su cui viene fatta luce, l’ho trovato magistrale. Ho davvero imparato a capire chi fosse leggendo quel copione. Ho capito perché le autorità lo trovassero irritante, ma non credo che si comportasse in quel modo perché era sociopatico o perché pensava di essere migliore degli altri; semplicemente era migliore. Aveva semplicemente trovato un altro modo di essere e ho trovato questa cosa così incredibilmente amabile.

Empire: Turing nel film viene descritto come un personaggio eccentrico. Sembra che tu sia attratto da personaggi che potrebbero essere descritti in questo modo. Qual è la tua affinità con i personaggi eccentrici?

Cumberbatch: Beh, credo mi piaccia dimostrare che non sono poi così eccentrici. Fu la madre di Turing a definirlo eccentrico, non voglio trasformarmi in uno psichiatra amatoriale, ma mi sembra inevitabile che questo bambino dato in affidamento fino all’età di quattro anni, il cui sviluppo emotivo si è drammaticamente fermato nella parte formativa della propria vita a causa della mancanza di amore genitoriale (sia diventato ciò che è diventato)… Impiega il linguaggio alla lettera. È un uomo che, quando era a scuola, ha provato sentimenti molto forti per (un ragazzo della sua classe) e non è stato capace di esprimerli perché non era in grado di comprenderli, perché non gli fu mai insegnato di considerarli naturali o comprensibili. Quel sotterfugio e la repressione di quei sentimenti fu in parte alimentato dall’eccitazione nello scoprire i codici e la crittografia quando era bambino… Credo che sia stato tutto questo a renderlo la persona che è stata. Non è un eccentrico. È come chiunque di noi sarebbe diventato nella sua situazione, è questo quello che penso. Alcuni momenti di isolamento che gli sono stati imposti nella sua vita hanno dato una certa forma alla sua mente che a dirla tutta ha poi contribuito a fargli salvare il mondo. Quando si parla degli altri ruoli si possono trovare corrispondenze molto facili nel diagramma di Venn dei personaggi che ho interpretato. Ma ci sono anche tipi simpatici; ci sono antagonisti comici stupidi e cattivi amanti; ci sono eroi e amanti eroici; ci sono uomini che sono incredibilmente appassionati e incredibilmente brillanti ma non famosi per il loro intelletto, come Van Gogh; ci sono personaggi cattivi ma intelligenti; ci sono cattivi stupidi. Tipi stravaganti. Quello che faccio è interpretare ruoli che mi interessano. Cerco di tenere me stesso interessato e di interessare le altre persone, perciò non penso di potermi permettere di interpretarli tutti allo stesso modo. È come se si dicesse che Michael Fassbender interpreta sempre il ruolo del deviato sessuale. Ha interpretato molti altri ruoli. Capisci cosa voglio dire?

Empire: Mi dispiace, non avevo intenzione di suggerire che interpreti sempre lo stesso ruolo. Anzi, proprio il contrario.

Cumberbatch: No, no, no! Lo so, e non volevo sembrare sulle difensive. Ma è interessante esaminare questo aspetto. Credo che in molti mi faranno questo appunto – non tu, perché non credo che tu intendessi questo – ma credo che in molti faranno questo confronto. È interessante, il concetto del personaggio stravagante. Mi piace molto anche interpretare uomini che sono molto vicini alla mia esperienza di vita e credo che le persone che sono almeno apparentemente molto diverse da noi non lo siano in realtà necessariamente.

Empire: Mi pare che tu stia lavorando molto negli ultimi anni. Ho letto che eri un bambino molto attivo, sempre a correre dappertutto. Ti senti felice solo quando sei febbrilmente impegnato?

Cumberbatch: (Ride) Noooo. Mi piace essere in vacanza. Mi piace sedere in un angolo tranquillo di una stanza a meditare. Mi piace stare seduto ad ammirare meravigliosi paesaggi. Mi piace guardare il lavoro delle altre persone. Mi piace stare con le persone che amo. Mi piace stare a casa. Mi piacciono tutte le cose che sono il completo opposto del lavorare con i ritmi con cui sto lavorando al momento. Ma la cosa che mi spinge ad alzarmi dal letto tutte le mattine è che amo il mio lavoro. Devo solo ricordarmi occasionalmente di non amarlo così tanto e di lasciare un po’ di tempo al resto della mia vita… Voglio fare quanto posso, voglio anche cimentarmi in cose nuove, magari facendo il produttore, il regista o lo scrittore, ma voglio anche essere una persona di mondo e vivere la mia vita… Deve esserci di più che lavorare non stop. La mia agenda è piuttosto piena fino a metà del 2016 e questo per me è una sorta di sollievo, perché significa che posso pianificare la mia vita intorno ad essa. Prima invece si trattava più di vivere il più possibile il momento. Il momento, io penso, è qui per rimanere. Lo so che suona arrogante questa frase ma è quello che sento.

Empire: Pensando a tutte le persone con cui hai lavorato, è possibile che non sei capace di dire di no?

Cumberbatch: Sì. E’ decisamente possibile. È molto eccitante essere invitato a partecipare a tutte queste collaborazioni da persone che idolatro e che mi hanno ispirato e poter trascorrere del tempo a lavorare con loro. Perciò sì, hai assolutamente ragione.

Empire: Negli ultimi anni, qual è stato per te il momento più gratificante, il momento “non posso credere che tutto questo stia davvero accadendo”?

Cumberbatch: Salire sul palco degli Oscar per un film che era stato appena nominato Miglior Film. Guardare recitare attrici come Meryl Streep e Rebecca Hall nei rispettivi set di August: Osage County e Parade’s End. Il primo giorno di scene di combattimento sul set di Star Trek. Peter Jackson che mi dice, “Beh, hai finito,” quando stavo dando la voce a Smaug e io che chiedo di poterlo fare di nuovo. Mi disse, “Vuoi rifare l’ultimo pezzo? Certo.” E io gli risposi, “No, mi piacerebbe rifare tutto di nuovo.” Finire After The Dance sul palco e poi entrare in macchina per andare al pub, dormire quattro ore e poi svegliarmi e finire in mezzo ad un campo, salire su un cavallo e vedere Spielberg che urla in un megafono, “AZIONE!” e ritrovarmi a condurre una carica di più di ottanta cavalli e uomini vestito come un cavaliere della Prima Guerra Mondiale. Incontrare Peter Fonda e Jack Nicholson. Chiedere a Judi Dench a Hay-on Wye di interpretare mia madre (La Dench interpreta la Duchessa di York accanto a Benedict Cumberbatch nei panni di Riccardo III in The Hollow Crown, la seconda serie del sontuoso adattamento shakespeariano per la BBC). Imbattersi in Buzz Aldrin, Billy Crystal e Mickey Rooney – il re assoluto – all’after party di Vanity Fair agli Oscar.

Empire: Non sono stati due brutti anni eh?

Cumberbatch: E’ stato tutto fantastico.

Empire: Possiamo parlare di…

Cumberbatch: Oh! Mi dispiace molto interromperti, ma ho dimenticato di menzionare lo scoprire che David Bowie è un fan di Sherlock. Quello è stato davvero pazzesco. E poi il primo ministro cinese che ci ha chiesto di girare nuovi episodi, quello mi ha fatto molto sorridere. Ma Bowie. Quello è stato davvero un momento da “Bene, ora posso anche andare in pensione”.

Empire: Dobbiamo parlare di Sherlock. Dal momento in cui il primo episodio è andato in onda ti ha reso immediatamente famoso, almeno da una prospettiva esterna come la mia. Come ti è sembrato invece da una prospettiva interna?

Cumberbatch: L’ho percepito come un cambiamento repentino. Non ero mai stato molto interessato a internet, soprattutto per quanto riguarda i programmi TV e i loro fandom. Non sapevo potesse esserci un risposta così immediata ai programmi TV. Pensavo che la televisione fosse fatta solo di indici di ascolto e recensioni. Non avrei mai immaginato che potesse esserci questo luogo di scambio di opinioni, su Twitter e Facebook e tutti gli altri social media, che ha contribuito a creare una così grande attenzione intorno a un programma televisivo al punto di fargli raggiungere un livello di culto. Sapevo che avremmo attirato attenzione perché ci stavamo interfacciando con un’icona. Sapevo che per questo motivo saremmo stati al centro dell’attenzione. Ma non avevo idea che saremmo riusciti a creare un prodotto così buono come invece sembra proprio che siamo riusciti a fare. Non avevo idea che sarebbe entrato così immediatamente nei cuori della persone e che così tante persone lo avrebbero cultizzato – cultizzato? Si dice? È stato emozionante e lo è ancora. Ci spinge ad ambire di superare le aspettative della gente, che non è un’impresa da poco a causa dell’incredibile battage pubblicitario che ci circonda. Sapevo già quanto fossero buone le sceneggiature. Sapevo che chi le stava scrivendo era un grande fan di Sherlock Holmes e che quindi sarebbe andato ad attingere dalle storie originali, perciò ero sicuro che stessimo impiegando la giusta energia, ma la risposta immediata su Twitter… questa cosa del mio nome tra quelli più twittati in tutto il mondo… Non riuscivo a capire. Ho iniziato a pensare che avrei visto gente calarsi dagli elicotteri con macchina fotografiche attaccate alla testa per poi inseguirmi brandendo bloc-notes e penne! Ho pensato che avrebbero saltato la siepe di Steven Moffat e sarebbero corsi versi di noi con i flash impazziti delle loro macchine fotografiche! Era pazzesco. Il frastuono prodotto dall’intera nazione era assordante e ho pensato, “Cazzo. Tutto è cambiato. È pazzesco.”

Empire: Quale lezione hai imparato dal trovarsi ad avere a che fare con la fama?

Cumberbatch: Di non guardarla. Di andare avanti con la tua vita e non guardarla. Ho solo chiesto alla gente di ricordare che sono sempre io e che continuerò ad essere quello che sono. Ho avuto abbastanza persone intorno a me, a partire dai miei genitori, in grado di valutare se stessi uscendo dalla retta via, in grado di tenermi sotto controllo… Credo che se mi facessi coinvolgere da essa, finirei per esserne comandato o diventerebbe qualcosa che stavo invece cercando di placare. Non riuscirò comunque mai a piacere a tutti. Sarebbe una pazzia pensarlo… Ci sono stati strani incidenti, ma preferisco non parlarne perché farlo significherebbe dare loro un’importanza che non meritano di avere. Quest’ondata di amore benigno è qualcosa di cui sono molto grato.

Empire: So che tornerai presto sul set di Sherlock e so anche che non avrebbe senso chiederti dettagli sulle nuove puntate…

Cumberbatch: Non sarei assolutamente in grado di dirti nulla quindi chiedi quanto vuoi.

Empire: Ciò che voglio chiederti è: dopo la terza serie, cosa rimane ancora da esplorare del personaggio di Sherlock?

Cumberbatch: Oh, molto. Davvero tanto. Non l’abbiamo ancora visto seriamente in difficoltà, perciò questo sarebbe un punto interessante da approfondire.

Empire: Questa è stata la risposta più breve che hai dato fino ad ora…

Cumberbatch: Sì.

Empire: Considerando la tua fitta agenda, per non parlare di quella di Martin Freeman e di Steven Moffat, per quanto tempo ancora pensi di poter verosimilmente interpretare Sherlock?

Cumberbatch: Beh, finché non sarà più interessante. A dire il vero, spero prima che questo accada. Mi piacerebbe che finisse nel migliore dei modi. Continueremo a farla finché non ne avremo più voglia. Fintanto che le idee ci sono ancora e il pubblico vuole ancora vederle e fintanto che (Martin e io non saremo) così vecchi da non ricordarci più le battute e da ritrovarci a girovagare per il set trascinando i piedi. Mi piacerebbe interpretare Sherlock da vecchio, mi piacerebbe molto.

Empire: Lo puoi considerare da un certo punto di vista il punto fermo della tua carriera? Il ruolo a cui puoi sempre ritornare e sapere dove ti trovi?

Cumberbatch: No. Se fosse così, ne sarei annoiato. Voglio invece che venga rivoluzionato ogni volta che ritorniamo. Come ho già detto, non posso dire molto di quello che accadrà, quindi non posso dirti in che modo questa rivoluzione avrà luogo questa volta, ma le soprese che hanno in serbo per noi nello special natalizio e negli episodi successivi sono davvero fenomenali. Sono così eccitato, non ce la faccio ad aspettare… Perciò suppongo possa essere considerato un punto fermo nel fatto che permangono elementi familiari, ma è dura ogni volta perché è sempre diverso e c’è sempre tanto lavoro da fare… A livello professionale, è un punto fermo, perché so che è un qualcosa di molto amato e che mi piace molto fare, ma è pur sempre una grande sfida. Del resto è proprio così che deve essere.

Empire: Hai assaporato per la prima volta la Hollywood dei blockbuster con Star Trek Into Darkness. Com’è stato fare quel salto?

Cumberbatch: Essere su quel tipo di set è abbastanza difficile, perché è così grande e devi cercare di rilassarti, che non è facile quando sai di fare parte di un film così imponente. Per un bel po’ di tempo ne sono stato terrorizzato. Mi ci è voluto molto tempo per trovare il coraggio di dire, “Vi dispiace se facciamo questa cosa qui? Posso dare un’occhiata a questa ripresa?” Bisogna trovare la propria collocazione. Grazie a Dio, ho iniziato a farlo quasi fin dall’inizio, così sono riuscito a trovare abbastanza presto il modo di farmi conoscere. È stata davvero un’esperienza divertente. È una gioia lavorare con uno come J.J. Abrams. La mattina magari capitava che fossi nervoso e poi arrivava lui a fare un numero da cabarettista o un numero di magia. Oppure capitava che ci presentasse uno delle comparse che magari era anche uno dei più importanti chirurghi del cervello del mondo. Incredibile. Gli piace creare un’atmosfera di festa sul set e vuole che tutti vi partecipino, tutto ciò è molto contagioso. Le ore sono interminabili su un set del genere, e quindi senti davvero il bisogno di divertirti un po’.

Empire: E poi sei stato il drago nel film The Hobbit. Quanto hai trovato diverso il drago nella versione finale del film rispetto a come te lo eri immaginato?

Cumberbatch: Molto diverso, ma davvero, è il mondo che creano intorno a te che è la cosa più strana. È successa la stessa cosa in Star Trek. In Star Trek, sapevo di essere su una nave spaziale nello spazio perché mi muovevo su un set che sembrava una nave spaziale. Ma poi guardi il film e c’è tutto questo… spazio che non era lì. È questa la cosa che ti colpisce. Tornando a Smaug, non sono mai riuscito a vedermi sullo schermo, perché finisci sempre per provare quell’orribile sensazione di disagio nel vedere davanti a te tutte le scelte sbagliate che hai fatto. Invece in questo caso ho provato una gioia assoluta. Ero seduto lì al Mann’s Chinese Theatre a Los Angeles insieme ad un amico di lunga data. Entrambi da piccoli eravamo ossessionati da quel libro. Ce ne stavamo seduti lì come dei ragazzini a ridacchiare e a esclamare cose del tipo, “Cazzo! E’ troppo figo.” Ricordo di essermi girato verso di lui e di avere urlato, “Sono un drago!”

Empire: E ora sei tornato a fare qualcosa di simile interpretando Shere Khan nel Libro della Giungla: le Origini (Andy Serkis è il regista della versione in motion-capture del libro di Kipling. Christian Bale interpreterà Bagheera, Cate Blanchett Kaa e Andy Serkis Baloo).

Cumberbatch: Sì. Andy Serkis e io ne parlammo prima del Comic-Con. Quando ci ritrovammo insieme a fare le interviste per The Hobbit, ridavamo tra di noi pensando, “Oh, come vorrei poterglielo dire!”

Empire: In questo caso però non si tratta solo di prestare la voce al personaggio, giusto?

Cumberbatch: Si tratta più di riconoscimento facciale che di motion capture. Non solo hanno filmato le nostre facce, ma anche i movimenti del nostro corpo, cosicché ciò che giriamo all’interno degli studios potrà poi essere trasferito dagli artisti del motion-capture e dai ragazzi di SFX sui set esterni quando gireranno nei luoghi reali. Ci sono voluti secoli per convincere la gente che non mi sono solo limitato a prestare la mia voce a Smaug o al Negromante ma che li ho anche fisicamente interpretati. Il Negromante ha una grande parte nel prossimo film. So che il drago ha rubato la scena nel secondo film, ma il Negromante è in sostanza Sauron. Perciò ieri (5 settembre) mi stavo un po’ esercitando. Probabilmente la mia ultima lezione.

Empire: Abbiamo avuto solo alcuni sporadici indizi sul Negromante fino ad ora, perciò…

Cumberbatch: Cosa potete aspettarvi? Non so cosa dovrei dire, perché è una scena davvero importante del film. È un personaggio chiave. Vedrete cosa aveva in serbo Gandalf e quale sarà il risultato di quella interazione. Porterà a una conclusione decisamente devastante. Non posso dire altro. Smaug esce di scena nei primi capitoli di questo nuovo film. Non voglio rovinare la sorpresa a nessuno, ma è già tutto nel libro.

Empire: Quasi ogni film in cui hai recitato ultimamente è diventato un successo. L’unico a cui questo non è accaduto è stato The Fifth Estate, il film su Julian Assange (il film di Bill Condon, costato circa 28 milioni, ne ha incassati solo 8.5). Come ti sei sentito ad avere un flop del genere dopo invece tutto il successo?

Cumberbatch: Non lo so. Così tante persone mi hanno detto, “Oh, avrei davvero voluto vedere quel film.” Perciò magari tante persone non sapevano che fosse uscito? Non lo so. Non so nulla di pubblicità o marketing. Quello è di competenza di altre persone; io faccio solo quello che faccio. Ero molto contento di quel film e penso che col tempo verrà visto… Non ho alcuna spiegazione da offrire per quanto successo… Non mi pento di averlo fatto. Non si può desiderare di non aver fatto qualcosa dopo averlo fatto.

(A questo punto Cumberbatch inizia ad agitarsi parecchio quando si accorge di non trovare più il suo gate e che potrebbe quindi perdere il volo)

Empire: Sembra proprio che tu debba andare, ma parliamo velocemente dell’Amleto. Dobbiamo aspettare la fine del 2015 per vederti sul palco (lo spettacolo teatrale avrà inizio il 5 agosto 2014 e continuerà per 12 settimane, sul palco del Barbican a Londra. I biglietti, quasi 100000, sono andati esauriti nel giro di qualche ora dall’apertura delle vendite). Si può già definirlo una produzione blockbuster, quindi che tipo di pressione…

Cumberbatch: (Ride) Sapere che è già tutto esaurito? Sì, mi mette molta pressione! Ma va bene, io e (la regista) Lindsay Turner ne abbiamo parlato per tanto tempo e ora abbiamo ottenuto anche il teatro dei nostri sogni. Abbiamo ancora tanto tempo davanti a noi, ma è necessario che ci sia. Vogliamo avere abbastanza tempo per fare a pezzi la storia. Abbiamo bisogno di studiarla con estremo rigore come se fosse un’opera completamente nuova da presentare alla Royal Court. Questo è quello che stiamo cercando di fare insieme. (Poi dice a qualcuno che sta correndo insieme a lui: “Eric Fellner è sul mio stesso volo? Sicuramente si prenderà lui il posto migliore. Dovrò provare a convincerlo a fare cambio con il mio.”) Scusa l’interruzione! L’Amleto. Non può rendermi altro che felice. Abbiamo molto tempo per lavorarci sopra ed è davvero fantastico.

Empire: E l’Amleto è un grande ruolo per qualsiasi attore da spuntare dalla lista. Che cosa ci sarà dopo?

Cumberbatch: Dopo? Dio, non lo so. Posso fare prima l’Amleto e poi ne riparliamo? Anzi prima è meglio che prenda questo volo.

Traduzione a cura di Monia per Cumberbatched Italy. Non riportare altrove, nemmeno parzialmente, senza citarci come fonte. Grazie.

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