2013-07-26

Non pensavo di dirlo, ma alla fine un po’ mi dispiace lasciare questo posto. Anche se in realtà non sarà la città in sé per sé che mi mancherà, troppo caotica e complicata, ma le persone conosciute in questi mesi che ne hanno fatto la differenza.

Le girate in bicicletta con Nic, il comandante Istriano in esilio della Colonna Giraldi, lungo il Mekong (Regent’s Canal, fra Camden Lock e Little Venice ndr.) zona famosa per le imboscate notturne dei Vietcong, dove l’acqua marrone scorre calma e tranquilla ‘somigliante a un immenso serpente srotolato, con la testa nel mare, il corpo in riposo e la coda perduta nelle profondità del territorio’ fra due pareti di giungla metropolitana inspiegabilmente verdissime, mentre le piccole imbarcazioni degli insurgents veleggiano nell’oscurità trasportando chissà cosa.

Urvashi, ragazza Indiana e nostra compagna di classe, che tutte le mattine elegantissima ci salutava dal balcone della sua mega-villa affacciata sul Mekong mentre passavamo in bicicletta, ma mai una volta che ci abbia offerto un té.

Tom, l’unico ragazzo inglese che parla anche una seconda lingua, il russo. Compagno serio e fidato che fra poco pare parteciperà ad un estemporaneo sbarco in Sicilia. Tutti tifano per lui, tornerà vincitore e salverà la sua bella indigena che si trova dietro le linee nemiche.

L’affaire pseudo amoroso fra la Nazi-Brazilian, Juliana, e il Top 200 (ovvero 199esimo) della scherma inglese, Chris. Comunque vada non faranno prigionieri.

Il mistero dei Kiwi. Ovvero perché V.T., neozelandese compagna di corso, su facebook appare sempre figa?!

Il mistero della gambina spezzata, il giorno stesso degli esami, alla povera Catherine? Simpaticissima e accomodante segretaria della scuola.

Vlado, il mio datore di lavoro croato della distribuzione volantini ed il suo basically per iniziare un qualsiasi discorso.

Ma anche le girate in solitaria sul fronte est della city, al di là del muro, attraverso i capannoni di mattoncini rossi, poi su lungo il Lee River Navigation, sia con la neve che con 30 gradi.

Tutta la filmografia al completo di Alfred Hitchcock vista lingua originale, assieme agli Spaghetti Western, prestatami da Massimo, il mio sub-affittuario napoletano buono dello studio-flat 1mX1m conosciuto tramite il ritrovato compagno delle medie Umberto.

Come in tutte le cose però c’è sempre il momento in cui sei costretto, volente o nolente, a dire basta e cambi in maniera radicale. Di solito, ma non sempre, basta il primo passo che non è mai facile, ma poi il cambiamento ha inizio.

Così passi il tipo che fissava il barbecue arrugginito in giardino. Passi che mi ha risposto 1 minuto e 35 secondi netti dopo, ci sono dei momenti di riflessione necessari più di un qualsiasi saluto alla mattina, non me la prendo, lo capisco. Ma quando nello stesso giardino, sconquassato da almeno un anno di non-curanza, nell’ultima casa dove mi sono trasferito, un ragazzo non ben identificato, figlio-fratello di una sorta di tribù di sangue misto fra il techno, il punk e il tamarro, dentro alla sua canotta extra-large dei Miami Heat, confabulando con il suo personale aiuto di campo, non che addetto ai filtri, tale Balla, in una lingua ai più incomprensibile, nonostante l’italianità del duo, se ne è venuto fuori con un fantomatico ‘controllo della mente’, beh ci siamo semplicemente guardati e non ci siamo detti niente. A parte quella domanda incessante nella mia testa che alla fine in un modo o nell’altro spero abbia fatto sua: ma di che cazzo stai parlando?!

La prende alla lontana il nostro, ma poi arriva la spiegazione. Mi dice come si può vivere in speciali case senza dare i soldi allo stato. Mi dice come si può fare un orto. Mi dice come l’olio faccia male al nostro stomaco, così come l’acqua gassata e tante altre cose che non ricordo.

Nota tecnica: durante la spiegazione il nostro techno-punk-tamarro si è divorato una scatoletta intera di Pringles alla cipolla.

Poi parte col pezzo forte sul ‘controllo della mente’, e qui cala il silenzio generale, anche Balla ha un sussulto, o forse era solo per l’ennesimo filtro venuto male.

Parla per una mezz’ora ininterrotta, ma poco dopo l’inizio tutti perdono il filo, ma lui guidato da una grande passione va avanti, noncurante dell’audience che fissa insistentemente le ortiche e i rampicanti vari in giardino, o mascheri con frequenti colpi di tosse i lunghi sbadigli, mentre il fido Balla oramai accasciato a terra implora dell’acqua. Comunque sia lo lasciamo continuare, nessuno ha il coraggio di deluderlo bloccandoli il discernimento. Poi arriva la sospirata e degna conclusione di tutto: ‘Cioè non potete capire fratelliiiii!’ Appunto.

Sabato 27 luglio. Direzione Portsmouth. Era davvero giunto il momento di lasciare questa città.

Rider-journalist: Stefano Elmi Rider: Oriano Gigli

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