2014-05-22

MILAN, il pagellone della stagione 2013/2014
Calcio News Time

POSIZIONE FINALE IN CLASSIFICA: Punti: 57 Posizione: 8°

TABELLINO FINALE: Vittorie: 16 Pareggi: 9 Sconfitte: 13

RETI FATTE: 57

RETI SUBITE: 49

DIFFERENZA RETI: +8

IL PAGELLONE DELL’ANNO

PORTIERI: 5

Christian Abbiati: 5. Mentre per qualcuno l’età avanza senza farsi sentire, per lui l’esperienza non è un’arma in più. Gli errori grossolani commessi in stagione vengono ricordati più facilmente delle parate che hanno salvato qualche partita.

Marco Amelia: 4. Torna subito alla mente l’errore commesso a Cagliari, malgrado poi quella partita sia stata vinta. Troppe incertezze, poca sicurezza. Sicuramente da valutare per la prossima stagione.

Gabriel: 6. In questo caso l’età potrebbe essere considerata un’attenuante. Malgrado le prestazioni siano state in crescendo, ha pagato l’humour dei tifosi e la pressione di San Siro.

DIFENSORI: 5

Abate Ignazio: 5. Utilizzato saltuariamente e senza costanza, la sua pecca è sempre quella di far arrivare pochi palloni in mezzo. Diversi errori in fase difensiva, tra cui anche il gol di Diego Costa a San Siro.

Daniele Bonera: 7. Da lui sarebbero potute pervenire prestazioni mediocri e troppi errori, ma in diverse circostanze ha tenuto viva la squadra, e molto spesso è stato l’unico a salvarsi in campo.

Kevin Constant: 5. La tecnica che possiede è messa in luce per qualche tunnel sulla fascia, ma non per servire gli attaccanti in area.

Mattia De Sciglio: 6. Non riesce a ripetere le prestazioni convincenti della scorsa stagione, soprattutto perchè utilizzato poco e male nell’ultima parte di stagione, ma resta comunque un elemento valido. La società dovrebbe già pensare a blindarlo.

Philippe Mexes: 5. Le sua smania di dribbling nella trequarti difensiva unita alla poca concretezza e all’eccessiva foga hanno portato diversi risultati negativi alla squadra.

Adil Rami: 7. Qualche prestazione incerta all’inizio gli ha permesso di crescere e ambientarsi a San Siro. Unica vera colonna della difesa rossonera. Un peccato averlo avuto a disposizione solo da Gennaio in poi.

Matias Agustin Silvestre: 4. Preso come rincalzo, non si ricordano sue prestazioni all’altezza. Le sole quattro presenze sono indicative del suo apporto alla squadra.

Cristian Zaccardo: 5. Anche per lui non sono tutte rose e fiori, malgrado abbia fatto il compitino in diverse occasioni. Nel complesso, non riesce comunque a convincere.

Cristian Zapata: 6. Inizia la stagione in maniera più convincente rispetto all’anno scorso, ma nella seconda parte di stagione perde il posto a causa dell’arrivo di Rami. Elemento affidabile, ma che ha bisogno di un solido partner difensivo.

Urby Emanuelson: 5. Utilizzato prevalentemente nella gestione Seedorf, porta a casa qualche buona prestazione, ma nel complesso non fa quello per cui è schierato in campo, ovvero mettere palloni in mezzo.

CENTROCAMPISTI: 6

Valter Birsa: 6. Quando chiamato in causa fa sempre il suo dovere. Non porta la necessaria dose di cross e imprevedibilità, ma riesce comunque a dare una mano, e a portare a casa qualche punto con le sue giocate.

Bryan Cristante: 6. Questo giovane classe 1995 è riuscito a collezionare tre presenze e anche un gol a San Siro. Elemento che va coltivato, ma da subito si son viste le sue doti, sia tecniche che tattiche. Da preservare.

Nigel De Jong: 7. Raramente andato sotto la sufficienza, è sempre stato l’ultimo giocatore a mollare un pallone. La sua determinazione lo ha reso il leone del centrocampo rossonero, e la discreta tecnica che possiede gli ha permesso di far ripartire diversi contropiedi. Verrà ricordato anche per la gioia regalata ai tifosi nel derby.

Michael Essien: 5. Arrivato per dare una mano al centrocampo rossonero, il ghanese non ha convinto nelle sette volte in cui è sceso in campo. La grinta mostrata a Londra non è pervenuta a Milano, e i tifosi si chiedono ancora perchè prendere un giocatore scaricato da Mourinho.

Riccardo Montolivo: 6. La stagione del capitano è stata votata al sacrificio e all’impegno, che purtroppo non hanno portato ai frutti sperati. Forse l’eccessiva lentezza in alcune situazioni e i troppi tocchi di palla hanno contribuito a rendere il rapporto con Seedorf enigmatico. Pochi lanci, tre reti: ci si aspettava di più da colui che deve dare qualità al centrocampo del Milan.

Sulley Ali Muntari: 5. Un giocatore di tanta sostanza che sa come dare una mano. Quando schierato in coppia con De Jong, il centrocampo del Milan soffre la mancanza di qualità. Insieme a Montolivo riesce a fare il lavoro dell’olandese, ma con qualche pecca di troppo.

Andrea Poli: 6. Quando si dice che un giocatore dà tutto in campo, allora si pensa a Poli. Arrivato in sordina, il giovane centrocampista è andato in gol all’esordio col Verona, e le sue prestazioni non sono mai andate sotto la sufficienza. Forse tenuto in panchina un po’ troppo spesso, e magari schierato in posizioni di campo che non gli competono. Da tenere sicuramente per il centrocampo della prossima stagione.

Riccardo Saponara: 5. La stagione del giovane trequartista è stata minata dagli infortuni. Allegri gli ha dato fiducia anche nel derby di andata, sorprendendo tutti. Saponara stesso ha saputo attirare a sè diversi elogi dopo quella partita, a cui però non è mai riuscito a dar continuità.

Adel Taarabt: 7. Il franco-marocchino ha portato quello di cui il Milan aveva bisogno: classe, estro, imprevedibilità. La continua ricerca del dribbling è forse l’unica pecca di questo giocatore, che ha comunque reso oltre ogni aspettativa. In attesa di conoscere l’esito del riscatto, c’è la curiosità di vedere lui a destra ed El Shaarawy a sinistra.

ATTACCANTI: 5

Mario Balotelli: 5. Malgrado le 14 reti, da Mario ci si aspetta sempre qualcosa in più. Protagonista sia dentro che fuori dal campo, Balotelli non ha saputo prendere in mano l’attacco del Milan, mancando gli appuntamenti importanti e lasciando il reparto avanzato alla deriva. L’imprevedibilità del campione non è emersa quasi mai, in campionato così come in Champions League, a parte qualche tiro da fuori area che ha sbloccato alcune partite.

Stephan El Shaarawy: 6. Poche, pochissime presenze per il giocatore che l’anno scorso ha condotto il Milan in Champions League. Questa stagione vorrà sicuramente dimenticarla, ma è da apprezzare il fatto che sul finire di campionato è tornato in campo con quella voglia di fare e quel dribbling che i tifosi rossoneri vorranno rivedere a settembre.

Keisuke Honda: 4. Arrivato a gennaio a parametro zero, il giapponese non ha mai inciso come ci si aspetta da un numero 10. L’esordio a Sassuolo ha fatto ben sperare, ma è stato solo un fuoco di paglia che ha poi rivelato un giocatore troppo lento e prevedibile. Non ha mai fatto sua la trequarti e non si ricordano giocate illuminanti.

Kakà: 6. Non è sicuramente il Kakà che ha lasciato San Siro nel 2009, ma il brasiliano mette comunque in campo tutto quello che può. Kakà è l’unico che è riuscito a trasmettere l’attaccamento alla maglia, cercando di aiutare il suo Milan come ha potuto, malgrado sia diventato un giocatore lento e abbastanza prevedibile. Ha messo a segno qualche gol importante e portato diversi punti ai rossoneri, ma l’impressione è che potrebbe essere facilmente sostituito.

Giampaolo Pazzini: 5. Il Pazzo ha disputato una stagione abbastanza sottotono. Inglobato dalla condizione della squadra e a causa di qualche infortunio, sono solo due i gol che è riuscito a segnare. La povertà di palloni fatti arrivare dai compagni in area non gli ha sicuramente permesso di esprimersi al meglio.

Robinho: 4. Questo Robinho sembra essere un parente lontano di quello che riuscì a segnare 14 gol nell’anno dello scudetto. La lentezza e l’imprevedibilità del reparto avanzato sono caratteristiche incarnate dal brasiliano che, quando schierato, è riuscito a rimanere anonimo in maniera imbarazzante.

ALLENATORI:

Massimiliano Allegri: 4.5. Due stagioni senza Ibrahimovic hanno messo in evidenza tutti i limiti del tecnico toscano, che non ha saputo dare un’impronta alla squadra. Durante la prima parte della stagione il Milan è spesso sembrato senza idee e senza gioco. I troppi gol subiti denotano una mancanza di organizzazione difensiva (oltre gli evidenti limiti del reparto), e spesso il suo Milan appariva alla deriva. La sconfitta di Sassuolo ha sancito l’esonero di un allenatore che comunque ha resistito due anni e mezzo sulla panchina rossonera, andando oltre le più rosee aspettative.

Clarence Seedorf: 7. Convinto dal presidente Berlusconi, Seedorf eredita una squadra costruita da chi lo ha preceduto. Il mercato di gennaio ha già la sua impronta, con l’arrivo di Taarabt. Il suo 4-2-3-1 è la filosofia che ha sempre perseguito durante tutta la sua gestione, e che gli ha permesso di portare a casa 35 punti. Diversi meriti, come aver tenuto viva la speranza Europa League fino all’ultimo e aver vinto il derby, sono stati oscurati da voci sul suo futuro e da presunte polemiche con una parte dello spogliatoio, che sicuramente potevano essere evitate per permettergli di lavorare più serenamente. I tifosi del Milan si chiederanno sempre cosa sarebbe successo se ci fosse stato Clarence fin dall’inizio della stagione.

GIUDIZIO FINALE

Milan: 5. L’ottavo posto deve andare presto dimenticato. Malgrado i limiti della gestione Allegri, e la boccata d’aria fresca portata da Seedorf, la squadra ha sofferto la mancanza di un leader vero e proprio durante tutto l’arco della stagione. Kakà, preso come fuoriclasse, si è rivelato un giocatore mediocre, ma ha comunque salvato i rossoneri più volte, ed è tra i pochi che ha dimostrato attaccamento alla maglia. La vivacità di Taarabt sembra essere stata l’unica nota positiva, persa nel marasma rossonero che include le passeggiate di Balotelli, i vari errori difensivi, e la totale mancanza di un’identità di squadra. Il prossimo anno bisognerà ripartire lasciandosi tutto alle spalle, e la stagione senza coppe dovrà giocoforza aiutare questo Milan a ritrovare se stesso.

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