2015-10-12

CIVITAVECCHIA - Quello che si temeva da qualche giorno, si è concretizzato ieri mattina con la comunicazione ufficiale con cui la Regione Lazio ha avviato la procedura di revoca delle autorizzazioni ambientali per Hcs. In sostanza, la società del Comune non può più gestire la discarica di Fosso del Crepacuore, essendo venuta meno la capacità finanziaria prevista dalla legge. L’impianto di smaltimento dei rifiuti è tornato dunque nella piena disponibilità della Mad srl, che ne è proprietaria. Nell’immediato, sul fronte della raccolta dei rifiuti, non ci dovrebbero essere conseguenze tali da far rischiare una emergenza: Città Pulita infatti continuerà a raccogliere i rifiuti.

In prospettiva, però, il Pincio pare non avere vie di uscita e si rischia seriamente una situazione molto simile a quella che a Bracciano è ancora al centro di una inchiesta della Procura per la discarica di Cupinoro. Al di là delle possibilità o meno di poter partire subito o meno con la NewCo, come da mesi ripete l’assessore Savignani, la revoca delle autorizzazioni da parte della Regione, con gli atti conseguenti circa la gestione del post-mortem, pongono da subito problemi serissimi di carattere finanziario, con possibili risvolti penali per quella che, con l’incasso degli importi relativi alla gestione post-portem in tariffa e da parte dei comuni limitrofi, senza i relativi accantonamenti per poter girare gli importi al proprietario della discarica che deve farsi carico delle opere previste dalla legge, potrebbe configurarsi come una appropriazione indebita.

Inoltre, la riunione in Regione avrebbe evidenziato tutta l’insussistenza del piano approntato da Savignani e Micchi, che avrebbero pensato di proporre il concordato preventivo anche alla Mad, creditrice già due anni fa di oltre 4 milioni di euro, per la parte relativa al post-mortem. Peccato però che trattandosi di soldi che Hcs ha solo incassato per conto della Mad stessa, proprio perché destinati alla gestione del post-mortem, non possono di certo rientrare nel concordato, sempre che una società al 100% del comune possa accedere a questa procedura.

Insomma, per Cozzolino e la città una enorme gatta da pelare, dopo un anno di attesa per il nuovo piano che rischia di non partire mai, in mancanza delle risorse necessarie anche a tappare questi buchi che sono divenute delle voragini.

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