2015-09-08

LADISPOLI - Tracce di polvere da sparo su Antonio Ciontoli e anche sui due figli Federico e Martina. Sarebbero questi i primi risultati delle analisi stub  relative all’omicidio di Marco Vannini, il ragazzo di appena 20 anni ucciso la sera del 17 maggio mentre si trovava a Ladispoli nell'abitazione dei genitori della sua fidanzata. A confermare questo primo atteso risultato del test è anche l’avvocato Andrea Miroli, legale difensore della famiglia Ciontoli, che parla di eventualità che i due ragazzi possano essere rimasti “contaminati” dalla polvere da sparo a seguito di un loro immediato intervento in soccorso del ragazzo, subito dopo il fatto, proprio come potrebbe avvenire per una normale polvere.

Si parla in particolare di tracce sulle narici dei ragazzi, ma una quantità maggiore di polvere da sparo è stata rinvenuta addosso al sottufficiale della Marina di Ladispoli, il 47enne Antonio Ciontoli, ad oggi ancora indagato a piede libero per omicidio doloso. In proposito l’avvocato Miroli precisa che tracce di polvere da sparo «sono state ritrovate in abbondanza esclusivamente sulle narici di Antonio Ciontoli. Sono assenti invece sulle narici del figlio, mentre la figlia ne ha solo una sulla narice destra». «Circostanza - dice l’avvocato Miroli - che induce a ritenere che il solo ad essere stato investito dall’onda delle particelle al momento dello sparo sia unicamente il mio assistito».

Massimo riserbo sulle indagini coordinate dal pm della procura di Civitavecchia Alessandra D’Amore. Diversi interrogativi non trovano ancora risposta circa la dinamica di quanto accaduto nei minuti successivi allo sparo avvenuto quella tragica sera. Ancora da chiarire i motivi per il quali il ventenne, gravemente ferito, è stato più volte spostato all’interno della casa. Secondo le prime  dichiarazioni di Antonio Ciontoli, Marco sarebbe stato ferito in bagno, medicato in camera da letto e poi adagiato nell’ingresso di casa, dove poi è stato trovato dai sanitari del 118.

Del caso si è parlato stamattina su Rai 1 nella puntata di 'Storie Vere', condotto da Eleonora Daniele. Ospiti in studio il professor Alessandro Meluzzi, psichiatra, il direttore di 'Visto' e 'Novella 2000' Roberto Alessi, il magistrato Francesco Caringella e la giornalista Ester Palma del Corriere della sera. Proprio il professor Meluzzi ha posto l'attenzione sulla presunta attività di depistaggio messa in atto da Ciontoli, parlando di "tecnicalità confusa e scombinata nell'oscuramento delle prove". Lo psichiatra ha anche posto l'accento sui ritardi nella raccolta delle prove scientifiche: "Se fossero state raccolte tempestivamente non si sarebbe arrivati a questo grado di confusione".

Del caso si continua ad occupare anche il settimanale Giallo che in trasmissione stamane ha mostrato le foto esclusive della scena del crimine, mettendo in rilievo come la vasca da bagno risultasse pulita e intatta la mattina dei rilievi ( il fatto viene fatto risalire la sera precedente dopo le 23), senza cioè apparenti tracce di sangue. In collegamento anche mamma Marina che è tornata a chiedere giustizia e verità per Marco. La donna ha rimarcato il ritardo nella consegna degli indumenti appertenuti a Marco e in un primo momento non trovati: "Perché li hanno consegnati con tanto ritardo?". Ancora da trovare inoltre la maglietta scura con la scritta bianca che Marco avrebbe indossato quella sera. Ma non solo. Restano infatti ancora molti i punti da chiarire: quanti colpi sono stati sparati? E dove? Perché? E quante persone erano presenti al momento dell'accaduto? Considerato anche che alcune testimonianze parlerebbero anche di altre persone presenti quella sera nella villetta di via De Gasperi.

Tutto ruota attorno ai soccorsi e ai ritardi nelle richieste, oltre che alle modalità di richiesta delle stesse. "Sui soccorsi - spiega il magistrato Francesco Caringella intervenuto in trasmissione - c'è stato un ritardo omissivo e reticente". Ed è per questo motivo che gli inquirenti avrebbero formulato l'accusa di omicidio doloso. Se i soccorsi  fossero stati più tempestivi non si può escludere che il ragazzo si sarebbe salvato. "Non si può escludere che il ritardo abbia cagionato la morte e sia stato quindi volontario. Non potendo un sottufficiale della Marina in servizio presso la presidenza del Consiglio non sapere che un ragazzo, con la spalla perforata con un colpo che ha raggiunto la milza, può morire per un minuto di ritardo, e non per un'ora o mezz'ora".

Una chiave di volta potrebbe essere proprio la maglietta blu che Marco avrebbe dovuto indossare quella sera. Dopo il ritrovamento dei pantalonicini, della canotta da bagnino e dei jeans, mancherebbe ancora la t-shirt scura. Dove sta? È la domanda che si pone la famiglia Vannini e il sua legale, l’avvocato Celestino Gnazi che si interroga sul «perchè gli abiti sono stati riconsegnati dai Ciontoli un mese e mezzo dopo? E perchè non si trova questa maglietta?». Stando a quanto dichiarato da Ciontoli, Marco è stato ferito mentre faceva la doccia, nudo, quindi perchè la maglietta è sparita? Perché il ragazzo gravemente ferito è stato più volte spostato all’interno della casa e perchè annullare la chiamata al 118, perdendo tempo prezioso per salvare il ragazzo?

Restano ancora oggi molti i punti da chiarire: circa quanti colpi sono stati sparati, dove, perché, quante persone erano presenti al momento dell'accaduto.(a.r.)

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