2013-12-17

Chi è il dottor Pistelli? Cosa vuole da noi? Esemplare poco raro di una generazione di eterni studenti, si aggira per le strade di una città di provincia con un fiuto infallibile che lo fa arrivare immancabilmente in ritardo agli appuntamenti con la vita. L’università, il lavoro, l’amore, la politica, lo sport… non manca niente nella vita del dottor Pistelli, tranne la capacità di stare al passo con i tempi e con la propria età anagrafica. La sua è una vita pencolante, anfibia, le sue disavventure fanno sorridere, ma lasciano a volte un po’ di amaro in bocca. Troppo istruito per essere un vero picaro, ma non abbastanza per essere un vero intellettuale, il dottor Pistelli rimane sospeso tra ambizioni sognanti e bruschi ritorni alla realtà, tra vicende fantozziane e speculazioni pseudo-filosofiche. Pubblicati su riviste nel corso degli anni, i racconti di questo volume finiscono per comporsi in un tragicomico romanzo di formazione a episodi, ognuno dei quali è illustrato con ironia da Nazareno Giusti.

Come sono nati questi racconti? Quando sono stati scritti?

Sono racconti di qualche anno fa, diciamo che risalgono alla metà degli anni Novanta. Difficile dire perché uno senta la voglia di narrare. Voglio dire che l’urgenza di scrivere può essere sfogata in un diario, in una scrittura privata, piena di sottintesi che parlano soprattutto a chi scrive. Invece io volevo proprio raccontare, uscire dalla sfera strettamente personale. Così ho creato il personaggio di Pistelli, che sono io e non sono io, che mi assomiglia molto, ma al tempo stesso è un tipo umano, un perdente che diverte e nel quale credo che anche altri possano riconoscersi.

Il Pistelli è un personaggio autobiografico?

E’ autobiografico nello spirito con cui affronta la vita, più che nel dettaglio delle singole avventure. Per fare un esempio: non mi sono mai innamorato di una prostituta come invece succede a Pistelli. Quando si scrive si prendono pezzi di quello che si è vissuto e di quello che si immagina, di quello che si conosce e di quello che invece non sappiamo. E si mescola tutto. L’importante è che ci sia una coerenza interna, non che sia una “storia vera” o non lo sia.

La raccolta si apre con un racconto ambientato in un posto che si chiama Bargiglio. come mai non hai usato il nome di Barga?

Non ho usato il nome di Barga per uno scrupolo di realismo. Nel racconto in questione due archivisti danno fuoco l’archivio comunale del paese. Mi sembrava stonato fare accadere questo a Barga, dove l’archivio c’è e non è mai stato distrutto. Mi sono detto che, se stavo raccontando una finzione, per coerenza dovevo cambiare anche l’ambientazione. Così ho pensato a Bargiglio, che è un nome evocativo, ricorda Barga, ma è anche il nome di un monte e poi fa pensare a quelle appendici pendule sotto il becco dei galli (anche se non c’entrano niente con Barga).

«Fu affidato, per l’addestramento, a un tal Ghiselli, postino con una trentina d’anni di servizio alle spalle, amante del buon vino e di quello cattivo, fumatore incallito e senza filtro, gran voce da tenore da osteria, buon umore incrollabile, bestemmiatore morigerato, barba e camicia sempre di tre giorni. Il dott. Pistelli fu sommerso da una raffica di nomi e di cognomi, relazioni di parentela tra gli utenti postali, vie, numeri civici, svolte a destra e a sinistra, “ma di lì ‘un ci si passa perché ci si mette di più, conviene prendere quell’altro viottolo, sta’ attento perché se caschi qui col motorino l’assicurazione ‘un ti dà nulla! E poi qua dal Cagnacci stamani no, cià una lettera sola, ni si porta domani che cià anco ‘l giornale…” Il dott. Pistelli ovviamente annuiva, ripeteva incessantemente di sì pur non capendo assolutamente niente di quanto l’altro faceva e diceva. Poi uscirono coi motorini. Il Ghiselli sparato come un razzo e il dott. Pistelli a fatica dietro, l’uno fiondando lettere nelle cassette e sbraitando come una litania maniacale ogni nome e ogni numero, l’altro perso in un inseguimento disperato, frastornato come a quindici anni sull’otto volante…»

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Per quanto sei stato a Barga?

A Barga ho lavorato un anno al riordino dell’archivio comunale. E’ un periodo che ricordo sempre volentieri anche se in archivio si gelava dal freddo e anche se per i vicoli, d’inverno, c’era la tramontana che ti frustava. Però Barga mi piaceva, salivo fino in cima al paese dove c’è il duomo e da lì mi godevo il panorama delle Apuane. Scrissi anche una breve serie di poesie che si intitolava Cartoline da Barga. Poi ero giovane e sognavo di diventare un grande archivista, di quelli che finiscono menzionati nell’enciclopedia Treccani.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Ho un altro libro in uscita, un libro che racconta la storia di Ferdinand Cheval, postino francese che in trenta anni di lavoro solitario costruì un palazzo fantasmagorico fatto di sassi e conchiglie. Diciamo che siamo alle origini dell’Art Brut. Il “Palazzo Ideale” del postino Cheval fece innamorare i surrealisti. Ecco, questa è una storia vera che supera di gran lunga l’immaginazione. E poi mi piaceva raccontare la storia di un “collega”, visto che anch’io per diversi anni ho fatto il postino, però senza costruire palazzi, al massimo castelli di carte.

Il Dottor Pistelli. Una vita in ritardo. di Alessandro Trasciatti Pagine 116 – Euro 12,00 ISBN 9788897973126

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