2015-08-03

BIN LADEN E MISTERI – LO SCHIANTO DEL VELIVOLO POTREBBE ESSERE DOVUTO A UN ERRORE DEL PILOTA ANCHE SE LE CONDIZIONI METEO ERANO PERFETTE E L’APPARECCHIO IN OTTIMO STATO – E POI: I BIN LADEN, PARTITI DA MALPENSA, CHE CI FACEVANO A MILANO? E PERCHÉ ANDAVANO IN GRAN BRETAGNA?

Nelle boutique dello shopping di via della Spiga e via Monte Napoleone nessuno ha visto i Bin Laden negli ultimi giorni – Non risultano neppure accessi ad Expo. Nel capoluogo lombardo non ci sono società né proprietà della (enorme) famiglia saudita: sono 54 i figli del capostipite Mohamed Bin Laden (29 le femmine) avuti da 22 mogli diverse…

1 – TUTTI I MISTERI DELL’AEREO DEI BIN LADEN

Fabio Cavalera per il Corriere della Sera:

Quando ci sono di mezzo i Bin Laden è facile pensare a complotti e vendette. Ma il piccolo aereo privato Embraer Phenom 300, con a bordo una sorella, la matrigna e il cognato dell’ex capo di Al Qaeda, pare sia venuto giù, su un parcheggio di auto destinate all’asta a ridosso del piccolo aeroporto di Blackbushe nel Sud inglese, o per un’errata manovra del pilota o per un improvviso guasto tecnico in atterraggio. Fatto sta che i tre familiari di Osama Bin Laden e il pilota giordano sono morti. E la notizia non poteva passare inosservata.

Ci sono volute parecchie ore, dall’esplosione del velivolo alle tre del pomeriggio di venerdì, proveniente da Milano Malpensa dove era decollato attorno alle 13, perché arrivasse la conferma che proprio quel jet, valore sui 10 milioni di euro, era intestato a una società saudita, la Salem Aviation, un tassello dell’impero controllato dai Bin Laden, il clan fondato da Mohammed Bin Laden, il papà di Osama, espatriato agli inizi del Novecento dallo Yemen e insediatosi in Arabia per avviare una grande impresa di costruzioni.

Nella notte era già stato ipotizzato che l’apparecchio fosse di proprietà della famiglia ma è poi stato l’ambasciatore di Riyad a Londra a sciogliere ogni dubbio con le condoglianze, rilanciate via Twitter, per la tragica fine di Rajaa Hashim, la matrigna di Osama Bin Laden, di Sana Bin Laden, la sorella, e di Zuhair Hashim, il cognato. Parlare di mistero è scontato e le domande logiche sono tante: perché l’aereo e i Bin Laden erano in Italia?

E perché sono volati in Inghilterra? Però le testimonianze concordano sui dettagli: il jet è arrivato lungo e «a velocità troppo elevata» sulla pista ai confini fra Hampshire e Surrey, si è abbattuto sul parcheggio di vetture in vendita. Le autorità dello scalo, molto utilizzato dai vip, hanno spiegato che l’impatto è avvenuto «in fase di atterraggio» (le condizioni meteo erano perfette).

Alcuni abitanti hanno notato l’«Embraer Phenom 300» abbassarsi in maniera brusca. E l’ex investigatore di incidenti aerei Phil Giles ha esposto alla Bbc la sua versione: «O l’apparecchio è sceso tardi o il pilota resosi conto della manovra errata ha provato a rialzarsi all’ultimo istante. C’è pure la possibilità che non abbia funzionato il sistema frenante». Il che aprirebbe l’ipotesi sabotaggio.

Ma un conto è la fantasia, un conto è la realtà e la realtà dice che i tre familiari di Osama Bin Laden nulla avevano a che vedere con le trame dell’ex leader del terrorismo islamico. I Bin Laden, già prima dell’11 settembre, avevano ripudiato Osama. E Sana, una delle sorelle (i figli di Mohammed Bin Laden sarebbero un cinquantina) lavorava in un orfanotrofio alla Mecca. Secondo l’amica, che le ha reso omaggio su Facebook nascondendosi dietro lo pseudonimo di Ajwa’a, viveva «in un appartamento modesto, aiutava i poveri e i bambini bisognosi». Veniva chiamata «Mama Soso».

Nelle biografie non si trovano indizi che alimentino le teorie complottiste. Si trova invece traccia della maledizione che ha colpito i Bin Laden, molti dei quali risiedono negli Stati Uniti e viaggiano in Europa. Il capostipite, Mohammed, è morto in un incidente aereo il 13 settembre 1967 in Arabia Saudita (il velivolo era registrato con la sigla «HZ-IBN», la stessa di quello caduto venerdì in Inghilterra). E a Salem, educato in un college del Somerset, uno dei fratelli di Osama, era toccata la medesima sorte nel 1988 in Texas. Il destino.

2 – L’ARRIVO A MALPENSA E LA PISTA DI LUGANO QUEL BUCO DI 72 ORE PRIMA DELL’INCIDENTE

Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”

Un buco di 72 ore. L’arrivo a Malpensa martedì 28 luglio e il ritorno verso l’Inghilterra nel primo pomeriggio di venerdì. Stesso equipaggio, stessi passeggeri: Rajaa Hashim, la matrigna di Osama Bin Laden, la sorellastra Sana e il marito Zuhair Hashim.

Ma come e dove i familiari dell’ex capo di Al Qaeda abbiano trascorso quei tre giorni prima dell’incidente aereo di Blackbushe resta (ancora) un mistero.

Gli investigatori della Digos di Milano e i servizi antiterrorismo stanno cercando di ricostruire gli ultimi movimenti della famiglia saudita in Italia. Secondo la polizia italiana è probabile che Sana e la madre abbiano trascorso un breve soggiorno in Svizzera. Qui si trovano i maggiori interessi economici della famiglia Bin Laden, e stando a quel poco trapelato finora dagli inquirenti, sembra che la sorella e la matrigna di Osama avessero anche la cittadinanza elvetica.

Difficile che la famiglia abbia raggiunto in auto Ginevra dove vive uno dei fratelli più noti, il magnate Yeslam Bin Laden. Più probabile che i tre abbiano raggiunto con un autista Lugano, che dista da Malpensa una quarantina di minuti. In riva al lago aveva sede la (controversa) società finanziaria Al Taqwa fondata da Ahmed Idris Nasreddin, e sospettata in passato di aver finanziato i piani terroristici di Osama Bin Laden.

Meno probabile, anche se l’ipotesi non è ancora stata esclusa, che la famiglia abbia soggiornato a Milano. Nelle boutique dello shopping di via della Spiga e via Monte Napoleone nessuno ha visto i Bin Laden negli ultimi giorni. Non risultano neppure accessi ad Expo. Nel capoluogo lombardo non ci sono società né proprietà della (enorme) famiglia saudita: sono 54 i figli del capostipite Mohamed Bin Laden (29 le femmine) avuti da 22 mogli diverse. In ogni caso i rapporti con il fondatore di Al Qaeda risultano interrotti dal 1994.

Il Phenom 300 della Salem Aviation di Gedda era atterrato martedì nella zona riservata ai voli privati gestita dalla società «Sky Services» del terminal di Malpensa. Il piano di volo era stato perfettamente rispettato. Dopo avere scaricato i tre passeggeri, il velivolo era ripartito con il solo equipaggio verso l’Inghilterra. La scelta dello scalo di Malpensa, in luogo del più pratico aeroporto Ata di Linate, sarebbe presto spiegabile: molti vettori privati che servono i Paesi arabi utilizzano lo scalo varesino perché più grande e attrezzato (alcuni emiri viaggiano con Boeing 747).

Venerdì l’aereo privato dei Bin Laden è rientrato a Malpensa dalla Gran Bretagna ed è ripartito alle 13.30 dopo aver imbarcato i tre passeggeri. Trattandosi di un «extra-Schengen flight», ossia di un volo fuori dai confini della Ue (l’Inghilterra non ha aderito al trattato), i documenti dei passeggeri sono stati regolarmente controllati sia in entrata sia in uscita dalla polizia di frontiera di Malpensa, come confermano i vertici della Polaria.



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