Si chiude dopo otto vittorie il filotto di successi biancoblu
Una tripla di McGee allo scadere del quarto parziale regala a Cremona il supplementare, ma l’Openjobmetis tiene botta e mette il risultato in cassaforte
di Michele Manzini
C’è voluta un’oretta buona per smaltire l’adrenalina dopo questa pazza partita di pallacanestro e avere la mente sgombra e oggettiva per raccontare questi 40+5 minuti.
Personalmente, nonostante la sconfitta maturata dopo due quarti orrendi seguiti da una rimonta, ancorché fallita, dove tecnica e tattica erano bellamente a farsi benedire e cuore e cojones l’hanno fatta da padrone, non ho potuto non godere dello spettacolo che il basket ogni volta continua ad offrirci.
Perché una partita già persa a causa di 20′ indisponenti dei giocatori cremonesi è stata ripresa per il rotto della cuffia e portata all’overtime generando palpitazioni e infarti multipli a tutti i presenti al PalaWhirpool.
Cuore e cojones.
Quelli che sono totalmente mancati ai giocatori di coach Pancotto nei primi due quarti, valori che sono stati la base e la chiave delle otto vittorie consecutive e dai quali questa squadra non può prescindere.
Senza lo sputare sangue, buttarsi su ogni pallone, difendere alla morte e attaccare con semplicità e sopratutto di squadra, la Vanoli torna una squadra normale che può perdere contro una Varese con le spalle al muro.
Dal canto suo coach Moretti prepara la partita nell’unico modo possibile: a fronte di una rotazione ridotta e di un morale sotto i tacchi, psicologicamente convince i suoi a dare fino all’ultima goccia di sudore, annullare il pick and roll Vitali-Cusin, proteggere l’area, scommettere sugli altri giocatori (che all’inizio sbagliano tutto lo sbagliabile) e tentare di entrare nella testa troppo allegra e spensierata dei biancoblu (prima della palla a due la vera preoccupazione di Cremona).
E il piano funziona: nei primi 20′ per la Vanoli non funziona niente, in attacco si presentano indisponenti e confusionari, senza giocare di squadra e in difesa concedono tiri ad alta percentuale e tantissimi rimbalzi offensivi (con l’ex Campani on fire) che portano il risultato sul 40-20 (la differenza di valutazione é emblematica: 54 a -5).
Nel terzo quarto la Vanoli entra in campo con un piglio diverso, attacca e difende meglio, punisce la naturale rilassatezza e stanchezza dei giocatori di Varese, piazza un paio di parziali e pian piano si riavvicina grazie anche a triple estemporanee. Qualche rimbalzo offensivo concesso di troppo ai ragazzi di Moretti riallontana momentaneamente Varese ma nel quarto quarto Cremona ci crede e si presenta nel finale punto a punto quando Turner a 2 secondi dalla fine spara la tripla che manda clamorosamente le squadre all’overtime (71-71).
Quando si pensa che Varese possa accusare il colpo e lasciare la via della vittoria a favore della Vanoli, questa sbaglia qualche scelta e perde (meritatamente) dopo 8 vittorie consecutive.
Per scelta mi piace non parlare dei singoli in questi casi, quando tutta la squadra si è approcciata molto male alla gara.
Mi piace invece pensare di aver assistito all’ennesima prova della bellezza, dell’imprevedibilità e della democrazia del basket, nonostante la sconfitta di Cremona, nonostante un arbitraggio che a tratti è sembrato “fastidioso” e nonostante l’amaro che una prestazione del genere ti lascia.
Resettare tutto. Ripartire dai valori che il coach più volte ha espresso e paradossalmente arriva subito, fra meno di tre giorni al momento della stesura di questo pezzo, l’occasione migliore possibile. In casa, contro la favorita. Per riprendere il cammino e continuare a scrivere la storia.
Oggi più che mai, #testabassaelavorare.
OPENJOBMETIS VARESE-VANOLI CREMONA 87-82 (DTS)– IL TABELLINO
PARZIALI: 23-9, 40-20, 55-42, 71-71, 87-82.
VARESE: Kuksiks 11, Faye 5, Varanauskas 6, Davies 15, Ferrero 2, Cavaliero, Campani 11, Molinaro, Kangur 7, Wayns 17, Rossi, Pietrini. All.: Moretti.
CREMONA: Turner 13, McGee 28, Cusin 12, Washington 8, Vitali 6, Mian 5, Gaspardo 2, Cazzolato, Biligha 8, Southerland. All.: Pancotto.
Nell’immagine in alto, Deron Washington (foto Mario F. Rossi)
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A Varese finisce
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