2016-06-10

Domenica 29 maggio si è celebrato il congresso, appuntamento sempre più di facciata, utile al partito solo per uscire dal suo torpore

Rieletto con voto bulgaro (e senza proposte alternative) Mino Jotta, da quasi 20 anni in politica e da una quindicina “ras” degli azzurri locali

di Federico Centenari

Schermaglie prima del congresso, strascichi polemici dopo. Nel mezzo, la solita “prova bulgara”, emblema di un partito tanto ingessato e ammuffito quanto inutile alla città. Domenica 29, affiorando dal Mare Magnum del silenzio e della sonnolenza azzurra, si è tenuto il congresso provinciale di Forza Italia.

Una cosa hanno sempre in comune le scadenze congressuali della federazione cremonese del partito: la natura “carsica” dell’evento. A dire che spuntano all’ultimo momento dall’inattivismo politico che caratterizza Forza Italia, per poi chiudersi tra le polemiche e far ripiombare il partito in quello stesso inattivismo, rotto di quando in quando soltanto dalla buona volontà di qualche consigliere. Per il resto, Forza Italia Cremona? E chi se ne ricorda? Giusto giusto in occasione dei congressi – e forse è per questo che, di tanto in tanto, è bene celebrarne uno.

Il provinciale di domenica scorsa non ha fatto eccezione al dogma forzista: mai cambiare, mai rinnovare, mai crescere. Che vada bene, che vada male, guai a cambiare qualcosa. Non sia mai che antichi privilegi e “poterucoli” ne debbano risentire. Sicché, su 230 delegati hanno votato in 136 per il rinnovo (oddio, il termine “rinnovo” non è proprio il più indicato, ma tant’è) del coordinatore. E con una sola lista in campo e una sola scheda bianca, che mirabolante risultato poteva regalare il congresso? La successione a se stesso di Mino Jotta, che mantiene così ben saldo il timone del barcone forzista.

Emblematica la figura di Jotta, ottimamente in grado di inquadrare il partito c’è-non c’è per antonomasia. Lo stesso Jotta, poi, è noto per i suoi protratti silenzi su tutte le questioni calde della politica locale, salvo farsi rivedere quando tira aria di congresso.

Bastino due note sul neo-coordinatore succeduto a se stesso per comprendere la “dinamicità” azzurra. Ingegnere industriale impegnato nel settore agro-alimentare, Jotta muove i suoi primi passi politici con la DC, poi passa al CDU ed entra in Forza Italia nel 1999. Di lì a poco ottiene un posto nel Cda dell’Aler di Cremona. La scalata all’Aler lo porta negli anni a fare prima il vicepresidente poi il presidente. Uscito con tutte le stellette dall’Aler, Jotta torna a tempo pieno alla politica.

Già coordinatore provinciale di Forza Italia nel 2004 (parliamo di 12 anni fa, mica dell’anno scorso) con la nascita del Pdl Jotta ha assunto l’incarico di Coordinatore provinciale del partito fino al congresso del 2012, dove ha lasciato il posto a Luca Rossi. Tentata inutilmente la scalata al Pirellone nelle ultime elezioni regionali, e sfaldatosi il Pdl con la creazione del Nuovo Centrodestra e la rinascita di Forza Italia, Jotta è tornato in pista come coordinatore del partito, su indicazione di Maria Stella Gelmini.

Domenica scorsa la rielezione a fronte dell’inconsistente proposta alternativa azzurra.

Poi ci si chiede perché Cremona non riesca a fare un passo per uscire dalle sabbie mobili della sua indolenza. Forza Italia è solo il caso emblematico di una politica senza alternative (o dove l’unica alternativa è il silenzio), una politica fatta dagli stessi volti, guidata dai soliti referentelli locali di piccoli potentelli regionali.

E con una politica così, dove vorremmo andare?

L'articolo Et voilà, con Forza Italia
non serve nemmeno
far finta di cambiare sembra essere il primo su Articolo 21.

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