2016-10-23

Funziona così: sul finire del venerdì pomeriggio, vista l'assenza di
programmi per il weekend, vista la fine del meteo piovoso infame, il
sottoscritto decreta che si andrà a Faenza e poi a Firenze. Perchè
Faenza? Perchè da lì partono i treni regionali che in 110 minuti
raggiungono Firenze S.M.N. attraverso l'Appennino in un percorso
consigliato per il paesaggio da percorrere preferibilmente in
autunno/primavera. Un tratto che desideravo percorrere da anni ormai.
Detto fatto, trovata la solita offerta su booking (culo) in un paio
d'ore senza troppo traffico nel tratto bolognese (culone) arriviamo a
Faenza incrociando anche un camion in fiamme nella corsia opposta -
degni di nota i curiosi che rallentavano e i pazzi che sotrpassavano
passando attraverso il fumo. Faenza è una tipica città
emiliano-romagnola con la differenza che invece del maiale, è famosa per
le ceramiche e ci tiene a farlo sapere, sempre e ovunque: in strada?
ceramiche. Negozi? Ceramiche! Pubblicità? CERAMICHE. MUSEI?
INTERNAZIONALI DELLA CERAMICA. Bellissime, davvero. Anche molto costose,
anzi pare che a Faenza molte cose siano molto costose in centro, i
palazzi storici ospitano studi legali e banche, poi giri l'angolo e ci
sono kebabbari, rosticcerie cinesi, parrucchieri asiatici, minimarket,
insomma il solito discorso del centro gentrificato. E come la maggior
parte dei centri gentriicati si tratta di una bomboniera deserta, il
sole era calato da poco, erano le 19:30 e sembrava Silent Hill. L'unica
cosa aperta per bere e mangiare qualcosa con un po’ di vita? Un
pub/ristorante. Ci accomodiamo, ci portano il menù, il pane fatto in
casa ma non troviamo carne nel menù. Fate le vostre conclusioni. (La
crema di zucca era ottima però) Da questo punto la ruota del culo
comincia a girare vorticosamente: il bar dell'hotel che propone i dolci
del ristorante con un tiramisù al pistacchio da delirio. Poi la
reception che ci consegna un buono parcheggio valido 24h così da poter
lasciare l'auto il giorno successivo durante la gita a Firenze. Arriva
il sabato: il regionale costa 19 euri a persona a/r, lo riconoscete
perchè viene preso d'assalto da turisti che domandano “E’ QUELLO CHE VA A
FIRENZE?!” a cui segue la domanda “DA QUI O DA LI’?” indicando la
direzione di marcia per capire dove sedersi per poter stare col muso
incollato al finestrino (pro tip: in entrambi i viaggi sedetevi a
destra). E’ veramente bello il viaggio? La risposta è sì cazzo.
Consigliato. Poi Firenze la conosciamo tutti: i turisti, ed è bella ma
non ci vivrei, la stazione che è fossilizzata agli anni Settanta, i
prezzi assurdi di certi negozi per i turisti, i millemila venditori di
roba in pelle e così via. Meteo splendido, 15 euro di biglietto per la
cupola del Brunelleschi, campanile, museo e battistero includono se non
siete riusciti a prenotare in anticipo l'ingresso prioritario, una coda
di un paio d'ore. Poi ci sono i 463 scalini (solo la cupola), a cui
dovrete aggiungere quelli del campanile. Scenderete che non avrete più
fiato, fiducia nell'umanità e vi mangereste anche il cartonato di Jerry
Scotti esposto in edicola. Però salire sulla vetta dell'architettura
rinascimentale, vale questo ed altro - Brunelleschi ti ho sempre amato.
Sembra primavera, ci sono 20 gradi, si passeggia nel centro storico, sul
lungarno, tra gli americani ipnotizzati dagli orafi di Ponte Vecchio e
si manda a fanculo il barista che batte uno scontrino da 1 euro alla mia
morosa solo per il bagno. Uno scontrino senza acquistare niente, manco
un caffè, lei ha chiesto “Posso usare il bagno?” e quello “Sì un euro” e
le ha battuto uno scontrino. Così le ho spiegato un attimo la
situazione, ho mandato a fanculo il tipo e con quello scontrino mi son
fatto fare un caffè. Chiesti lumi a un vigile per quanto riguarda la
faccenda che i bagni dei locali dovrebbero essere bagni pubblici e che
questi battono scontrini agli stranieri senza vendere niente mi ha detto
“Eh ma possono farlo.. no?” “Ah vecchio, se non lo sai tu. Buon
lavoro”. Comunque il ritorno a Faenza è stato senza intralci e si è
concluso in sorpresa. Siamo finiti in un ristorante vicino a dove
avevamo lasciato l'auto. Salta fuori che suddetto ristorante è gestito
da uno chef: Fabrizio Mantovani - chi ha familiarità con Identità Golose
lo conoscerà - solo che noi A) Non lo sappiamo B) Siamo talmente
affamati e stanchi che non facciamo caso ai volantini/libri. Quindi
scegliamo dal menù e i piatti sono ottimi, in particolare i rigatoni al
kamut, con cozze e formaggio della mia ragazza. Dalla cucina un uomo
viene al nostro tavolo con una nuova bottiglia d'acqua e gli dico “Per
favore, faccia i complimenti in cucina” e quello sorridendo “Allora li
fate a me!”. @kitchenbrain sa benissimo quanto io sia curioso in termini
di cibo e sopratutto buon cibo e Mantovani è rimasto al nostro tavolo a
spiegarci il piatto (quella che credevo scamorza o provola affumicata
era in realtà ricotta proveniente dal Trentino) e il locale (anche se
sarebbe più corretto dire i locali) - fmcongusto.it - presentandoci
anche un libro: La pasta revolution di Eleonora Cozzella (
http://www.ilforchettiere.it/pasta-revolution-eleonora-cozzella/ ). In
un'epoca di tuttologi critici di qualsiasi cosa e persone che si credono
divinità, la professionalità e la qualità unite con l'umanità che
abbiamo avuto la fortuna di sperimentare sono preziosissime (almeno
secondo me). Ricapitolando: il ristorante, il piatto, l'incontro e la
chiacchierata con lo chef sono avvenuti tutti per culo. Lo scrivente
consiglia caldamente tutto: ristorante, piatto e chef.

Come minimo oggi morirò.

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